Poveri dottori

Vaccinare i "costretti da Green pass" è un vero incubo, parola di medico

Lo sfogo: "Vengono controvoglia e fanno tutti i professorini".

Vaccinare i "costretti da Green pass" è un vero incubo, parola di medico
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In effetti, mettetevi nei panni di chi dopo laurea, specializzazione, giuramento d'Ippocrate e magari svariati anni di carriera, si trova alle prese con un paziente che se ne esce così:

"Mi ha detto mio cugino che ha visto su WhatsApp un video che dice che dalla siringa del vaccino ci passa benissimo il microchip che ci iniettate per controllarci!".

Roba da far cadere le braccia, e invece ai medici tocca armarsi di santa pazienza, perché sono davvero tante le bufale che negli ultimi tempi vengono riportate, quando si presentano all'hub vaccinale, dai cosiddetti "costretti del Green pass", ovvero persone che non avrebbero voluto vaccinarsi me che hanno deciso di farlo solo dopo il decreto che rende obbligatorio il lasciapassare sui luoghi di lavoro.

Si presentano, ma spesso fanno il diavolo a quattro (in diversi casi gli operatori sono stati persino costretti a chiamare i carabinieri) o, nella migliore delle ipotesi, fanno i "professorini", come racconta un medico nell'intervista che vi proponiamo a seguire.

La cosa più difficile da far capire è che la paura per potenziali conseguenze del vaccino (se saranno accertate) non può essere maggiore rispetto a quella per le conseguenze del Covid-19, che ormai conosciamo fin troppo bene.

E a questo proposito, considerando che, per via dell'eccezionale contagiosità del virus, secondo gli esperti entro due anni tutti coloro che non sono vaccinati prenderanno inevitabilmente il Covid, "Ma perché ha tanta voglia di ammalarsi?" è un altro quesito che i dottori non possono fare a peno di porre a chi si trovano davanti.

Vaccinare i "costretti da Green pass" è un vero incubo

Al termine dell'ennesima giornata trascorsa in uno degli hub della Bergamasca per vaccinare le persone, i colleghi di Prima Bergamo hanno raccolto lo sfogo di un medico che ha fotografato in pieno la situazione. 

Dottore, è finita un’altra giornata di vaccinazioni e la vedo un po’ esasperato, che cosa c’è?

"C’è quella che noi chiamiamo infodemia".

Ossia?

"Un’epidemia di informazioni, anche sbagliate. La gente non ha più fiducia nella medicina e in ciò che viene proposto e tutti ne sanno di più. A me, medico da quasi quarant’anni, tutti questi “professorini” hanno rotto le scatole".

Si spieghi.

"L’autonomia portata all’estremo fa sì che nei centri vaccinali decidano i pazienti se l’iniezione la devi fare sul braccio destro o sul braccio sinistro e quando farla. Ci sono persone che dicono: “Tutta la mia famiglia ha fatto il vaccino Moderna e allora voglio il Moderna anch’io”. Gli spieghi che Pfizer è la stessa cosa, ma non c’è verso. E quando gli chiedi dove hanno preso le informazioni, la formula chiave è: “Ho sentito che... "

Hanno sentito?

"Chi hanno sentito? Un’amica, la televisione, il cugino che di mestiere fa l’idraulico, oppure quell’altro che l’ha letto sui giornali? Non c’è più fiducia nel medico che hai di fronte, roba da non credere. È un problema culturale grave. E il risultato è che prima di riuscire a fare un vaccino devi discutere un quarto d’ora".

Con quale esito?

"Alcuni rifiutano la somministrazione. Settimana scorsa uno voleva assolutamente il Pfizer, noi avevamo a disposizione il Moderna. Gli ho spiegato che praticamente sono simili, ma è stato tutto inutile. Ha fatto perdere talmente tanto di quel tempo a me, all’amministrativo, all’infermiera che alla fine gli ho detto: “Guardi, lei rifiuta, ma io scrivo sul referto che lo fa senza alcuna ragione. Così se va in altro hub sapranno in anticipo che fa perder tempo a un sacco di persone” Ma non cambia molto".

Ma è sempre stato così?

"La cosa si è acuita nelle ultime settimane perché in questo periodo stanno arrivando tutti quelli che avevano un sacco di dubbi e si sono  convinti  a vaccinarsi per ottenere il Green Pass. Per cui, oltre alle dosi c’è un’impennata di discussioni, ragionamenti, chiacchiere inutili perché le obiezioni che ascolto sono quasi tutte irragionevoli".

E coi suoi pazienti no vax come va?

"Molti stanno ritornando con le orecchie basse. Io sono andato a recuperare uno per uno gli ultrasessantenni che non si erano ancora vaccinati. Poi ci sono gli irriducibili, quelli che dell’essere no vax ne fanno una questione di identità personale, la battaglia della loro vita. Tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa e loro credono in questo “ideale” senza il quale sarebbero dei depressi. Di fronte all’ideologia c’è poco di cui ragionare. Tuttavia, in un rapporto personale sono riuscito a farne ricredere molti, sedendomi e spiegando loro di che cosa veramente si tratta".

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