Torna l'ipotesi lockdown totale

Stop allo sci in extremis: l'ira funesta delle Regioni e lo spettro della variante inglese

La variante inglese fa paura, per la sua alta trasmissibilità, per questo motivo Walter Ricciardi invoca il lockdown totale.

Stop allo sci in extremis: l'ira funesta delle Regioni e lo spettro della variante inglese
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Oggi, 15 febbraio 2021, le piste da sci in tutto il Paese avrebbero dovuto riaprire. Con regole anti assembramento, prenotazioni online, capienza dimezzata degli impianti di risalita, ma pure sempre riperte. E invece, proprio in zona Cesarini, il neo confermato ministro della Salute ha reso noto, nella serata di ieri, il dietrofront.

Roberto Speranza ha argomentato la decisione tenendo conto "dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall'Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante VOC B.1.1.7, detta variante UK e caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi". In sostanza il Cts teme che la variante inglese possa incidere pericolosamente sulla crescita dei contagi, facendo fare all'Italia un passo indietro, con tutte le conseguenze (drammatiche) che già abbiamo vissuto durante le fasi acute della pandemia.

A provare a "parlar chiaro" in collegamento con Fabio Fazio, subito dopo la diffusione della notizia, è stato Walter Ricciardi:

"Noi da scienziati sappiamo che la pandemia dura mesi, se non anni. Queste cose io le dico da ottobre. Da ottobre sappiamo che gli impianti sciistici non possono essere aperti, anzi il paese che ha fatto entrare la variante inglese in Europa è la Svizzera, che aveva tenuto aperti gli impianti. Abbiamo ricostruito la catena dei contagi. La politica però è restia a dire le cose completamente".

Per il consigliere del ministro della Salute bisogna essere il più possibile schietti con la popolazione: la soluzione necessaria, secondo il professore, sarebbe un lockdown totale immediato in tutta Italia, che preveda anche la chiusura delle scuole, facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata.

Inevitabile la reazione furibonda dei governatori di Regione.

Veneto, Zaia: subito ristori

Parla di danno enorme e chiede subito ristori il governatore del Veneto Luca Zaia

"Prendiamo atto dell’ordinanza del ministro Speranza che fa slittare la chiusura impianti sci fino al 5 marzo. Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini mette in crisi tutti gli impiantisti. In Veneto, in particolare, io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste, i rifugi erano già pronti ad accogliere. E avevamo previsto di aprire al 30 per cento, rispettosi delle regole di salute pubblica" ha sottolineato il Governatore.

E aggiunge:

“Certamente il provvedimento mette in difficoltà tutti coloro che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo. Il danno è quindi ancora più pesante. Bisogna pertanto provvedere a ristorare ampiamente una economia fondamentale per le nostre zone montane, una economia che è fatta anche di stagionali e di persone che lavorano nel mondo ampio del settore dell’ospitalità".

Piemonte, Cirio: "Sono allibito"

Da Prima Torino

Critico il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio:

“Sono allibito da questa decisione che giunge a poche ore dalla riapertura programmata per domani. Il Comitato tecnico scientifico nazionale soltanto dieci giorni fa, il 4 febbraio, aveva stabilito che in zona gialla da lunedì 15 si sarebbe potuto sciare. Su queste direttive il Piemonte si è mosso, nel rigoroso rispetto delle regole. Regole che non possono cambiare tutte le settimane. E, soprattutto, i dati aggiornati sulla situazione epidemiologica sono in possesso del Cts e del Governo da mercoledì. Mi chiedo se non fosse il caso di fare queste valutazioni prima, invece di aspettare la domenica sera. È una mancanza di rispetto inaccettabile da parte dello Stato che dovrebbe garantire i suoi cittadini, non vessarli. Parliamo di imprese che hanno già perso un intero anno di fatturato, messe in ginocchio dalla pandemia e che hanno usato gli ultimi risparmi, ammesso di averli ancora, per anticipare le spese necessarie alla riapertura. In questi giorni è stato assunto personale, sono state battute le piste, pre-venduti i biglietti e prese le prenotazioni. Come si può pensare di cambiare idea la sera prima? I palazzi romani sono ancora sulla terra o si sono trasferiti su un altro pianeta?

Cirio conclude:

"Ciò che contesto non è il merito, ma il metodo. Chi li pagherà i danni? Come se quelli già subiti non fossero abbastanza. Mi attiverò immediatamente per quantificarli e ho già convocato per domani una giunta straordinaria, perché il mondo della neve del Piemonte non può rimanere solo, merita rispetto. Mi aspetto che chi ha preso questa decisione in questo modo, a poche ore dalla riapertura, si faccia carico anche delle conseguenze economiche. Di certo se questo è il modo con cui il nuovo governo pensa di sostenere le nostre imprese e i nostri cittadini, c’è da preoccuparsi fortemente”.

Lombardia, Fontana: "lo scopriamo dalle agenzie stampa"

Da Prima Lodi

Critico anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana

“Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la decisione del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato”.

A fargli eco l'assessore alla Montagna Massimo Sertori:

Ci sono due cose che il ministro Speranza deve fare: chiedere scusa alle migliaia di operatori turistici e ai cittadini per questa incredibile vicenda e, soprattutto, indennizzare immediatamente gli uni e gli altri che si sono fidati delle loro decisioni. È arrivato il momento di rivedere questo sistema dei ‘semafori settimanali’: una richiesta formale che facciamo al nuovo Governo”.

Liguria: ira dell'assessore Berrino

“Dopo il passaggio in zona arancio per alcune regioni, tra cui la Liguria, che ha colpito i ristoratori a poche ore dal pranzo di San Valentino facendo buttare a mare migliaia di euro di acquisti effettuati, il vecchio ministro Speranza e il nuovo governo Draghi colpiscono ancora inesorabilmente! Il 15 febbraio gli impianti di risalita avrebbero dovuto riaprire e invece 24 ore prima prendono la decisione opposta. Basta! Basta con questo pressapochismo e cambiamenti repentini”, tuona l’assessore regionale al Turismo Gianni Berrino.

E ancora:

“Il comparto turistico in generale e quello del turismo invernale, in particolare in questa stagione, meritano rispetto e programmazione. In Liguria anche Santo Stefano d’Aveto era pronto ad aprire. E invece no: contrordine. Come assessore al Turismo di regione Liguria chiedo rispetto e sono certo che il Governatore Toti non farà mancare la sua voce in difesa di un comparto ingiustamente tartassato e punito da decisioni incomprensibili nei tempi e nei modi".

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