In Alta Val di Gavia ritrovati strumenti di diecimila anni fa
Grazie al lavoro di ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia, Parco Nazionale dello Stelvio e Comune.
Grazie a una promozione congiunta, ministero della Cultura, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Parco Nazionale dello Stelvio, Comune, dopo 30 anni riprendono le ricerche in Alta Val di Gavia dove fu confermata presenza di strumenti in selce. Su ripetute segnalazioni di Giuseppe Cola, frequentatore delle alte quote, archeologi al lavoro alla Malga di Valle dell’Alpe, sito mesolitico, (il più antico di frequentazione umana della Valtellina, dato inconfutabile) per individuare e riportare alla luce tracce e bivacchi dei primi cacciatori che frequentarono i passi alpini 10.000 anni fa, alla fine dell’ultima età glaciale.
Strumenti
In 15 giorni, rinvenuti piccoli strumenti in pietra, punte di freccia, lame di piccoli coltelli, schegge per realizzarli, riconducibili a cacciatori mesolitici, in bivacchi estivi, prevalentemente realizzati in selce, materiale che non esiste nei dintorni, prelevato da lontano, nelle Prealpi lombarde e nelle Valle dell’Adige. Attorno, tracce di fortificazioni che vanno approfondite, la grotta della Cameraccia attiva nel ‘600 e incisioni sulla soglia del Circo del Tresero di 4 mila anni fa; una somma di valori. Primo passo di un articolato progetto di ricerca e valorizzazione del patrimonio archeologico, con anche l’obiettivo ambizioso di proporre nuovi modelli di fruizione e valorizzazione delle aree di alta montagna, che conservano testimonianze antichissime di contatti tra i diversi versanti delle Alpi, che consentono anche di raccogliere informazioni sui cambiamenti climatici (il clima 10 mila anni fa era come oggi) che dal 2024 riprenderanno con cadenza annuale, ampliando la collaborazione a istituti universitari e di ricerca.
Commenti
Così Stefano Rossi, funzionario archeologo della Soprintendenza. "Piccoli strumenti ma preziosissimi per ricostruire l’epopea dei primi uomini che frequentarono alte quote e passi alpini; ci raccontano del lunghissimo rapporto dell’uomo con la montagna, che ha contribuito a costruire il paesaggio di oggi. Il progetto riserverà sorprese, contribuendo a promuovere una frequentazione più consapevole dei territori di alta montagna". Franco Claretti, direttore del Parco Nazionale dello Stelvio: "Il Parco che custodisce, protegge e valorizza questo importante patrimonio, ha garantito supporto logistico e operativo, nell’ambito di un progetto più ampio di ricerca interdisciplinare e valorizzazione, in collaborazione tra le parti, nella consapevolezza dell’elevato valore storico-culturale di quest’area d’alta quota". Così Luca Ferdinando Bellotti, sindaco di Valfurva e Maria Albina Andreola, assessore alla Cultura. "I ritrovamenti conducono ad un’identità antica del territorio di cui riappropriarsi, che si riconosce anche nei cambiamenti ambientali, climatici e sociali. Una ricomposizione tra passato e presente, stimolo per una maggior comprensione e valorizzazione del divenire di una comunità alpina, che sappia fare rete, includere nuove istanze".