La vicenda umana di Svevo torna a vivere nel docufilm del valtellinese Alessandro Melazzini
Un docufilm dedicato a Italo Svevo con un legame con la Valtellina. Valtellinese è infatti l’autore e produttore dell’opera, oltreché regista, è il sondriese (trasferito da anni in Germania) Alessandro Melazzini.
La vicenda umana di Svevo torna a vivere nel docufilm di Melazzini
L’anteprima di «Italo Svevo. Scrivere nascosto a Trieste», questo il titolo della pellicola, era in programma per venerdì 18 ottobre 2024 al Museo del Cinema di Francoforte. Scritto e diretto da Alessandro Melazzini, il docufilm è prodotto da Alpenway Media e si avvale delle musiche composta da Luca Vasco. Un’opera che ripercorre la vota dello scrittore triestino che, in vita, fu quasi ignorato sia dai circoli letterari che dal pubblico. Solo con il suo terzo romanzo, «La Coscienza di Zeno», che ritrae un bugiardo nevrotico in trattamento psicoanalitico, raggiunse il successo.
«La modernità dell’opera affascinò il suo amico James Joyce, che gli aprì le porte della scena letteraria parigina degli Anni ‘20 - viene spiegato nella sinossi divulgata nei giorni scorsi dalla casa di produzione - La psicoanalisi, la banalità della vita quotidiana, l'ironia, così come l’uso della tecnica del flusso di coscienza, erano concetti per i quali i lettori del suo tempo non erano ancora pronti. Italo Svevo ha anticipato molte tematiche della modernità. Non sorprende che i suoi contemporanei non lo abbiano compreso. Questo documentario traccia un ritratto della complessa personalità dell’autore e dei suoi personaggi, ambientato nell’affascinante atmosfera della sua città natale, Trieste»
Le parole dell'autore, regista e produttore Melazzini
Con Melazzini che, parlando del suo ultimo lavoro aggiunge: «Il mio primo amore è stato la letteratura. Con questo film chiudo idealmente un cerchio, congiungendo un amore antico alla mia professione. Lo faccio dedicandomi a uno dei grandi autori italiani meno alla ribalta sulla scena internazionale».
E ancora: «Italo Svevo mi appassionò sin da giovane, e per molti anni mi interrogai sul suo fascino, sulla sua complessità, sulla sua ironia. Umanamente ho sempre trovato la sua storia di successo per molti anni negato, unito al suo determinato desiderio di scrivere, tra le più interessanti da approfondire. Di Svevo ho sempre amato l’essere profondamente un individualista, e con questo non schierarsi dietro alle ideologie, ai circoli letterari, alle camarille, sapendo che il prezzo da pagare per molti anni fu l’essere ignorato da tutti».
Senza dimenticare la città dell’autore: «E poi c’è Trieste, una città che mi ha sempre affascinato, per quel suo essere nel mezzo di mille confini, per il suo respiro di libertà, per la vivacità dei suoi concittadini, a cavallo tra l’impero austroungarico, l’Italia e a un passo dai Balcani. Nonostante tutte le giuste critiche che si possono rivolgere a chi divulga un’immagine da cartolina, e consapevole dei suoi mille conflitti, lo spirito cosmopolita a Trieste vive in ogni strada. Di Trieste, come di Svevo, ho sempre amato la capacità di essere autentici, rimanendo contraddittori. Non vi è una sintesi hegeliana in loro, non vi è un processo dialettico. Vi è una mosaicale frammistione di frammenti, pagine, vicoli, tentativi, fallimenti».
Alcune immagini tratte dal docufilm e del dietro le quinte
Di seguito una galleria di immagini che sono state tratte dal docufilm di Alessandro Melazzini o scattate dietro le quinte durante le riprese (foto della casa di produzione Alpenway Media)
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