Sondrio

Baglioni, un fuoriclasse assoluto al teatro Sociale

Quasi quattro ore di concerto-recital giovedì sera davanti a un pubblico rapito.

Baglioni, un fuoriclasse assoluto al teatro Sociale
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Un fuoriclasse assoluto, un artista che è sembrato calato da un altro pianeta nel cuore di Sondrio.

Claudio Baglioni al Sociale

Claudio Baglioni ha suonato per 3 ore e 40 minuti davanti al pubblico in visibilio del Sociale giovedì sera, mettendo in scena praticamente tutta la sua carriera alternandosi fra i tre pianoforti rappresentanti il passato, il presente e il futuro.

Salito sul palco alle 21 precise, ha incantato gli oltre 500 presenti fino quasi all’una di notte, togliendosi lo sfizio di non presentare un concerto classico, ma di raccontare e raccontarsi, prima di ogni brano, in una sorta di recital dove ha dimostrato anche grandi doti di intrattenitore, oltre a un’ironia sottile che francamente era abbastanza sconosciuta nel personaggio, almeno a chi scrive. Inutile fare l’elenco degli oltre 30 brani presentati, dalla partenza con "Io sono qui" fino a "Gli anni più belli", "I vecchi", "Dodici note", "Ora che ho te", "Io me ne andrei", per arrivare a "Mal d’amore", "Poster", "Uomo di varie età".

Ma poi, nell’ultima ora, il vero e proprio delirio per cuori fragili, o spezzati che dir si voglia, partito con "Avrai", e proseguito con "Mille giorni di me e di te"; come non citare la frase epica "e una storia andrà a puttane, sapessi andarci io...". Se vogliamo accennare un inutile appunto, del tutto pleonastico, il trittico "Amore bello", "Questo piccolo grande amore", "E tu come stai?" è stato eseguito in medley, cioè cantando solo la prima strofa di ogni pezzo. Forse anche un modo di demitizzare brani che ormai sono nell’immaginario collettivo da decenni, ma che a Sondrio hanno fatto scendere calde lacrime a un pubblico "di varie età".

E cosa dire del finale? "Sabato pomeriggio", "E tu...", "Strada facendo" e la conclusiva "La vita è adesso" sono state praticamente cantate dal pubblico in piedi sotto il palco, in un gesto d’amore che non si spegne da oltre 50 anni per il cantautore romano.

Le sue parole

"Quello di stasera - ha detto Baglioni, in elegantissimo completo nero, all’inizio di una serata che non ha previsto un minuto di pausa - è il 143esimo concerto di questo tour. Un tour che tre anni fa doveva prevedere ampi spazi e un’intera orchestra, con cori e fiati. Ebbene sapete quello che è successo con la pandemia. Quindi per riprendere almeno a esibirmi, perché non so stare senza cantare, ho pensato a spazi più piccoli, visto che nei teatri era possibile ripartire un po’ in sordina, e ho voluto farlo in totale solitudine, in luoghi che non frequentavo da oltre 20 anni. Dovevano essere poche date, ma dopo il primo giro di una settantina se ne sono aggiunte altre 85, per questo nel titolo del tour c’è la parola Bis. Ora stiamo davvero per concludere, ma chissà che non ci sia un ter...".

E poi le battute.

"Vi trovo bene, giovani. O insomma ben conservati, d’altronde ogni artista ha il pubblico che si merita...". "Vi suggerisco di non fare le foto con i vostri dispositivi con il flash, io poi le vedo, vengono malissimo, togliete il flash. Non sembro nemmeno io...". E poi: "oggi guardavo dalla finestra dell’albergo di Sondrio e non vedevo la linea di confine fra terra e cielo, un mescolarsi in una cosa unica. Bene, sappiate che questa cosa la dico in ogni città dove suono, ma, credetemi, ho sempre Sondrio nella testa". Alla fine, quando ha stretto le mani di tutto il pubblico in prima fila si è lasciato sfuggire un po’ di quella vena pessimistico romantica che lo accompagna da sempre: "Sappiate che potrete raccontare che quella sera a Sondrio, al teatro Sociale, insieme, abbiamo fatto una cosa speciale. Qualcosa che chi non c’era non potrà raccontare".

Ancora in tour

Nel frattempo è già annunciato un nuovo tour, stavolta con orchestra completa, per l’autunno.

Claudio, una delle massime espressioni della canzone popolare italiana, non si ferma, e con la voce che gli abbiamo sentito tirar fuori l’altra sera per quasi quattro ore, diremmo che fa parte della ormai lunga schiera di quei fantastici settantenni (italiani e non) che ancora hanno molto da insegnare a giovani "artisti" in tuta da ginnastica che stanno sul palco un’ora e un quarto per poi salutare tutti e dirigersi all’hotel cinque stelle che li aspetta, senza nemmeno distinguere una città dall’altra.

Quanta classe c’è in questi vecchi leoni? Da che scuola escono e perché non ci sono più artisti giovani così? Domande che probabilmente si è fatto tutto il pubblico uscendo dal Sociale di Sondrio giovedì notte, certo come mai di aver assistito a qualcosa di veramente unico. E speriamo tutti che quel lento non sia l’ultimo, oramai.

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