ritorno a falle forzato

Emergenza siccità negli alpeggi, le mandrie non hanno pace

Le piogge annunciate sono l’ultima speranza per gli alpeggiatori di Valtellina e Valchivenna: ma se le precipitazioni non saranno continuative e costanti la situazione rischia di essere già compromessa.

Emergenza siccità negli alpeggi, le mandrie non hanno pace
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È emergenza siccità negli alpeggi di Valtellina e Valchiavenna con prati secchi che costringono mandrie e greggi a spostarsi continuamente per sfamarsi, caldo anomalo, fonti d’acqua in affanno e animali che rischiano di non avere da bere. È quanto emerge dal monitoraggio di Coldiretti Sondrio sulla situazione in montagna, in riferimento all’ultima ondata di caldo che soffoca l’intero territorio in un 2022 che, nel primo semestre, si classifica in Italia come l’anno più caldo di sempre.

Verso quote più alte

In provincia di Sondrio si concentrano 246 alpeggi sui quasi 700 lombardi: la siccità si spinge fino alle quote più alte, come la Valdidentro dove l’erba è ingiallita e secca persino ai 2200 metri di quota. Ovunque le pozze d’acqua sono sotto monitoraggio, molte a rischio esaurimento mentre scarseggia il foraggio e si teme di dover ricorrere a una demonticazione anticipata, quasi di un paio di mesi: un autentico disastro, considerando anche il fatto che i prezzi del foraggio per nutrire gli animali sono schizzati in alto, e oggi acquistare esternamente il fieno può costare anche 25 euro/quintale.

Non solo: molte sorgenti stanno prosciugando a causa della mancanza di piogge e delle temperature elevate anche in alta quota, con la conseguenza – spiega Coldiretti Sondrio – che la produzione di latte si sta riducendo anche di oltre il 30%.

Serve la pioggia

Le precipitazioni annunciate rappresentano quindi l’ultima speranza, ma potrebbero non bastare: per essere di sollievo, la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente, provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti come purtroppo già visto nel recente passato.

“Un ritorno a valle forzato e anticipato di diverse settimane metterebbe in grave difficoltà economica le aziende zootecniche, che sarebbero costrette ad acquistare foraggio a prezzi esagerati a causa delle speculazioni in atto sui mercati internazionali” rimarca il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini.

“Oltre che nel fondovalle, dove il mais sta bruciando nei campi, quindi gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire sempre di più anche in montagna. La mancanza di acqua sta mettendo in crisi un sistema fondamentale per l’agricoltura made in Sondrio e un patrimonio unico di attività e produzioni tipiche di montagna, essenziali per presidiare le terre alte, salvaguardare la biodiversità e tutelare il territorio dal dissesto idrogeologico”.

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