Formazione, viabilità e mercato del lavoro: serve un passo in avanti nelle politiche transfrontaliere
La CGIL di Sondrio fa un'attenta analisi delle criticità che riguardano il tema del lavoro oltre confine
Servono un’analisi approfondita del fenomeno del frontalierato e azioni concrete per risolvere i problemi che riguardano migliaia di valtellinesi e valchiavennaschi. Perché, secondo CGIL Sondrio, le questioni sulle quali concentrare l’attenzione, il mercato del lavoro, la viabilità e la formazione linguistica sono solo alcuni esempi, non mancano. In un momento drammatico per l’occupazione in provincia di Sondrio, come emerso da recenti indagini del sindacato, il sindacato si rivolge alle istituzioni per chiedere un passo in avanti nelle politiche transfrontaliere.
Osservatorio provinciale sul frontalierato
Così premette il segretario generale della Cgil di Sondrio Guglielmo Zamboni
«Le opportunità garantite dal mercato del lavoro svizzero hanno permesso di attenuare i problemi dovuti alla disoccupazione in Valtellina e Valchiavenna. Ma al di là di alcune iniziative poco più che occasionali manca una reale attenzione a questa tematica.
Questa considerazione è condivisa da molti interlocutori, ma non si fa abbastanza per supportarla con i fatti. La costituzione dell’Osservatorio provinciale sul frontalierato, promossa da istituzioni e organizzazioni sindacali, è un passaggio importante, ma occorre trasformarlo in uno strumento concreto di analisi e azione.
Altrimenti diventerà un altro tavolo poco utile, che non contribuisce alla soluzione dei problemi».
Formazione in lingua tedesca
Il primo ambito sul quale intervenire è il mercato del lavoro. Nonostante la crisi le offerte delle imprese engadinesi non mancano, come dimostrano gli annunci pubblicati quotidianamente sul portale arbeit.swiss.
Spiega Zamboni:
«È importante mettere in condizione i cittadini di cogliere le opportunità offerte dalle aziende dei Grigioni, anche se sappiamo che questo, per alcuni versi, determina un impoverimento del tessuto economico provinciale. Al territorio spetta il compito di fornire le competenze necessarie a trovare occupazione oltreconfine, soprattutto se in Italia non esistono.
La crescita del capitale umano è cruciale per i lavoratori, ma è funzionale anche alla competitività delle nostre aziende che, sempre più, operano anche in Svizzera. Sarebbe profondamente sbagliato, quindi, opporsi a questo tipo di processo. Un aspetto centrale è quello della conoscenza della lingua tedesca.
Da un lato è sempre più indispensabile anche per i settori nei quali in passato bastava l’italiano, dall’altro bisogna rilevare che i nostri connazionali sono sempre più interessati a impieghi caratterizzati da elevate professionalità».
Le carenze secondo la Cgil riguardano sia la scuola dell’obbligo e gli istituti superiori, sia la formazione per gli adulti.
«Mancano reali opportunità di apprendimento sul territorio della provincia di Sondrio, a cominciare dalla scuola dove auspichiamo che cresca la consapevolezza di questa necessità. I corsi promossi nelle regioni svizzere di confine raccolgono l’adesione di molti frontalieri, ma l’offerta - seppure di alto livello - non è vantaggiosa per i nostri connazionali per questioni logistiche e a volte economiche».
Il mistero dei numeri
Una delle priorità, secondo la Cgil, è rappresentata dalla conoscenza dei numeri reali del fenomeno.
Recentemente dal Canton Grigioni è stato comunicato che i frontalieri italiani occupati sul territorio cantonale sono circa 3000 e si stima che il 90% risieda in provincia di Sondrio. Altri dati forniti da Berna parlano di oltre seimila frontalieri attivi nei Grigioni
«Non possiamo accontentarci delle stime: è indispensabile definire in modo dettagliato il numero di frontalieri, la loro provenienza per Comune, il luogo di lavoro e il settore di impiego».
La conoscenza dell’esatto numero di lavoratori italiani con permesso G è funzionale anche alla verifica del pagamento dei ristorni. Ma, più in generale, è necessario conoscere il fenomeno per quanto riguarda tutte le tipologie di permessi.
Emergenza viabilità
Rispetto ai decenni passati secondo la Cgil è aumentata la percentuale di frontalieri che rientrano quotidianamente in Italia.
Zamboni sottolinea:
«I disagi dovuti alla situazione stradale sono rilevanti, anche a causa dei problemi che si riscontrano per le condizioni meteorologiche e i fenomeni di dissesto idrogeologico, ad esempio nella tratta Maloja-St. Moritz.
Ma mentre nei Grigioni si investe con continuità sulla rete viaria, basti pensare agli oltre duecento cantieri aperti dopo Pasqua e al progetto del tunnel da 200 milioni di franchi tra Sils e Plaun da Lej, nei tratti italiani ci si limita, nel migliore dei casi, alla manutenzione ordinaria.
La strada del Maloja dovrebbe essere vista come una via di comunicazione unica tra la Lombardia e l’Engadina, anche se si trova in due Paesi. È quindi evidente la necessità di dedicare risorse anche alla statale 36 da Colico a Chiavenna e alla 37 tra la città della Mera e la dogana.
Un altro tema rilevante è quello dei trasporti pubblici. Attualmente le tariffe dell’AutoPostale sono poco convenienti per i cittadini italiani: una corsa da Chiavenna a St. Moritz costa circa 25 euro. Ance se siamo consapevoli che non sarebbe una soluzione per tutti, riteniamo doverosa una valutazione della possibilità di promuovere abbonamenti transfrontalieri, come avviene in Ticino. Potrebbe essere utile, partendo da un’analisi delle reali necessità, sviluppare un progetto Interreg dedicato a questa tematica».
Serve un nuovo approccio
È evidente, quindi, la necessità di cambiare paradigma rispetto al passato. Guglielmo Zamboni conclude:
«Per troppo tempo si è ritenuta la Svizzera un competitor per le nostre aziende e questo ha determinato un diffuso atteggiamento negativo nei confronti delle opportunità presenti oltreconfine.
È necessario un cambiamento di visione e di pratiche che, come premesso, determinerebbe dei vantaggi per i lavoratori, per le imprese e più in generale per il territorio. Della miglior conoscenza della lingua tedesca in provincia di Sondrio beneficerebbero, ad esempio, anche il settore del commercio e del turismo, mentre oggi questa carenza rappresenta un evidente svantaggio».