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I Pizzoccheri sul New York Times tra i 25 primi piatti irrinunciabili italiani

In questo novero dei 25 “most essential pasta dishes” la Lombardia ben figura con 4 piatti/ristoranti citati tra il 9° e il 17° posto (con i Pizzoccheri e La Fiorida al 12°), accodati a grandi classici (quali Roma con Cacio e Pepe terza e Carbonara quarta) o grandi interpreti stellati (con il quinto posto della ‘Crunchy Part of the Lasagna’ di Massimo Bottura).

I Pizzoccheri sul New York Times tra i 25 primi piatti irrinunciabili italiani
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Una sosta casuale a La Fiorida e la scoperta del piatto ha folgorato il giornalista, proiettando il piatto-simbolo della gastronomia valtellinese al 12° posto della speciale classifica della Testata americana – il legame con territorio, con prodotti locali e stagioni il punto di forza di questa affermazione.

Tra i 25 “most essential pasta dishes”

I Pizzoccheri folgorano al primo assaggio un collaboratore del New York Times e l’eco di questo ‘colpo di fulmine’ rimbalza da La Fiorida oltreoceano, tanto da proiettare il piatto-icona della tavola Valtellinese nel novero dei 25 primi piatti italiani irrinunciabili redatto dall’influente Testata americana. [ www.nytimes.com/2024/05/17/t-magazine/best-pasta-italy]

Nella rubrica “T25” dell’edizione online del NYT, in cui si riassumono le più significative espressioni di design, letteratura, moda, architettura, in questo mese di maggio il tema si focalizzava sulla tavola. Il pool di autori, coadiuvati da 4 esperti di food e ristorazione operanti tra Italia e States, partendo da 10 segnalazioni ciascuno ha sintetizzato e tracciato un ventaglio di 25 piatti di pasta ‘imperdibili’ in altrettanti ristoranti che rendono unico il loro assaggio.

Il risultato: una panoramica ampia come l’Italia e la sua arte culinaria, in cui le decisioni del panel di giornalisti sono state guidate appunto dalla variegata diversità. In alcuni casi hanno optato di includere un piatto per il condimento (ad esempio la Carbonara), per il tipo di pasta (come gli Strangozzi umbri) o per la ‘rarità’ come appunto i Pizzoccheri (espressamente citati “per il stretto legame con il luogo di nascita, oltre il quale è difficile vengano proposti”).

In questo novero dei 25 “most essential pasta dishes” la Lombardia ben figura con 4 piatti/ristoranti citati con i Pizzoccheri e La Fiorida, affiancati a grandi classici (quali Roma con Cacio e Pepe terza e Carbonara quarta) o grandi interpreti stellati (con il quinto posto della ‘Crunchy Part of the Lasagna’ di Massimo Bottura).

Il racconto

Una casuale sosta per pranzo a La Fiorida avvenuta lo scorso febbraio ha fatto scoprire i Pizzoccheri a quello che sembrava essere un turista in viaggio tra Lago di Como e Valtellina. Al termine del pranzo, il visitatore si è rivelato essere un giornalista che ha voluto sapere di più di quel piatto appena assaggiato con grande meraviglia, parlandone con lo chef Gianni Tarabini.

“L’ospite si è rivelato entusiasta e curioso: mi ha portato a descrivergli il procedimento con cui realizziamo i nostri Pizzoccheri, partendo da farina macinata a pietra, scarrellati a mano e profumati alle erbe con Valtellina Casera DOP Riserva stagionatura oltre 300gg Casello “084” e burro, entrambi da latte di Pura Bruna dell’allevamento de La Fiorida, così come le verdure, di stagione e del nostro orto. Ed anche la farina di saraceno, ingrediente distintivo del piatto, è prodotta da un giovane agricoltore valtellinese che si è impegnato a mantenere viva la coltivazione del grano saraceno a Teglio e Piateda” ricorda chef Tarabini

“Questa coincidenza rende davvero evidente cosa si intende quando diciamo che la cucina è il primo ambasciatore di un territorio. Il nostro racconto ha affascinato il giornalista, poiché ha tavola ha degustato un piatto che parla dalla filiera corta e sostenibile de La Fiorida, di agricoltori che con passione mantengono tradizione e territorio, di una cucina che segue la stagionalità. Perché sì, l’Accademia del Pizzocchero ha codificato la ricetta con la verza, ma seguendo il ritmo dell’orto (e le consuetudini dei nostri nonni) l’aggiunta di spinacini o coste offre altrettanto gusto e una nota di memoria in più.”

Un racconto che ha lasciato il segno, tanto da ritrovarlo fedelmente riportato nella speciale classifica gastronomica dagli esperti che hanno contribuito a redigerla, tra le cui righe si può leggere tutta l’emozione di questa scoperta.

 

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