valtellina 2030

“Infrastrutture, turismo e sostenibilità alpina”: la formula per un futuro sostenibile

L’analisi di Stefano Martinalli, Direttore Generale di Autotorino, si concentra sulle criticità attuali della Valtellina e sulle proposte per rinnovarsi, con grande fiducia nelle potenzialità delle Olimpiadi 2026.

“Infrastrutture, turismo e sostenibilità alpina”: la formula per un futuro sostenibile
Pubblicato:
Aggiornato:

 

Il nostro viaggio di approfondimento con i protagonisti del forum «Valtellina 2030» continua: questa volta è il turno di Stefano Martinalli, Direttore Generale di Autotorino.

Valtellina 2030

L’incontro svoltosi a metà settembre nelle sale dell’agriturismo «La Fiorida» di Mantello ha messo in moto ragionamenti e discussioni sul futuro della Valtellina, a cui ora è importante dare seguito.

Erano presenti i più importanti stakeholders della valle impegnati nell’esporre criticità e proposte di sviluppo ai rappresentanti delle istituzioni intervenuti.

Futuro sostenibile

Con Martinalli abbiamo riallacciato il filo del discorso, analizzando lo stato di fatto, i problemi attuali e cercando di fare luce su proposte e direzioni da intraprendere. Ricordiamo che Autotorino oggi conta ben 62 sedi e 2mila collaboratori, nel 2021 ha venduto 56mila vetture (fra nuovo e usato), con un fatturato di 1,39 miliardi di euro.

Come giudica la giornata di lavori che si è svolta a “La Fiorida”?

Abbiamo colto l’occasione della campagna elettorale per avere la presenza dei politici, formulare alcune proposte e dare visibilità al mondo delle imprese.

Credo che la rinascita della rappresentatività della politica passi dalla rivalutazione dei cosiddetti corpi intermedi: associazioni di categoria, gruppi di imprese e cittadini associati. Populismi e sovranismi generano scelte non mediate e senza sintesi di sistema, questo induce la politica a programmi di breve respiro e a scelte popolari ma non strategiche. La relazione con i corpi intermedi rappresenta per i partiti un metodo di selezione e arricchimento delle istanze della società.

Questo era uno degli intenti e penso che l’incontro sia ben riuscito per presenze e contenuti, ora è importante che abbia continuità. Lo possiamo fare dando stimoli ad istituzioni e organizzazioni locali perché siano più strategiche e incisive nel loro operare.

Fotografiamo la Valtellina: qual è lo stato di salute attuale della valle?

Non è buono. Oltre ai problemi che sono comuni a molte altre zone d'Italia, in valle scontiamo alcune debolezze che rendono più difficile la transizione verso l’economia della conoscenza, alla quale il mondo è orientato.

Abbiamo un’età media superiore a quella lombarda, lavorano meno persone della media nazionale e in particolare troppo poche donne. Funziona bene la piccola industria agroalimentare, ma non riusciamo a far crescere l’offerta turistica fuori dalle aree dell’alta valle. Lo storico peso del distretto bancario è in alleggerimento sia per trend storici che per contingenze locali.

Mancano le occasioni e i luoghi per incubare innovazione sia nel mondo agricolo che artigianale e industriale, siamo una delle cinque province italiane senza sede/collegamento universitario. Questo impatta sulla crescita, non tanto per la comodità di sede per gli studenti, quanto per la bassa contaminazione e la distanza con il mondo delle imprese.

Abbiamo un sistema di imprese troppo polverizzato che non ci consente di andare sui mercati con profitto e questo rallenta crescita e competitività.

Olimpiadi 2026: sono un’opportunità per la valle per cambiare ed innovarsi? In che termini? E come ci si deve arrivare?

Grande evento verso il quale continuo a nutrire entusiasmo e fiducia. È certamente l’occasione per consacrare la Valtellina come polo turistico lombardo e ben integrato con la città di Milano. È un dato che ha grande significato simbolico che, se ben veicolato con una comunicazione forte e incisiva, può dare grande visibilità alla valle.

Livigno e Bormio mi sembra stiano cogliendo appieno le opportunità generate dai giochi olimpici, meno bene il resto.

Da Tirano scendendo fino a Chiavenna, abbiamo la necessità di importanti investimenti nella crescita qualitativa e quantitativa della ricettività alberghiera. Senza di essa non si fa turismo di qualità medio spendente, al più si resta la meta mordi e fuggi di giornata.

Sono stupito che ad oggi la regione Lombardia non abbia ancora assunto un provvedimento a stimolo e sostegno degli investimenti ricettivi dei territori olimpici, Valtellina ma anche alto lago. Allo stesso modo l’inerzia degli amministratori locali su questo tema è da indagare per meglio comprenderne le motivazioni. Nella fase di avvicinamento ai giochi, ad oggi, forse le istituzioni valligiane hanno investito poco nel far comprendere ai nostri cittadini il valore di un evento come questo.

Se i giochi olimpici non diventano innanzitutto «dei valtellinesi» significa che non sapremo trasferire emozioni e cultura agli ospiti che verranno, ciò che invece il mercato del turismo oggi chiede.

Durante l’incontro ha parlato di «tre pilastri» per la trasformazione, ovvero infrastrutture, unico distretto turistico e laboratorio della sostenibilità alpina. Ci può spiegare meglio queste proposte?

Per quanto riguarda le infrastrutture penso che la scelta strategica da fare sia quella della nuova ferrovia Lecco- Bormio. Significa avvicinare in modo sostenibile e a basso impatto, la Valtellina a tutti i flussi, non solo turistici, ma della cultura e del lavoro.

Quanto al distretto turistico aggiungo a quanto detto sopra che la valle deve essere una meta nella sua complessità, per territorio e vocazione. Dobbiamo esaltare le bellezze naturali che ci sono state donate unite con le tradizioni agricole, culinarie e il patrimonio storico.

Occorre un piano di comunicazione nazionale, che unisca tutti i comparti e dia corpo al prodotto Valtellina, un brand da rafforzare e associare a territorio e processi di qualità.

Sulla sostenibilità alpina possiamo fare della ricchezza idroelettrica, integrata con altre energie rinnovabili e con la valorizzazione della filiera bosco-legno, il punto di partenza per una valle libera dai combustibili fossili.

Lo propongo io che vendo auto, ma per questo so quanti investimenti sono in atto nel settore per abbandonare i combustibili fossili e come l’obiettivo sia perseguibile. Dobbiamo anche immaginare un nuovo welfare di montagna che affronti i temi della sanità con un nuovo approccio e guardi al contenimento spopolamento delle valli laterali della provincia.

Oltre a ciò, che cosa serve per il cambiamento e per portare nel futuro la nostra valle?

Dobbiamo crescere insieme imprenditori e amministratori locali con il dialogo e il confronto, consapevoli che il mutato contesto sociale ed economico richiede l’allocazione delle risorse più nella direzione degli investimenti strategici che non in servizi e manutenzioni a pioggia.

Abbiamo proposto un nuovo patto di territorio dove istituzioni e società civile si accordino per l’allocazione delle compensazioni dei canoni dell’idroelettrico. Schematicamente si potrebbe partire dalla destinazione di un terzo delle risorse agli enti territoriali, come è già oggi, un terzo al welfare di valle e la restante parte vincolata a investimenti di ampio respiro e di valenza provinciale.

È un percorso che spero si possa avviare al più presto e si concretizzi in forti linee giuda condivise, che diventano impegnative per imprese e istituzioni.

Seguici sui nostri canali