Villa di Tirano

La centrale arriverà in un assordante silenzio

Ancora nessuna risposta al gruppo Amici dei Chiari ed al Comune sulla realizzazione della nuova struttura.

La centrale arriverà in un assordante silenzio
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Tutto tace, mentre sulla piana dei Chiari incombe sempre più la nuova centrale Terna. Gli Amici dei Chiari, così come il Comune di Villa, non hanno avuto risposte alle continue sollecitazioni e quindi è bene rimarcare "la nostra posizione di “Comitato” di fatto, rappresentante le istanze delle centinaia di cittadini che, con la loro firma, hanno condiviso e sostenuto la nostra azione relativamente alla realizzazione della stazione elettrica Poschiavino. Premettiamo innanzitutto che non è nostra intenzione mettere in discussione la validità del “progetto imponente” previsto dall’accordo di programma del 2003 che, grazie alla realizzazione di un’unica linea dorsale a 380kv e del convogliamento su questa delle altre linee, consentirebbe la dismissione di centinaia di km di linee aree in Lombardia, di cui parte in territorio valtellinese. Va chiarito che il problema, invece, è proprio l’opposto. Il progetto proposto in questa fase, che prevede lo spostamento della stazione sul territorio di Villa di Tirano, non “segue le aspettative racchiuse nell’accordo quadro del 2003”. L’intervento si ridurrebbe ad una “pulizia ad hoc” del fondovalle sopra Tirano, in particolare tra Grosio e Mazzo di Valtellina, nascondendo lo sporco sotto il tappeto della piana dei Chiari, nel Comune di Villa, lasciando in sospeso quello che invece era davvero un importante progetto di razionalizzazione della Valtellina e della Valchiavenna".

L'accordo

L’accordo di programma del 2003, inoltre, "non prevedeva assolutamente la realizzazione di stazioni sul territorio di Villa. Le prevedeva invece in altri Comuni che, avendo peraltro incassato subito gli “indennizzi”, avrebbero coerentemente dovuto provvedere a mantenere le aree individuate libere da altri interventi e che ora, in un’ottica di correttezza e onestà amministrativa, dovrebbero quindi farsi carico, se necessario, di reperire le aree per la diversa dislocazione. Il rigetto di questa fase di progetto non farebbe quindi perdere nessuna occasione alla Valtellina e men che meno, alla Valchiavenna. Al contrario, l’accordo del 2003 rimarrebbe assolutamente in essere, con gli obblighi e gli impegni assunti dai firmatari. In tal senso, concordiamo con l’affermazione che sia arrivata l’ora per la politica locale di farsi valere con un atto di coraggio, “a beneficio di tutto il territorio”, l’esatto contrario di ciò che sta succedendo. Ci piacerebbe pensare che, tra i diversi significati della parola “razionalizzazione” di cui ci si fregia, quello scelto sia il “rendere più adatto e rispondente alle esigenze e finalità funzionali attraverso l’ideazione e l’attuazione di metodi particolari”, anziché quello offerto dalla psicanalisi, vale a dire “processo per il quale si cerca di giustificare o spiegare un’azione la cui vera motivazione è, a scopo difensivo, mantenuta inconscia perché ritenuta inaccettabile dal punto di vista logico e morale”". Il testo, sottoscritto mesi fa, era firmato da Fulvio Santarossa, Fabrizio Rossatti, Loris Genetti, Francesco Tognoli, Mauro De Giovanni, Stefano Rumo, Anna Gasparini, Giovanni Mazza, Nora Tognela, Marco Bertoni. Ne è seguito un incontro, che poco ha cambiato.

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