Teglio

"Riserve di caccia, sembra una monarchia"

Il Comitato Viviamo Le Orobie ha atteso il Natale per tornare sull’argomento più scottante degli ultimi anni, cui nessuno risponde.

"Riserve di caccia, sembra una monarchia"
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Il Comitato Viviamo Le Orobie ha atteso il Natale per tornare sull’argomento più scottante degli ultimi anni, quello al centro di numerose polemiche nella zona Tiranese, vale a dire l’esistenza stessa delle riserve di caccia, sperando che il 2023 porti frutti sperati e per ora non giunti. La missiva è stata spedita a presidente della Provincia, responsabili del settore faunistico, al prefetto ed all’Ispra, oltre al solito, pilatesco, Comprensorio alpino di Tirano.

Lettera

"Come Comitato torniamo sul punto, non avendo mai avuto un vostro riscontro alle numerose missive inviate supportate da oltre un centinaio di firme, per la concessione e la gestione delle aziende faunistiche venatorie della Val Belviso, senza escludere le altre, come la Fiocchi e quella sita nel territorio del Comune di Corteno, in provincia di Brescia. Nonostante i vari solleciti fatti e la nostra piena disponibilità al dialogo, tutto è caduto nel vuoto, ad eccezione di un timido intervento da parte del signor Cristini. A fronte di tale comportamento avuto nei nostri confronti, cittadini in primis, ma non trascurabile anche cacciatori, e proprio per questo nostro ruolo, l’assordante silenzio non fa che aumentare enormemente i nostri seri dubbi riguardo la gestione delle riserve. Ancor più alla luce del decreto 44 agosto 2022 della Provincia, sentito il parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale n° 47231 del 26 agosto 2022 che decreta la non cacciabilità del capriolo nel versante orobico del comprensorio faunistico del Tirano sud. Motivo, la specie citata è in grave sofferenza, (noi aggiungiamo, anche il camoscio). Sofferenza che necessita di capire il motivo per cui siamo arrivati a questi numeri: a oggi non è stato individuato o forse neanche cercato, siamo convinti che l’argomento vada affrontato in tempi brevi. Il decreto ora deve essere applicato e una domanda ci è sorta spontanea: come mai questo decreto non si applica anche alle riserve? Proprio per questo motivo, ci siamo rivolti direttamente a Ispra, e a quanto sembra, e qui, come sempre usiamo il condizionale, non è mai stata consultata per la gestione delle riserve visto e considerato che il territorio è confinante, e certamente non è delimitato da una muraglia. A domanda posta a Ispra - a chi appartiene il patrimonio faunistico? - la risposta è stata - ovviamente ‘a tutti’".

Ovvero alla comunità, "quindi è chiaro che qualche amministratore gestisce la fauna come bene di sua proprietà, così pure vale per il territorio demaniale. Per questo ci sentiamo in dovere di riproporre ancora le stesse domande che vi sottoponiamo da un paio d’anni, senza una risposta".

Domande

Eccole: "Come mai il calendario venatorio delle aziende non rispetta i periodi come quello vigente visto che si caccia da giugno a dicembre? È possibile, (lecito) cedere un numero di prelievo delle varie specie, dal camoscio alla pernice, dalla lepre variabile al cervo e al capriolo, a delle società, quando il prelievo concesso al cacciatore, è individuale e richiede certi requisiti? Chi definisce il numero dei capi da prelevare? Su che base? Chi controlla? Chi stabilisce il prezzo dei capi da prelevare, i proventi dove vanno, come vengono spesi? La mancata trasparenza può indurre a speculazioni, ovvero, una società può cedere quote a scopo di lucro. Non dimentichiamo che stiamo parlando di beni pubblici...".

Principato

Infine "a noi sembra che quando si parla delle riserve, si parla di un altro pianeta! Sembra un principato, una realtà che non appartiene ai giorni nostri, una ostentazione del denaro, possibile che in settanta anni di Repubblica non si sia fatto nessun passo avanti in questa realtà? A fronte di tale situazione, ciò che ferisce di più, sta nel fatto che nonostante i nostri ripetuti segnali e l’invito al dialogo, si continui a girare la testa dalla parte opposta come nulla fosse. Avallando questo comportamento, un precedente pericoloso, il prossimo passo quale sarà? Personalizzare un comprensorio sciistico, una nuova riserva di caccia, un rifugio di montagna con laghetto, patrimonio forestale, patrimonio idrico? Tutti sanno che questo non è possibile, allora come può continuare questa occupazione di patrimonio di tutti, senza che le istituzioni preposte rispondano ai cittadini e applichino finalmente ciò che prevede la legge?".

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