Appello alla comunità internazionale

Valtellinesi a sostegno del popolo afgano: "Non voltiamo lo sguardo altrove"

Manifestazione davanti alla Prefettura.

Valtellinesi a sostegno del popolo afgano: "Non voltiamo lo sguardo altrove"
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Valtellinesi a sostegno del popolo afghano chiedono che il Governo italiano prenda una posizione ferma sulla crisi e intervenga a sostegno della popolazione.

Manifestazione a Sondrio

Nel pomeriggio di giovedì 26 agosto 2021 davanti alla Prefettura di Sondrio si è svolto un presidio per la crisi umanitaria in Afghanistan alla quale hanno aderito molte associazioni presenti sul territorio della Provincia di Sondrio: Il Circolo Culturale “Oltre i Muri” - L’Agenzia della Pace - L’Anpi - L’Associazione Culturale “l’Ghirù” di Piateda - Alcantino Gallerighini di Tirano - Centro di documentazione Rigoberta Menchu’ - Archivio 68 di Sondrio - Rifondazione Comunista - P.S.I. - Sinistra per Sondrio - CGIL Sondrio - CISL Sondrio - UIL Sondrio - La Sezione "Ezio Vedovelli" Valtellina Valchiavenna del Movimento Federalista Europeo - AssopacePalestina -Centro Evangelico di cultura di Sondrio - Anolf Sondrio - Articolo3 - "Possibile" e Aps - "Circolo Arci Sondrio"

Gli organizzatori dell’iniziativa spiegano che la manifestazione aveva lo scopo sensibilizzare l'opinione pubblica per spingere la comunità internazionale ad aprire dei corridoi umanitari per la gestione dei profughi.

Appello alla comunità internazionale

Per l’occasione è stato consegnato un documento che porta la firme di molte associazioni presenti sul territorio della Provincia di Sondrio

Riportiamo il testo integrale:

Le drammatiche immagini che provengono in questi giorni dall’Afghanistan non possono non scuotere le coscienze. Sono passati quasi vent’anni da quando, il 7 ottobre 2001, con le prime missioni di bombardamento delle forze aeree statunitensi, era iniziato il conflitto contro il regime dei talebani. La ritirata della coalizione internazionale ha spianato la via del ritorno dei talebani al potere.

Siamo di fronte al fallimento, non solo americano, ma della coalizione che ha preso parte alla missione internazionale in Afghanistan.

La comunità internazionale, le Nazioni Unite, l’Europa hanno sottovalutato le conseguenze del trattato di pace, siglato il 29 febbraio del 2020, a Doha dagli Stati Uniti e dai Talebani. L’Afghanistan non è diventato un luogo più sicuro e nemmeno pacificato.

Il senso che prevale, nel guardare le immagini che provengono da Kabul, è quello del fallimento, di un popolo abbandonato a sé stesso. L’Afghanistan si trova nel caos, nella paura, nel terrore di fronte al ritorno dei Talebani al potere e al possibile ripristino della sharia talebana che, nulla ha a che fare con i precetti della religione islamica.

Stiamo assistendo al ritorno di soprusi, violenze esecuzioni sommarie.

In questa situazione le donne e i bambini, le minoranze etniche e religiose, sono quelli che rischiano maggiormente di perdere le libertà conquistate in questi anni. La priorità è mettere in salvo tutti gli afgani che, come operatori sanitari, educatori, interpreti in questi anni hanno collaborato con le forze della coalizione.

I partecipanti a questo presidio di pace, a sostegno al popolo afgano, chiedono con forza alla comunità internazionale e al Governo italiano di prendere una posizione ferma per far sì che:

-si creino dei corridoi umanitari per i profughi afgani;
-il Governo italiano garantisca la massima disponibilità e assistenza a chi, come profugo, vuole entrare in Italia;
-l’Europa si faccia promotrice, subito, di una iniziativa politico e diplomatica e di sostegno ad accogliere i profughi afgani;
-l’Europa prenda una posizione ferma nei confronti di chi costruisce i muri e nega l’accoglienza dei profughi;
-l’ONU torni ad esercitare una funzione di pace;

la comunità internazionale vigili affinché la transizione afgana non si concluda con l’oppressione delle libertà individuali e la negazione dei diritti fondamentali, delle donne, dei bambini e del popolo afgano.

Gli afgani non possono essere abbandonati.

L’auspicio che anche gli enti locali provinciali vengano coinvolti in un’accoglienza diffusa dei profughi afgani, delle famiglie, delle donne e dei bambini.
Non voltiamo lo sguardo altrove.

Le chiediamo di farsi interprete, delle preoccupazioni che emergono dai cittadini e dalle associazioni che hanno aderito al presidio, tramite i suoi Uffici, al Governo italiano.

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