Addio al fondatore della Electro Adda, morto nel giorno del suo compleanno

I funerali verranno celebrati venerdì  8 marzo alle 10.45 nella Basilica di San Nicolò a Lecco. 

Addio al fondatore della Electro Adda, morto nel giorno del suo compleanno
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E’ morto nel giorno del suo compleanno Luigi Riva, storico fondatore della Electro Adda di Beverate di Brivio.

Addio al fondatore della Electro Adda, morto nel giorno del suo compleanno

Oggi, giovedì 6 marzo 2019 a 97 anni, ha chiuso gli occhi per sempre uno dei più gradi imprenditori del Lecchese. Papà di Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Riva, lecchese doc,  insieme al gemello Antonio  ha fatto la storia dell’industria del nostro territorio. I suoi funerali verranno celebrati venerdì  8 marzo alle 10.45 nella Basilica di San Nicolò a Lecco.

Luigi e Antonio Riva fondatori della Electro Adda di Brivio

Due fratelli e un sogno realizzato

I fratelli Riva avevano solo 26 anni quando, nel 1948, in un’Italia coraggiosa e desiderosa di costruirsi un roseo futuro dopo il dramma del secondo conflitto mondiale, fondarono l’Elettromeccanica Lecchese.  Nacque così, in un cortile poco distante dalla basilica di San Nicolò, nel centro di Lecco, una delle più importanti realtà industriali del territorio alla quale Antonio e Luigi affiancarono, nel 1968, Electro Adda Spa.  Fisicamente indistinguibili e caratterialmente complementari, i due fratelli con determinazione e lungimiranza sono riusciti a fare della loro creatura un’azienda solida e innovativa, capace di imporsi nel mercato mondiale dei motori e dei generatori elettrici, prodotti ancora oggi nello stabilimento di Beverate di Brivio .

La straordinaria storia dell’Electro Adda

Antonio e Luigi Riva fondatori di Electro Adda

“Avevamo tante richieste e soprattutto un entusiasmo incredibile – avevano raccontato i due gemelli Riva in una intervista rilasciata al Giornale di Lecco ripercorrendo la storia dell’azienda di famiglia – Lavoravamo tanto per rispondere in tempo ai nostri primi clienti, nel territorio ma anche a Brescia. Col passare dei mesi, poi, abbiamo provato a costruire noi stessi i motori.  Contro il parere di amici e parenti, che ci consideravano matti, siamo partiti per la Germania e lì abbiamo acquistato macchinari costosissimi che dalle nostre parti non erano mai stati importati. E’ stata la svolta: da quel momento abbiamo iniziato a lavorare come una vera industria”.

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