Tirano

Caccia, riaprire è stata una figuraccia

Col Covid si doveva stare a casa.

Caccia, riaprire è stata una figuraccia
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Tanti commenti negativi.

Caccia, riaprire è stata una figuraccia

Riaprire la caccia dopo un mese di blocco a causa del covid, in un periodo ormai invernale e, fino alla settimana scorsa, con l’obbligo di esercitarla soltanto all’interno del proprio Comune di residenza. Una decisione che è parsa a dir poco folle a tanti cacciatori valtellinesi, molti dei quali hanno deciso di chiudere la loro stagione senza più esercitare il loro diritto di cacciare. Purtroppo però lo hanno fatto ancora in pochi, dimostrando un’altra volta tutte le divisioni che da sempre lacerano il mondo venatorio, vendendo di esso un’immagine distorta e divisa che non giova a nessuno.

L'analisi

Se chiusura doveva essere - il parere di molti - allora la caccia doveva restare chiusa, rinviando il tutto alla prossima stagione e dando mezza annata di respiro ad alcune specie animali che, soprattutto e come diciamo da anni nel territorio del Tiranese, sono in grande sofferenza. Così non è stato, la mattanza ha avuto quindi fine e i capi del piano di abbattimento saranno tutti, se non di più, prelevati da quei cacciatori che hanno deciso di andare comunque, nonostante delle regole che appaiono a dir poco illogiche e, soprattutto, favoriscono il bracconaggio. In settimana poi è avvenuto un nuovo cambiamento di rotta, dal giorno 10 dicembre, a seguito del decreto n. 649 del giorno 9 dicembre di Regione Lombardia, l’attività venatoria è stata consentita anche al di fuori del Comune di residenza. Quindi le giornate di giovedì 10 e di sabato 12 dicembre non hanno avuto restrizioni, salvo il fatto che in questo periodo la stagione dovrebbe già essere ampiamente chiusa e questa apertura favorisce soltanto chi non ne ha mai abbastanza.

Associazioni

Va detto che alla fine della scorsa settimana le Associazioni venatorie riconosciute e il CNCN si erano rivolte ai senatori della Commissione Giustizia del Senato per chiedere una revisione dei disegni di legge in discussione, con l’eliminazione di tutte le norme presenti contro l’attività venatoria. Federcaccia Lombardia in settimana ha poi pubblicamente sostenuto l’azione del governatore della Toscana Giani che ha consentito di cacciare nell’Ambito territoriale di caccia al quale si è iscritti. Il risultato raggiunto è stato l’apertura di due giornate non solo nel proprio Comune ma dentro il Comprensorio alpino di residenza. Alla fine una stagione che sarebbe stato corretto non aprire nemmeno, date le straordinarie circostanze, oppure chiudere quando è stata fermata a fine ottobre, è ripartita dividendo in modo lacerante i cacciatori che prima sono stati impossibilitati ad andare a caccia fuori del proprio Comune e poi hanno avuto il contentino del consenso quando ormai si è in pieno inverno con neve abbondante ovunque. C’è chi ha pagato una licenza per poi non poter più andare a caccia, sacrificio che sarebbe stato giustificabile se nessuno avesse più potuto andare. Così non è avvenuto. La riapertura della caccia agli ungulati con regolamenti criticabili e controllo capi fatto via whatsapp ha ancora una volta gettato fango su un modo che già è visto come il fumo negli occhi da molti in Italia.

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