emergenza covid

Coprifuoco in Lombardia, scoppia la polemica

I rappresentanti del mondo dei pubblici esercizi e della ristorazione: "Decisione improvvisata con forti ripercussioni negative sulle imprese. Ingiusto scaricare il peso sulle spalle degli operatori".

Coprifuoco in Lombardia, scoppia la polemica
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Come se non bastassero le restrizioni introdotte dal Dpcm del 18 ottobre, destano enorme preoccupazione gli annunciati provvedimenti che imporranno il ‘coprifuoco’ dalle 23 alle 5, penalizzando il mondo dei pubblici esercizi e della ristorazione, già messo a dura prova durante i mesi di lockdown. «Consideriamo il nuovo provvedimento – afferma la presidente Loretta Credaro, a nome della Giunta dell’Unione del Commercio e del Turismo/Confcommercio Sondrio riunitasi appositamente ieri sera - un maldestro e improvvisato tentativo di contrastare la diffusione della pandemia con decisioni dalla dubbia efficacia, che danneggiano gli operatori senza andare a incidere in modo adeguato sulle cause reali della diffusione del virus e soprattutto sulla possibilità di contenerlo».

Servono decisioni equilibrate ed efficaci

Se da un lato è decisamente condiviso il richiamo al senso di responsabilità di ciascuno e dunque alla massima attenzione che ognuno deve porre nel dare priorità alla salute pubblica e nel contrastare la pandemia attraverso il distanziamento sociale, il rispetto delle norme igieniche e i controlli da parte delle forze preposte, - Spiegano in una nota stampa diffusa oggi - dall’altro è emerso un forte richiamo al governo e alle amministrazioni ai vari livelli, da quella regionale agli enti locali, nel ponderare decisioni che siano equilibrate e davvero giustificate nella loro efficacia. «Bisogna andare al cuore del problema, in modo serio e senza nascondersi dietro al paravento della finzione – dichiara Piero Ghisla, presidente dell’Associazione Pubblici Esercizi attiva all’interno dell’Unione del Commercio e del Turismo -. Penalizzare molte categorie economiche, in testa pubblici esercenti e ristoratori, che peraltro hanno già pagato un prezzo altissimo e per le quali ulteriori restrizioni rappresentano di fatto l’anticamera della chiusura, non significa, come erroneamente e demagogicamente viene fatto credere, contenere i contagi. Siamo vicini ai nostri operatori, ne comprendiamo la rabbia crescente ed esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà».

Coprifuoco serale

Nel fare proprio il grido di allarme delle imprese della provincia di Sondrio, l’Unione del Commercio e del Turismo sottolinea in estrema sintesi che:
va riconosciuto l’impegno dei negozi e dei pubblici esercizi che sono stati tra le prime realtà ad adeguarsi ai protocolli di sicurezza, gestendo l’affluenza e la sanificazione degli ambienti, rilevando la temperatura e dotando i clienti di prodotti igienizzanti. La sicurezza di clienti e collaboratori è sempre stata messa al primo posto; il coprifuoco serale, con la chiusura anticipata dei pubblici esercizi, significa in pratica fermare le attività alle 21-21.30: pertanto, ha risvolti dubbi in termini di efficacia nella prevenzione del contagio, ma avrà conseguenze certamente devastanti nella propensione a frequentare le attività di ristorazione; - conclude l'Unione CTS - bisogna incidere sulle situazioni realmente critiche e pericolose, come gli ‘scandalosi’ assembramenti sui mezzi di trasporto pubblici, tema questo che però non è stato e non viene affrontato, a quanto pare per mancanza di volontà, capacità e risorse; questi provvedimenti sono destinati già da subito a influire pesantemente sulla prossima stagione turistica, per una cattiva immagine che si propone di una Lombardia ancora chiusa.

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