Ecco i primi tre vini con le uve del vigneto del Castello di Grosio
Sono state scelte le etichette per le bottiglie che la Fondazione Fojanini, in collaborazione con aziende del posto, ha vinificato.
Un altro passo avanti è stato fatto sull’iter del vigneto del Castello di Grosio. Sono state scelte le etichette per le bottiglie dei tre vini che la Fondazione Fojanini, in collaborazione con aziende del posto, ha vinificato. Si tratta di un passito, un vino bianco da tavola e un metodo champenoise che sarà pronto il prossimo anno. Le quantità cominciano a diventare importanti. Quest’anno saranno imbottigliate circa 1600 bottiglie di bianco, 600 di passito e 700 di spumante. Ma vediamone la storia. L’iniziativa ha origine nell’anno 2012 con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Comunità montana di Tirano e la Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio, che aveva per oggetto il progetto di recupero e valorizzazione di una parte dei terreni abbandonati e incolti localizzati in prossimità del Castello, in collaborazione col Parco Incisioni Rupestri, per la creazione di un vigneto sperimentale.
Pini
Nel corso del 2012 è stato approvato il progetto che ha interessato un’area di circa 2000 mq di proprietà del Parco Incisioni. "L’intervento - spiega il presidente della Cm Gianni Pini - ha realizzato l’obiettivo della riqualificazione, ai fini produttivi, dell’area che fa da corona al Castello e alla Rupe Magna ed è stato possibile a seguito della collaborazione dei proprietari privati che hanno aderito all’iniziativa e dell’azione sinergica della Cm di Tirano, del Comune di Grosio e del Consorzio Parco Incisioni, con la supervisione tecnica della Fojanini, che ha consentito di riportare all’antico splendore un “luogo” che rappresenta una parte importante della storia della Provincia di Sondrio". Il progetto ha visto la realizzazione di un vigneto di 15.000 metri quadrati che ha interessato le aree limitrofe al Castello di Grosio e a quello di San Faustino.
Scelte
La scelta di realizzare un vigneto inoltre è stata suggerita dalla considerazione che tale coltura era praticata nella zona in questione fino agli anni Settanta, per cui rappresenta la continuazione di una tradizione carica di significato che consente la piena valorizzazione di questo territorio. E dopo anni di lavoro veniamo al 2020. L’uva è stata raccolta dopo la metà di settembre in cassette, una parte di tale raccolto (800 kg) è stato consegnato alla cantina La Grazia con sede in Tirano per una prova di spumantizzazione, mentre il restante (2200 kg) è stato portato in Fojanini. Dopo la vinificazione sono risultati 1500 litri di vino bianco: per la maggior parte si tratta di un bianco secco e, in piccola parte, di un bianco appassito dolce. L’analisi dei dati raccolti e relativi ai parametri di produzione, maturazione tecnologica delle uve e fertilità delle gemme, confermano la validità dei vitigni utilizzati, in particolare il Muscaris, scelto quale vitigno bianco aromatico, e lo Johanniter.