Ludopatico e ipersessuale per colpa di un farmaco Pfizer: 60enne risarcito
Gli effetti collaterali del farmaco "Cabaser" non erano segnati nel bugiardino
Ludopatia e ipersessualità
Nel 1999 gli era stato diagnosticato il Parkinson e a partire dal 2001 aveva cominciato ad assumere il farmaco “Cabaser” prodotto dall’azienda farmaceutica Pfizer.
L’uomo, residente nel centro-Italia e oggi 60enne, ha iniziato a soffrire di ipersessualità e ludopatia, gli effetti collaterali della medicina assunta che gli hanno gradualmente rovinato la vita, giungendo persino ad indebitarsi fino a finire sul lastrico.
Dal 2001 al 2006, periodo in cui il 60enne assumeva il farmaco, la vittima, che prima di allora non aveva mai avuto questo vizio, si era trasformata in un giocatore incallito arrivando a utilizzare 1.802 carte di credito usa e getta per giocare online.
A causa di tale problema di ludopatia, l’uomo è stato costretto a lasciare il lavoro nell’azienda dove lavorava perché aveva sottratto 100mila euro.
Col passare del tempo, tuttavia, l’uomo si è accorto che questi disturbi incontrollabili scaturivano in lui a causa dell’assunzione del farmaco “Cabaser” di Pfizer, la medicina che invece avrebbe dovuto aiutarlo nella lotta al Parkinson: da lì è partita quindi la causa, iniziata nel 2015, alla multinazionale farmaceutica.
Pfizer dovrà risarcirlo di 600mila euro
La sentenza emessa dal Tribunale di Milano lo scorso marzo 2020 è stata confermata ieri, martedì 4 marzo 2021, dalla Corte d’Appello di Milano: Pfizer dovrà risarcire la vittima con 200mila euro per danni morali e 300mila per danni economici, oltre agli interessi, arrivando a circa 600mila euro. La sentenza finale ha accertato la responsabilità dell’azienda farmaceutica, produttrice tra le altre del vaccino anti-Covid, nella determinazione dell’effetto collaterale della ludopatia per assunzione di “Cabaser”, in quanto, nel bugiardino non aveva inserito i rischi di reazioni avverse come ludopatia e iper-eccitazione sessuale.
La notizia è stata resa nota dallo studio legale Ambrosio & Commodo di Torino, che ha assistito il 60enne:
“Abbiamo combattuto una battaglia difficile portando ai giudici consulenze fatte da importanti scienziati. Gli effetti collaterali sono stati inseriti tardi. Le conclusioni del tribunale arrivano dopo due complesse perizie a cui ha partecipato attivamente anche l’azienda con propri esperti, senza però essere in grado di convincere i qualificati periti del Giudice”.
L’avvocato Stefano Bertone, che ha patrocinato la causa con l’avvocato Chiara Ghibaudo, ha spiegato che non è mai stata messa in dubbio l’efficacia del farmaco dal punto di vista medico, quanto il difetto dell’indicazione nel foglietto illustrativo delle reazioni avverse. Chi utilizza i farmaci deve sempre conoscerle in anticipo.
“Quei bugiardini da anni sono stati modificati e avvisano i consumatori di non farsi sorprendere dai loro comportamenti. Le sentenze di primo e secondo grado di Milano confermano quello che ritenevamo, ossia che si sarebbe potuto e dovuto fornire queste informazioni molto prima”