Il caso

Sci, l'Alta Valle scrive a Conte e Speranza: "Si eviti la beffa degli impianti aperti all'estero"

Il vice presidente della Comunità montana: "Gli impianti non sono 4 pali sulla montagna, ma l'economia di tutto il territorio".

Sci, l'Alta Valle scrive a Conte e Speranza: "Si eviti la beffa degli impianti aperti all'estero"
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Evitare almeno la beffa dello sci vietato da noi con gli impianti aperti in Svizzera o in Austria. E' uno dei passaggi centrali della lettera che il vice presidente della Comunità montana Alta Valtellina, Remo Galli, ha inviato oggi, martedì 24 novembre 2020, al premier Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza.

Sci, la lettera dell'Alta Valle a Conte e Speranza

Ecco il testo integrale della lettera firmata da Remo Galli, vice presidente della Comunità MOntana Alta Valtellina:

"Egregio signor Presidente, egregio signor Ministro, scrivo per conto di tutti i cittadini dell’Alta Valtellina, in provincia di Sondrio.
La stagione invernale è alle porte e l’intero sistema economico del nostro territorio è in attesa di poter iniziare la sua attività. Apprendere dalla stampa che saranno vietate le vacanze di Natale e il turismo dello sci nelle nostre montagne ci ha lasciato sbalorditi e anche molto tristi.
Premettendo che la salute viene prima di tutto, Le ricordo che per noi gli impianti da sci sono molto di più di 4 o 5 pali appoggiati ai nostri monti, ma rappresentano il nostro futuro, rappresentano e generano tutto l’indotto che ha permesso a tanta gente e ai nostri giovani di vedere un futuro sulle montagne.
Solitamente nei mesi invernali si concentra di solito la maggior parte del fatturato che le aziende riescono a produrre. Perdere, come si prospetta, settimane o mesi di operatività significa minare l’economia e la stabilità socioeconomica di tutta la valle.
E’ già certo che dovremo sopportare un forte calo delle presenze, poiché mancherà il turismo internazionale, e tenere del tutto fermi gli impianti rischia di mandare i tantissimi imprenditori della filiera al fallimento senza che abbiano la possibilità di ripartire.
Come per ogni altra attività permessa, è scontato che vengano adottate tutte le cautele che la gravità della situazione impone, applicando protocolli e regole rigide. Le associazioni di categoria hanno già predisposto un rigidissimo protocollo di sicurezza a tutela della salute degli sciatori che ha l’approvazione della conferenza stato regioni.
In questo momento gli operatori dello sci ma anche le numerose aziende dell’indotto (ricettivo, gastronomia, esercizi commerciali legati a questo mondo, servizi come scuole sci e noleggio etc.) vivono soprattutto l’incertezza e sarebbe oltremodo deleterio che venissero svantaggiati rispetto alle località alpine estere per l’essenza di tempi certi per la loro operatività.
Si continua quindi ad auspicare che sia possibile una riapertura in sicurezza della nostra montagna. Qualora dovesse invece prevalere una posizione rigida e di blocco prolungato del turismo montano, occorrerà pensare alla salvaguardia del tessuto economico del nostro comprensorio, che vive principalmente di turismo e non ha alternative.
Quindi chiediamo e pretendiamo:
• che il governo italiano trovi un’intesa con gli altri governi europei. Sarebbe una beffa avere da noi gli impianti chiusi e poter andare a sciare in Austria, Svizzera o Germania. Sarebbe un danno economico e morale inaudito;
• ristori veri sul fatturato a tutte le imprese turistiche legate al mondo neve.
E’ pertanto essenziale garantire alle nostre montagne pari trattamento con tutte le località turistiche europee, al fine di non alterare la concorrenza che nell’ambito della vacanza invernale è molto forte, e riconoscere alle aziende ed ai lavoratori adeguati ristori per non vanificare anni di sacrifici e di investimenti". 

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