8 marzo

Tradizione più forte del Covid, in Valtellina oltre 6 su 10 regalano la mimosa

In Provincia di Sondrio il record lombardo dell’imprenditoria femminile in rosa: e anche in agricoltura le donne sono oggi alla guida di aziende innovative e multifunzionali

Tradizione più forte del Covid, in Valtellina oltre 6 su 10 regalano la mimosa
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Oltre 6 cittadini su 10 (circa il 65%) hanno deciso di fare un regalo per l’8 marzo hanno scelto le mimose che sono il simbolo della giornata perché dietro una fragilità apparente mostrano una grande forza con la capacità di crescere anche in terreni difficili. E’ quanto emerge da una rilevazione della Coldiretti in occasione del tradizionale appuntamento internazionale che ricorda la forza e il ruolo femminile nel mondo sul quale pesano quest’anno anche le difficoltà dell’emergenza Covid e la crisi economica ed occupazionale che ha pesato di più sulle donne.

Mimose

Se si indirizza sulle mimose la maggioranza degli italiani che al tempo della pandemia non rinunciano a celebrare le donne, una fetta del 15% si orienta su altri fiori mentre – sottolinea la Coldiretti provinciale – solo il 20% preferisce dolci, cioccolatini e altri doni.

Come rimarca il presidente di Coldiretti Sondrio Silvia Marchesini, “la nostra è, peraltro, la provincia dove l’imprenditoria femminile registra la quota più incisiva a livello regionale, con quasi un quarto di aziende, sul totale, gestite da donne: la loro presenza è particolarmente incisiva nel settore agricolo, dove si registra un numero crescente di capitane d’impresa alla guida, soprattutto, di imprese multifunzionali e innovative, compresi gli agriturismi e le fattorie didattiche”.

La voglia di valtellinesi e chiavennaschi di presentarsi con un omaggio floreale nonostante le limitazioni e le difficoltà di un anno di pandemia conferma la forza simbolica di una giornata che risale al 1908 quando un gruppo di operaie decise di scioperare per vedere riconosciuti i loro diritti, mentre è dal 1946 – spiega ancora la Coldiretti – che in Italia le mimose sono state scelte come icona dell’8 marzo. Oltre a essere il simbolo della presenza femminile nel mondo, dalla famiglia al lavoro, la mimosa esprime anche un importante valore ambientale perché – continua Coldiretti Sondrio – è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono. Quelli regalati sono praticamente tutti di origine nazionale e soprattutto della provincia di Imperia, in Liguria, dove si realizza oltre il 90 per cento della produzione italiana.

Inverno bollente

Quest’anno la produzione della mimosa è stata fortemente condizionata da un inverno bollente con temperature elevate che hanno determinato la fioritura già nella prima metà gennaio con due mesi di anticipo rispetto al tradizionale appuntamento dell’8 marzo. Per la festa della donna 2021 i prezzi dei singoli ramoscelli variano dai 5 ai 10 euro mentre per i mazzi più grandi e decorati si oscilla fra i 15 e i 20 euro.

Dal punto di vista botanico si tratta di un’Acacia dealbata, arbusto sempreverde della famiglia delle leguminose, originario delle zone tropicali, le cui foglie – spiega la Coldiretti – si chiudono su se stesse se vengono sfiorate o se la temperatura supera i 20 gradi, come avviene anche per la “Mimosa pudica” così chiamata per la sensibilità delle sue foglioline che si ritraggono a ogni tocco.

Per conservare

Per conservare al meglio i rametti di mimosa con i loro fiori gialli – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché – conclude la Coldiretti – la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore.

8 marzo

La festa dell’8 marzo – evidenzia Coldiretti Sondrio - è un appuntamento importante per salvare 27mila imprese con circa 200mila posti di lavoro nella filiera del florovivaismo Made in Italy che ha pagato un prezzo pesantissimo alla crisi causata dalla pandemia con un crack da 1,7 miliardi nell’ultimo anno per le conseguenze dell’emergenza Covid. Un vero e proprio tsunami senza precedenti nella storia dell’Italia dove per effetto delle misure di sicurezza anti virus e dei timori legati al contagio – conclude Coldiretti – sono stati azzerati eventi pubblici, fiere e assemblee, cresime, comunioni, battesimi e sposalizi.

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