Trasporti e regole, caos e scontro tra la Giunta regionale, il Pd e la Cgil
La Regione difende la sua scelta, ma cresce la polemica.

Trasporti e regole, caos e scontri. Dopo l'ordinanza della Regione dello scorso fine settimana che elimina il distanziamento a bordo di treni e bus infuria la polemica. (LEGGI QUI LA NOTIZIA)
Trasporti, è scontro in Regione
Dopo che il presidente lombardo Attilio Fontana aveva emanato la nuova ordinanza in vigore fino al prossimo 10 settembre nella quale si elimina il distanziamento a bordo dei mezzi pubblici consentendo così l'occupazione da parte dei passeggeri del 100% dei posti disponibili, il ministro Speranza aveva ribadito la necessità di mantenere il distanziamento anche a bordo. L’assessore regionale a Infrastrutture, Trasporti e Mobilità sostenibile, Claudia Maria Terzi, ieri, lunedì 3 agosto 2020, ha spiegato: "La decisione di aumentare la capienza dei mezzi pubblici è meditata e tiene conto della situazione sanitaria lombarda delle ultime settimane e della necessità di coordinamento con le Regioni vicine, le quali hanno adottato provvedimenti analoghi ben prima della Lombardia. Il ragionamento che sta alla base dell'ordinanza del ministro Speranza riguarda soprattutto i treni a lunga percorrenza: le parole odierne del ministro De Micheli vanno nella direzione di mantenere in capo alle Regioni le decisioni in ordine al trasporto pubblico locale. Attraverso un dialogo costante con il Governo intendiamo comunque definire la situazione e risolvere le incertezze: in questo senso sarà utile il confronto che si svolgerà giovedì 6 agosto nell'ambito della Conferenza Stato Regioni".
La protesta del Pd
La consigliera regionale Carmela Rozza in merito all’ordinanza del presidente della Regione Lombardia che riporta al 100% la fruibilità dei mezzi pubblici, fin qui contingentata al 50% per le norme anti Covid ha però protestato: "L’assessore Terzi dichiara di aver preso la decisione di rimuovere il distanziamento sui mezzi pubblici perché così fanno le altre regioni vicine, ma è un argomento che non sta in piedi. Ciò che è accaduto in Lombardia con il coronavirus non è successo da nessun’altra parte e la concentrazione di pendolari sui treni diretti a Milano e all’interno della città non ha paragoni altrove. Non si capisce, poi, perché alle funzioni religiose si debba andare con il metro per misurare le distanze mentre sui mezzi pubblici si possa stare tutti addossati gli uni agli altri: evidentemente non c’è coerenza. Fontana e Terzi devono ritirare l’ordinanza, anche per non vanificare i moltissimi sacrifici compiuti dai lombardi per mettere sotto controllo il Covid".
E interviene anche la Cgil
In una nota diffusa oggi, martedì 4 agosto, la Cgil lombarda spiega: "Mentre prosegue il braccio di ferro tra Governo e Regioni si creano confusione e disagi per i cittadini. Il balletto di regole e dietrofront a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi in materia di distanziamento sociale sui treni è stato un grave errore che si poteva e doveva evitare in questa fase: creare confusione nei cittadini, in un momento peraltro (senza precedenti per l’emergenza ancora in atto) di inizio esodo vacanze. Mentre in Spagna e in Francia assistiamo a nuovi focolai e picchi di contagi, mentre le Istituzioni a tutti i livelli ribadiscono che l’allarme non è passato e non bisogna abbassare la guardia tornando a una vita pre-covid, ecco che come un fulmine a ciel sereno, questa notizia dell’abolizione del distanziamento sui treni. All’inizio a molti è sembrata una fake news a cui non dare molto peso, man mano che il dibattito si è acceso tutti abbiamo capito, amaramente, che non si trattava di uno scherzo. Ecco allora che è giunto il dietrofront del Governo: unico risultato? Creare tanta confusione ai cittadini e disagi a non finire, con la cancellazione di numerosi treni e l’avvio delle pratiche per i dovuti rimborsi. Rimane il braccio di ferro con le Regioni, che in alcuni casi hanno deciso con troppa disinvoltura di far decadere il distanziamento sui mezzi pubblici. Quello che sorprende è come le prime ad allentare le maglie siano state proprio le regioni più colpite dai contagi e decessi, in primis la Lombardia. È necessaria, soprattutto in relazione ad una emergenza sanitaria che ha colpito così duramente il Paese, una linea politica unica, improntata alla sicurezza. Questo non significa travalicare l’autonomia regionale, ma garantire a tutti gli stessi livelli di tutela, quelli più opportuni suggeriti da epidemiologi ed esperti in grado di affrontare questa delicata situazione. Tutti i sacrifici compiuti sin qui non possono essere vanificati in nome di motivazioni economiche".