La frana di Piuro analizzata in un convegno a Breno

Si intensificano le iniziative in vista del 400° anniversario

La frana di Piuro analizzata in un convegno a Breno
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Si vanno intensificando le iniziative alla vigilia del 400° anniversario della frana che seppellì il centro di Piuro in Valchiavenna con i suoi abitanti. La memoria dell’evento e del borgo, che, grazie all’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro, negli ultimi anni si è estesa fin in Polonia, dove furono attivi nel ’600 architetti piuraschi, è stata scelta tra le relazioni presentate al 7° convegno degli Incontri per lo studio delle tradizioni alpine, proposto sabato 14 ottobre, presso il palazzo della cultura a Breno in Valcamonica, sul tema “Disastri e comunità alpine. Storia e antropologia della catastrofe”.

I dettagli del convegno

A organizzarlo la Società storica e antropologica di valle Camonica, giovane come nascita e giovane come composizione del consiglio direttivo, a cominciare dal suo attivo presidente Luca Giarelli. Dopo la relazione di Ivan Faiferri sull’alluvione del 1521 in val Camonica, Guido Scaramellini del Centro di studi storici valchiavennaschi ha trattato della frana del monte Conto, che verso sera di mercoledì 4 settembre 1618 cancellò il borgo di Piuro dalla carta geografica, seppellendo poco meno di un migliaio di abitanti. Grazie alla partecipazione di Gianni Lisignoli, presidente dell’Associazione italo-svizzera per gli scavi di Piuro, sono state esposte stampe sull’evento nella mostra allestita nei locali adiacenti e sono state presentate al numeroso pubblico intervenuto le pubblicazioni edite dalla stessa negli ultimi decenni. Alle tre donne che, sepolte da una valanga a Bergemoletto nel Cuneese, furono ritrovate vive dopo oltre un mese di permanenza sotto la coltre di neve che aveva sepolto la casa, è stata dedicata la ricostruzione di Gianpaolo Fassino dell’Università di Pollenza-Bra. Ha concluso Benedetto Bonomo, autore di un libro in proposito, il quale ha rivisto le cause della caduta della diga di Gleno, che a dicembre del 1923 provocò la morte di 359 persone in val di Scalve (Bergamo).

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