#lemontagnesannoaspettare

“La Montagna a casa”: la programmazione dal 5 al 10 maggio

Prosegue l'iniziativa del CAI.

“La Montagna a casa”: la programmazione dal 5 al 10 maggio
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All’inizio si era detto che #lemontagnesannoaspettare, ma ora si può affermare che - complice l’iniziativa “La Montagna a casa” messa in campo dal Club Alpino Nazionale in collaborazione con Sondrio Festival, Parco Nazionale dello Stelvio e Museo della Montagna di Torino - la magia dell’affascinante universo alpino è entrata, di diritto e a pieno titolo, a far parte della nostra “diversa” quotidianità.

#lemontagnesannoaspettare

Un’azione, quella del Cai – siamo ormai giunti alla quinta settimana di programmazione - che sta richiamando sul canale youtube del sodalizio (https://www.youtube.com/user/LoScarponeCAI) un nutrito gruppo di aficionados della Montagna. I Soci di tutti i Cai d’Italia... e non solo, infatti, si sintonizzano alle ore 21.00, da martedì a domenica, per assaporare immagini straordinarie e avvincenti storie, contenute e narrate nelle premieres che, si ricorda, vengono proposte in replica anche il giorno successivo alle 17.30.

Ecco l’elenco dei documentari, film storici e corti che si potranno visionare dal 5 al 10 maggio 2020.

“Il valore della biodioversità – Perù”

Martedì 5 maggio – ore 21.00, “Il valore della biodioversità – Perù”, (2018), di Axel Gomille, proiettato al recente 33° Sondrio Festival e ambientato nel Parco Nazionale di Manu, in Perù, uno dei più imponenti ed estesi in tutto il mondo. Lo stesso comprende infatti migliaia di specie animali e vegetali e, nel 1977, è stato dichiarato “riserva della biosfera” dall’Unesco; nel 1980, “Patrimonio dell’umanità”. In questo vero e proprio paradiso in Terra c’è la minaccia del diboscamento, la corsa all’oro oltre alla presenza delle coltivazioni di coca. Le immagini calamitano l’attenzione dello spettatore sulla lussureggiante foresta pluviale piuttosto che sulle lontre giganti che raggiungono quasi due metri di lunghezza: splendidi animali che possono vivere solo in habitat incontaminati. All’interno della riserva vi sono inoltre diverse tribù Indios, che conducono un'esistenza tradizionale, fatta di caccia e di pesca. Un focus è dedicato alla corsa all'oro, vietata, che, se da un lato ha portato ricchezza alle popolazioni locali, è però altamente. nociva per l'ambiente, essendo tutte le zone interessate contaminate dal mercurio.

“Viacruxis” e “Storia di una goccia”

Mercoledì 6 maggio – ore 21.00, “Viacruxis” (2018) di Ignasi Lopez, pluripremiato corto in stop motion, ove i due alpinisti Marcel e Andrezj si cimentano nella salita a una delle vette più alte della Terra e per giunta ancora inviolata. Nel corso della scalata, che presenta serie difficoltà tecniche, la cordata si imbatterà nel freddo intenso, nelle bufere e dovrà effettuare bivacchi in parete. Un’avventura che metterà anche a dura prova la loro amicizia: Andrezj accetterà ancora il ruolo di “gregario”?

A seguire, “Storia di una goccia” (2017) di Nicoletta Favaron, prodotto dal Cai Sezione di Lecco, in cui viene narrata la storia di Goccia, una gocciolina d’acqua non coraggiosa ma curiosa, e del suo viaggio attraverso l’ambiente montano che le consentirà di incontrare quattro atleti (Stefania "Steppo" Valsecchi, ciclista di mountain bike; Gigi Casati, speleonauta; Angelika Reiner, arrampicatrice su ghiaccio e Daniel Antonioli, sci alpinista triatleta) e una guida alpina. Figure per le quali la Montagna costituisce il playground d’eccellenza per la pratica delle loro discipline sportive. Il documentario, che si arricchisce della narrazione dell’esperienza delle persone incontrate, diventa così anche lo spunto per illustrare il percorso di crescita di Goccia, attraverso l’esplorazione, la conoscenza e l’apprezzamento della vita.

“Patabang. Una storia degli anni ‘70”

Giovedì 7 maggio ore - ore 21.00, “Patabang. Una storia degli anni ‘70”, (2013) di Andrea Frigerio che si concentra sulla storia di un gruppo di amici che, alla fine degli anni Settanta del XX secolo, diede “il la” a un nuovo modo di fare alpinismo, ponendo le basi dell’arrampicata moderna anche in Italia, sulla scia delle imprese americane nello Yosemite Park (California, USA). “Patabang” è di fatto il nome di una via, ma è anche una valle (la Val di Mello), uno stile di vita e illustra una stagione mitica che cambiò i destini di climbers ma pure della Valle. Il tutto attraverso le testimonianze dei protagonisti, i valtellinesi Jacopo Merizzi e Paolo Masa.

“Tamara Lunger. Facing the limit”

Venerdì 8 maggio – ore 21.00, serata in rosa con “Tamara Lunger. Facing the limit”, (2018), di Nora Ganthaler e Markus Frings. Scopriremo cosa significhi per Tamara Lunger, seconda donna italiana - dopo Nives Meroi - ad aver raggiunto gli 8611 metri del K2, la parola “libertà”: spingersi oltre i propri limiti, osare l’impossibile e imparare a conoscere a fondo se stessi. I registi si addentrano nella vita di questa bella e straordinaria alpinista atesina, accompagnandola, insieme al suo mentore Simone Moro, nelle spedizioni invernali al Nanga Parbat e agli 8.596 metri del Kangchenjunga.
En passant, è stata anche più giovane donna a scalare il Lhotse (8.516 metri) (oltre, come scritto, ad aver raggiunto la sommità del K2).

“Oltre il confine. La storia di Ettore Castiglioni”

Sabato 9 maggio – ore 21, un ritorno nelle nostre valli con “Oltre il confine. La storia di Ettore Castiglioni”, (2017) di Andrea Azzetti e Federico Massa, documentario italiano vincitore del maggior numero di premi - 11 per l’esattezza - nei vari Festival degli anni 2017 e 2018. Il bellissimo film mette in scena, in maniera mirabile e con un crescendo di forte impatto emotivo, il viaggio sospeso - tra passato e presente - effettuato dallo scrittore Marco Albino Ferrari (biografo dello sfortunato protagonista) che documenta, con dovizia di particolari, gli ultimi mesi di vita in Italia e in Svizzera di Ettore Castiglioni (1908-1944), uno dei più famosi alpinisti italiani. Che portò in salvo (è stato infatti riconosciuto “giusto tra le Nazioni”), tra gli altri, anche Luigi Einaudi e morì per sfinimenti e per assideramento poco sotto il Passo del Forno, a 2600 mslm di quota, in Val Malenco, dopo un disperato quanto rocambolesco tentativo di fuga, sul finire della Seconda guerra mondiale. I resti del suo corpo vennero rinvenuti solo nel giugno del 1944: dal Passo del Maloja, ove era stato imprigionato in una stanza dell’Albergo Longhin, il Castiglioni - privo di ogni attrezzatura idonea (gli era infatti stata sottratta dalle autorità elvetiche per impedirne la fuga) - il 12 marzo 1944 si avventurò lungo il ghiacciaio del Forno per rimediare in Italia. La Figura di Ettore Castiglioni, e la sua tragica fine, meritano sicuramente un approfondimento, seppur sommario. Nato in una ricca famiglia milanese, laureato in legge e amante della musica (suonava il pianoforte), oltre che dell'arte e delle montagne, decorato della medaglia d'oro al merito alpinistico, fra i più forti scalatori del periodo tra le due Guerre, fu portatore di un ideale alpinistico vòlto non tanto alla ricerca della difficoltà pura, quanto all'esplorazione dei gruppi montuosi. Inoltre, studioso estremamente pignolo e scrittore di guide di valore riconosciuto. Un film che, come il suo romantico protagonista, sicuramente non potremo dimenticare.

“Quelli che stanno a nord”

Domenica 10 maggio – ore 21.00, “Quelli che stanno a nord” (2008), di Maurizio Panseri e Alberto Valtellina. Nei giorni 4, 5 e 6 agosto 1978, quattro forti alpinisti di Colere – la guida alpina Livio Piantoni, Rocco Belingheri, Flavio Bettineschi e Guglielmo Boni - aprono la difficile “Via Placido” sulla parete nord della Presolana, in Valle di Scalve. La salita è documentata da un bellissimo filmato in “Super 8”. Trent’anni dopo, nell’agosto 2008, Yuri Parimbelli e Roby Piantoni, figlio di Livio, a sua volta guida, ripetono la via e da ciò nasce il film in oggetto in cui sono coinvolti anche Rocco Belingheri, Renzo Carrara e Guglielmo Boni.
Nelle sequenze, quella che è la più importante montagna della provincia di Bergamo, offre pure lo spunto per raccontare anche la vita degli abitanti di questo lembo della Val di Scalve, ammaliati anch’essi delle incombenti, chiare pareti calcaree dello splendido gruppo montuoso della Presolana (Mi.Ba.)

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