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Presentazione del volume Nelle scie del "Sacro Macello"

La pubblicazione del libro, impreziosito da un ricco apparato iconografico, ha potuto contare sul generoso sostegno economico della Banca Popolare di Sondrio.

Presentazione del volume Nelle scie del "Sacro Macello"
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A Bormio, presso la Sala Conferenze Succursale Banca Popolare di Sondrio in via Roma 131, verrà presentato il volume Nelle scie del Sacro Macello, libro a cura di Livio Dei Cas e Leo Schena.
L’appuntamento è per martedì 2 agosto 2022 alle 17.30, l’incontro è aperto al pubblico, nel rispetto della normativa in materia di Covid-19.

Il Sacro Macello

Una data riportata su tutti i libri di storia: “la notte di San Bartolomeo” tra il 23 e il 24 agosto 1572. Durante quella notte la fazione dei Guisa, con l’appoggio di Caterina de Medici, scatenò a Parigi la caccia agli Ugonotti e vi perirono migliaia di persone trucidate a tradimento.

Quasi mezzo secolo più tardi, precisamente il 19 luglio 1620, anche la Valtellina, fatte le debite proporzioni, conobbe la sua piccola “San Bartolomeo”. Una pagina tristissima della nostra storia fatta di orrori, nefandezze e crudeltà inaudite. A Tirano i rivoltosi si abbandonarono a una sistematica uccisione di riformati. Non vi furono trucidati soltanto i rappresentanti dei Grigioni (una sessantina le vittime). Ugual sorte toccò lo stesso giorno a Teglio ove venne appiccato il fuoco alla chiesa di Sant’Orsola. Vi morirono sessanta persone alcune bruciate nel campanile. Poi fu la volta di Sondrio e la strage nel capoluogo registrò il più alto numero di vittime (183).

La notizia dell’eccidio dilagò in Europa e per ragioni di carattere propagandistico strumentalizzata da ambo le parti (accorta “guerra delle scritture” tanto in ambito riformato quanto in quello cattolico). Nei Paesi protestanti la notizia suscitò grande e legittimo sdegno. Il numero fu gonfiato: non 600, in realtà 400. Comunque l’efferatezza senza alcuna giustificazione di un eccidio in cui perirono anche molte donne e bambini.
Insurrezione nota come “Sacro Macello” e così chiamata dallo storico Cesare Cantù. Un evocativo ossimoro (la valenza cruenta del macello vi viene ricoperta di sacralità) che fece immediatamente presa sul pubblico. Successivamente questa nuova definizione della rivoluzione valtellinese venne utilizzata dagli storici anche oltre confine.

Il 12 settembre 2020 nella ricorrenza del 400° anniversario della Rivolta, un gruppo di studiosi italiani ed elvetici si riuniva a Tirano per un confronto sullo stato presente delle ricerche riguardanti la complessità di quel tragico capitolo della Riforma al di qua delle Alpi.
Il bilancio della giornata di studio tiranese e di alcune problematiche tuttora aperte venne affidato al professor Guglielmo Scaramellini che coglieva l’occasione per preannunciare l’uscita del volume Nelle scie del Sacro Macello già pronto per la stampa dal mese di febbraio 2020 e congelato a causa della pandemia.

Quest’opera collettanea si configura come il naturale prosieguo della giornata di studi tiranese poiché incentrata su eventi, vicende e personaggi che hanno accompagnato la ricaduta del Sacro Macello sulle comunità valtellinesi nei due secoli successivi.

Come è articolato

Il volume è così articolato: a una parte liminare in cui si dà compiutamente conto delle fonti (accurata indagine dei contributi apparsi nel “Bollettino della Società Storica Valtellinese”, corposa e originale rassegna bibliografica dell’evento, presenza evangelica in Valle negli scritti di un fervente sostenitore della Riforma, disamina puntuale dei capitolati successivi alla rivolta, toccante testimonianza di un maggiorente vittima di reiterati soprusi, controversie sulla mancata espulsione dei riformati a seguito del Capitolato di Milano), fa seguito il fecondo lascito della Controriforma nell’ambito artistico della Valtellina con una felice incursione nella valle transalpina di Müstair. Lascito che ha influito nella formazione di due ecclesiastici accomunati da uno zelo totalizzante e da riconosciuta santità.
Il prefatore Guglielmo Scaramellini nel suo lungo e denso saggio introduttivo, frutto di un’incessante ricerca pluridecennale, affronta con vigore il problema delle responsabilità di quel barbaro eccidio e riconosce il valore degli autori impegnati a onorare una storica ricorrenza dedicando a ciascuno un puntuale commento.

Per parte sua Luisa Bonesio, con gli strumenti che sono propri della sua formazione geofilosofica, nel suo illuminante contributo conclusivo sottolinea come i dettami della Controriforma abbiano profondamente ridisegnata la scenografia artistico-religiosa delle nostre valli.
La pubblicazione del libro, impreziosito da un ricco apparato iconografico, ha potuto contare sul generoso sostegno economico della Banca Popolare di Sondrio.

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