Creval, è bufera tra Miro Fiordi e il nuovo CdA alla vigilia dell'assemblea
L'ex presidente: "L’azione di responsabilità è un maldestro tentativo di discontinuità da parte del CdA".
Una tempesta, forse annunciata, precede di qualche giorno l’assemblea degli azionisti del Creval, in calendario per venerdì 24 aprile 2020 a Milano. All’ordine del giorno figura l’ipotesi di un’azione di responsabilità promossa dal CdA dell’istituto nei confronti dell’ex presidente Miro Fiordi e di altri ex amministratori, relativa alla gestione delle posizioni creditorie nei confronti delle società Grattarola srl e MSV Holding, che avrebbero determinato la mancata restituzione di circa 8 milioni di euro alla banca.
Creval, interviene Fiordi
Nei giorni scorsi è stato lo stesso Fiordi a diffondere una nota nella quale spiega la vicenda. "Il fallimento del mobilificio Grattarola è decretato nel 2013, quando la società chiude con circa 12 milioni di debiti, oltre a un saldo negativo in bilancio per quasi 2 milioni di euro - si legge - Tutto inizia nel 2008, quando il mobilificio viene diviso in due entità: da un lato gli immobili che fino ad allora avevano garantito i debiti, dall’altro la gestione operativa e le posizioni debitorie, in parte in capo a Creval, confluite nella newco Grattarola srl, poi fallita". La nota prosegue: "In seguito al fallimento di Grattarola, sono state numerose le verifiche da parte delle autorità di vigilanza, oltre agli audit interni, per rilevare eventuali irregolarità rispetto alla condotta del CdA di Creval. Né da Banca d’Italia, né da Consob, né dalla direzione audit sono mai state sollevate contestazioni o procedimenti nei confronti degli ex esponenti e consulenti aziendali. E’ quindi evidente che la proposta di azione di responsabilità costituisce il maldestro tentativo di dare un segnale di discontinuità rispetto al precedente management, pur in assenza di qualsiasi presupposto documentale e/o giuridico e con l’obiettivo di tacitare le illegittime pretese manifestate a più riprese nel corso degli anni da qualche socio di minoranza".
Un caso esploso già nell'assemblea 2019
Nella nota, l’ex numero uno del Creval aggiunge altri elementi: "Già in vista dell’assemblea ordinaria del 30 aprile 2019, l’attuale Consiglio di Amministrazione aveva incomprensibilmente dato istruzioni per effettuare alcune analisi sugli stessi fatti, i cui esiti (non) erano riassunti nella “Nota informativa sul decimo punto all’ordine del giorno” del 31 marzo 2019. I rilievi si basavano su un audit del marzo 2019 (che nemmeno in vista della prossima assemblea è stato messo a disposizione), in relazione al quale, tuttavia, il presidente del Collegio Sindacale, nel corso della stessa assemblea del 30 aprile 2019, si era già espresso escludendo ogni profilo di irregolarità: “Il Collegio Sindacale ha provveduto a portare all’attenzione delle autorità di vigilanza, a partire dal 2016, i fatti e le circostanze emerse, così come peraltro menzionato anche nelle relazioni annuali ex art. 153 TUIF ai soci (…). Non sono ad oggi emersi temi in relazione agli assetti procedurali della Banca per l’erogazione di credito”. Risulta quindi evidente che, a distanza di dodici anni dalle prime delibere del Consiglio di Amministrazione oggetto di contestazione e di oltre tre anni dalle ispezioni dell’autorità di vigilanza, l’attuale Consiglio di Amministrazione abbia deciso di proporre un’azione di responsabilità su fatti già ampiamente oggetto di analisi e senza indicare agli azionisti le specifiche e gravi irregolarità che sarebbero emerse. Nella relazione vengono infatti elencati eventi senza evidenza di irregolarità specifiche diverse da quelle già escluse dalle verifiche effettuate proprio dalle autorità in oggetto. Considerato che alla relazione non è stata nemmeno allegata la “nuova” analisi effettuata dalla direzione audit nel corso del 2019, gli azionisti sono chiamati a un atto di fede nei confronti dei componenti della direzione audit e dei consulenti esterni. La forzatura è evidente e appare anche poco trasparente nell’ottica di fornire una corretta informativa agli azionisti. Infatti, l’azione sarebbe proposta senza aver individuato le condotte illegittime, ma semplicemente in via esplorativa, effettuando un ulteriore “controllo” su attività già ampiamente verificate dalle autorità competenti, coinvolgendo in maniera indiscriminata e superficiale, (quasi) tutti i soggetti che avevano un qualche ruolo in Creval all’epoca dei fatti".
Il Creval rischia la richiesta di risarcimento danni
Con un ulteriore rischio, per la banca è gli azionisti, come viene espresso chiaramente sempre nella nota di Fiordi: "Acclarata l’inconsistenza dell’azione di responsabilità, tale situazione legittimerebbe una richiesta risarcitoria da parte dei soggetti coinvolti, i cui diritti sono stati lesi anche dalla sola diffusione di notizie sul tema. Creval è pertanto esposta al rischio concreto di subire azioni risarcitorie di importi elevati, potendosi ravvisare una volontà di persistere nell’errore di voler attribuire ad alcuni soggetti responsabilità inesistenti. Proprio alla luce delle eventuali azioni risarcitorie che potranno avviarsi, risulta evidente che, a fronte della volontà di aprire un’azione di responsabilità nei confronti degli ex amministratori, non è stata considerata una valutazione di costi/opportunità di tale iniziativa".