Confindustria Lecco e Sondrio

Economia in rallentamento, ma le imprese restano ottimiste e puntano su crescita e innovazione

Il Presidente Campanari: "Non voglio certo negare le evidenti difficoltà e le delicate transizioni in atto, ma non ho neppure mai creduto al dipinto a tinte unicamente fosche della nostra economia; un dipinto che dimentica la competitività e i risultati eccezionali del nostro sistema produttivo. Fondamentale, però, è che in questa fase complessa si agisca sui fattori di contesto, a partire da una gestione europea del green deal diversa, meno ideologica e più pragmatica".

Economia in rallentamento, ma le imprese restano ottimiste e puntano su crescita e innovazione
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Il quadro tracciato dalle imprese che operano nelle province di Lecco e di Sondrio, nell’ambito dell’Osservatorio congiunturale per il secondo semestre 2024, ricalca lo scenario complessivo del campione che attiene alle tre province (Lecco, Sondrio e Como).

Moderato rallentamento

"Come era stato per la prima metà dell’anno, i dati sul secondo semestre 2024 indicano una fase di moderato rallentamento, in linea con il sentiment generalmente diffuso" commenta il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Marco Campanari. "Lo scenario infatti - prosegue - non sorprende, soprattutto se guardiamo al contesto internazionale con l’intreccio di fattori che sono causa di incertezza".

"Ciò non significa guardare al futuro guidati dal pessimismo - evidenzia il presidente Campanari -; al contrario, le previsioni delle imprese per i prossimi mesi si attestano su valori positivi, pur con la dovuta cautela. Non voglio certo negare le evidenti difficoltà e le delicate transizioni in atto, ma non ho neppure mai creduto al dipinto a tinte unicamente fosche della nostra economia; un dipinto che dimentica la competitività e i risultati eccezionali del nostro sistema produttivo. Fondamentale, però, affinché i nostri risultati possano essere in miglioramento continuando a generare occupazione e ricchezza per i territori, è che in questa fase complessa si agisca sui fattori di contesto, a partire da una gestione europea del green deal diversa, meno ideologica e più pragmatica, fino all’introduzione di una politica industriale ed una strategia energetica, italiane tanto quanto europee, di media e lunga prospettiva".

"La tenuta dei valori occupazionali continua ad accompagnare l’andamento della nostra economia, anche nelle fasi congiunturali meno favorevoli - afferma il direttore generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori -, e il ricorso agli ammortizzatori sociali resta limitato, in termini di richieste e ancor di più nell’effettivo utilizzo da parte delle imprese. Oltre a conservare i propri organici, le aziende confermano di essere costantemente alla ricerca di nuove risorse, in particolare con le competenze tecniche specifiche necessarie a dare prosecuzione ai piani di sviluppo e crescita; quasi una realtà su due, infatti, segnala questa criticità, che è paradossalmente un indicatore della solidità del nostro tessuto produttivo".

"Anche il tema dei costi energetici - conclude Giulio Sirtori - è purtroppo di grande attualità in questo periodo e se, da un lato, emerge sempre più evidente la necessità di politiche energetiche efficaci, dall’altro le nostre imprese possono contare sul supporto del Consorzio Energia Lombardia Nord per gestire al meglio approvvigionamenti e consumi, con attenzione all’efficientamento".

Transizione green, sostenibilita’ d’impresa e investimenti

Sul versante degli investimenti e della sostenibilità, si rileva una prosecuzione in linea con quanto esaminato nella prima metà dell’anno, con una serie di iniziative in svariati ambiti.
Tre realtà su cinque sono attive in investimenti per il rafforzamento del capitale fisico (59%), in particolare attraverso l’acquisto di spazi produttivi, magazzini, impianti e attrezzature, oltre che in progetti di risparmio energetico (57,4%), a cui si sono aggiunti interventi per la sostenibilità ambientale per il 48% del campione. Per quanto concerne i progetti legati allo sviluppo dell’innovazione di prodotto e di processo, il 44,7% delle imprese ha inserito al proprio interno tecnologie per la digitalizzazione, mentre il 41,9% del campione è risultato attivo in azioni di ricerca e sviluppo.
Circa tre realtà su dieci (28,9%), infine, hanno investito nelle attività di promozione della presenza sui mercati internazionali.

Domanda

Nel secondo semestre 2024 si registra un contenuto rallentamento della domanda, sia nel raffronto tendenziale, sia a livello congiunturale.
Il dato misurato rispetto ai livelli della seconda metà del 2023 si attesta al -2,3%.
La congiuntura con il semestre gennaio-giugno 2024, quando gli ordini erano in aumento del 2% rispetto ai sei mesi precedenti, evidenzia invece una variazione del -3,4%, confermandosi sostanzialmente in linea con le previsioni dell’osservatorio precedente.
Le aspettative per l’evoluzione della domanda nei primi sei mesi del 2025 indicano fiducia in un’inversione di tendenza, attestandosi in media al +1,4%.

Produzione

L’andamento dell’attività produttiva è in linea con gli ordini, con contrazioni su entrambi gli intervalli temporali di analisi.
Il confronto tendenziale registra un calo di circa tre punti percentuali (-3,1%) rispetto ai livelli della seconda metà del 2023.
Paragonato al primo semestre 2024, il dato si attesta invece al -3,9%; la variazione giunge dopo l’aumento del 2,3% della produzione registrato nella prima metà del 2024 rispetto ai sei mesi precedenti.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione si attesta a quota 70,7%, in linea con la prima metà del 2024 (69%).
È invece inferiore di due punti percentuali circa il contributo aggiuntivo alla produzione determinato dalla subfornitura, che passa dal 4,8% del primo semestre 2024 al 3%. L’outsourcing produttivo è principalmente affidato ad aziende italiane (2,4%), con un’incidenza limitata delle collaborazioni con realtà estere (0,6%).
L’impiego della capacità produttiva assume tinte variegate e passa dai casi vicini alla saturazione a un numero più contenuto di aziende aderenti che registrano un minor utilizzo. Le differenze emergono sia su base dimensionale, sia considerando i settori di appartenenza.
Le realtà con oltre 50 occupati indicano un tasso di utilizzo medio del 78,3%, mentre le aziende di dimensioni più ridotte fanno registrare un 64,4%.
Guardando ai settori, emerge un impiego del 68% per le aziende tessili, del 69,2% per le metalmeccaniche e del 73,4% per le imprese che operano in altri settori.

Fatturato

Nel secondo semestre 2024 l’andamento delle vendite è coerente con quelli della domanda e della produzione: le variazioni sono negative, ma in modo contenuto.
Rispetto ai livelli del corrispondente semestre 2023, il dato si attesta al -2,4%.
La variazione congiunturale determinata dal confronto con il fatturato della prima metà del 2024 è pari al -3,8%.
Le previsioni per il periodo gennaio-giugno 2025 indicano invece stabilità dei livelli (-0,1%).
I giudizi sull’andamento delle vendite tra ottobre e dicembre 2024 tracciano un quadro di prevalente raffreddamento degli scambi, in modo coerente rispetto al fatturato.
Nel dettaglio, le vendite in Italia sono in diminuzione per il 47,5% del campione, stabili sui livelli del trimestre aprile-giugno 2024 per il 30,6% e in aumento per il restante 21,9%.
Le esportazioni sono invece in decelerazione per il 47,8% delle imprese, in mantenimento per il 28% e, infine, in espansione per il 24,2%.
Confermati l’elevato grado di internazionalizzazione delle imprese e la loro competitività su molteplici mercati: la quota di fatturato realizzato al di fuori dell’Italia tra luglio e dicembre è superiore ad un terzo del totale (35,9%).
Oltre la metà delle esportazioni è diretta verso l’Europa, mercato in cui è generato quasi un quarto delle vendite totali (23,7%), e, nel dettaglio, il 20,4% negli stati occidentali e il 3,3% nella parte orientale del continente.
Ulteriori aree di interesse sono gli Stati Uniti (4,8%), l’America Centro-Meridionale (2,1%), i BRICS (1,6%) e l’Asia Occidentale (1,5%).

Materie prime

Per il secondo semestre 2024 le aziende del campione confermano il permanere di criticità attinenti all’approvvigionamento delle materie prime, anche se in modo meno esteso rispetto ai mesi precedenti.
Per quanto riguarda i costi delle commodities, tra luglio e settembre circa due terzi (64,4%) delle imprese indica stabilità, il 23,6% listini meno convenienti e il restante 12% una riduzione.
Tra ottobre e dicembre 2024, il quadro resta invariato per il 69,2% del campione, mentre il 19% segnala un apprezzamento e l’11,8% un calo, con prezzi maggiormente favorevoli.
Per una realtà su dieci circa sono confermate le distorsioni delle catene di fornitura, in particolare con l’estensione dei tempi di consegna per il 13% dei casi, con quantità di merci inferiori rispetto alle richieste per il 14,6% e con un peggioramento della qualità per il 15,9%.
Questi nodi critici, ai quali negli ultimi mesi dell’anno si somma l’aumento dei costi energetici, hanno agito negativamente sulla gestione delle attività delle imprese: per il 16,9% del campione è stato necessario riorganizzare parte del lavoro e dell’attività produttiva, per un’impresa su quattro (25,9%) si registrano significativi impatti con aumenti dei costi di produzione e il 59,9% degli aderenti segnala una contrazione dei margini di profitto.

Occupazione

Una fase di generale conservazione degli organici caratterizza il secondo semestre 2024.
A fianco delle sette realtà su dieci (71,4%) che segnalano stabilità per l’andamento occupazionale, si inserisce il bilanciamento fra chi indica un aumento (13,2% delle imprese) e chi segnala una riduzione (15,4%).
In questo quadro generale, si rileva tra luglio e dicembre una quota del campione pari al 15,9% che segnala di aver richiesto o fatto effettivamente ricorso ad ammortizzatori sociali, mentre quasi un’azienda su due (48,6%) sottolinea le difficoltà nel reperire sul mercato personale con le competenze adeguate ai fabbisogni aziendali.
Per i primi sei mesi del 2025 le previsioni confermano un mantenimento dei livelli occupazionali per oltre tre realtà su cinque (62,3%), in un quadro dove, in caso di variazione, le aspettative di crescita (29,7%) superano ampiamente quelle relative ad una contrazione (8%).

 

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