Lotta allo spreco alimentare: «Lombardia virtuosa, ma attenzione ai poveri: ormai i vicini della porta accanto»

Giovanni Bruno, presidente del Banco Alimentare, ci spiega l’impegno della Fondazione e le nuove sfide della pandemia

Lotta allo spreco alimentare: «Lombardia virtuosa, ma attenzione ai poveri: ormai i vicini della porta accanto»
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La nostra regione occupa la pole position quando si tratta di contrastare gli sprechi alimentari. La conferma arriva da Giovanni Bruno, presidente del Banco Alimentare, che guida una macchina vincente capace di combattere spreco da una parte e recuperare cibo ancora buono dall’altra.

Sono 75mila, infatti, le tonnellate di alimenti raccolte ogni anno attraverso 7mila strutture caritatevoli convenzionate, 2 mila volontari, e che servono a dare fiato a ben 1,5 milioni di persone. «Ce lo dicono le proiezioni: almeno il 50% dello spreco di prodotti avviene in famiglia e rimane quindi irrecuperabile, perché le cose vanno distribuite e stoccate secondo certe modalità. Non possiamo pertanto fare il giro del frigo delle persone. Ma è comunque cresciuta una sensibilità in tal senso. Il 4% dei lombardi ha infatti dichiarato di sprecare più volte nel corso della settimana, contro il 7% che rispecchia invece il trend nazionale».

Attenzione ai poveri: ormai i vicini della porta accanto

Bruno e i suoi, però, hanno come obiettivo quello di raggiungere chi spreca maggiormente proprio tra le mura domestiche. Per questo «serve un’educazione: dai bambini ai genitori, un po’ come sul fronte del fumo, coi figli che tartassano per far smettere. Forse è una questione di recupero dell’educazione. C’è da recuperare una concezione globale. Non è diverso dal parlare poi dell’ecologia, del riscaldamento e della plastica. Dietro ci dev’essere un cambio di passo: non siamo al mondo da soli, le cose non è detto che ci spettino ma ci sono date. Di conseguenza bisogna averne cura per sé e per gli altri. Un richiamo moralistico che si traduce veramente in termini pratici, in termini di intelligenza e lettura della realtà».

Giovanni Bruno

E intanto la fotografia sulla povertà registra purtroppo un aumento in termini di dimensioni. «La pandemia ha reso in modo evidente e clamoroso quel che già c’era. Usciamo dalla sola idea dei clochard, che comunque ci sono, per entrare in quella della massa, del vicino della porta accanto, ossia chi ha famiglia, una casa, il centrino sul tavolo, il soprammobile al posto giusto e fa scelte quotidiane, se concedersi una visita urgente, mandare il figlio a fare sport oppure in vacanza. Questo è il povero della porta accanto che intendiamo. Pensiamo, non da ultimo, per esempio, al caso della bambina che qualche anno fa era svenuta ad Udine perché non mangiava. Non aveva, semplicemente, più cibo in casa».

Lotta allo spreco alimentare

Una crisi che ha fatto venire a galla lacerazioni che erano già presenti. A mettere le pezze ci pensa proprio Banco Alimentare, realtà molto attiva pure sotto l’aspetto delle iniziative. L’appuntamento per definizione, in particolare, riguarda la Colletta Alimentare che si tiene nel mese di dicembre. Nel 2020 è valsa «2,5 mila tonnellate di cibo. Cifre che, sommate ai contributi scaturiti dalle sinergie attivate in ambito europeo, hanno portato a distribuire 100mila tonnellate totali di derrate alimentari». Ma ha dovuto fare a meno della presenza fisica dei suoi volontari al di fuori dei supermercati a causa della pandemia. «Abbiamo cambiato formula scegliendo come mezzo di pagamento le card. Hanno aderito il 75% dei supermercati che tradizionalmente aderivano».

Importante pure l’appuntamento con “La fame non va in vacanza”, che ha previsto la distribuzione di marmellate allo scopo di raccogliere fondi, «anche per quei 20mila bambini che, in una realtà come Milano, che non è il Pakistan, fanno l’unico pasto regolare a scuola», ricorda lo stesso Bruno.

Facciamo l’orto in casa

Coi vari lockdown da Covid, intanto, le persone sono state costrette a rimanere a casa per molto tempo. Contemporaneamente, ha preso piede l’abitudine di fare l’orto in casa. Una tendenza, conclude, «che può dare una grossa mano a sprecare meno. “Facciamo l’orto in casa”, l’iniziativa che il Gruppo Netweek ha lanciato di recente, aiuta a percepire il sacrificio di chi produce in prima persona. Tutte buone pratiche che aiutano ad accrescere la responsabilità individuale. E’ una modalità, in altre parole, per rendersi conto del consumo di acqua e terra, ripristinando il rapporto umano con questi elementi primordiali».

Regione Lombardia in prima linea per il recupero e la distribuzione delle eccedenze alimentari

Ogni anno circa un terzo del cibo commestibile, pari a 1,3 miliardi, di tonnellate viene sprecato, mentre una parte importante della popolazione mondiale soffre la fame. Nelle nostre case, destinazione finale, finiscono nella spazzatura ben 36 kg l’anno pro-capite di cibo, con uno sperpero di 6,5 miliardi di euro. Non basta: produrlo, immagazzinarlo e trasportarlo – inutilmente – comporta emissioni di gas serra, consumo di acqua, di suolo e di energia, produzione di rifiuti.

«Regione Lombardia è in prima linea nel contrasto dello spreco alimentare: il nostro obiettivo è ridurlo del 30 per cento entro il 2025 e dimezzarlo entro il 2030 attraverso una serie di provvedimenti e di iniziative volte al recupero delle eccedenze. Per il biennio 2021-2022 Regione Lombardia continuerà a sostenere la capillarità di queste attività con una dotazione di 2,8 milioni di euro. Sono previsti finanziamenti destinati agli enti del terzo settore per il sostegno a progetti di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari volti all’inclusione sociale di tante famiglie in difficoltà». Lo ha dichiarato Alessandra Locatelli, assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, in occasione dell’ottava “Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare”, lo scorso 5 febbraio.

«Lo scorso anno – ha aggiunto Fabio Rolfi, assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi – abbiamo promosso #iomangiolombardo, un’iniziativa innovativa, a burocrazia zero, con la quale abbiamo destinato 1.800.000 euro ai caseifici lombardi per acquistare formaggi Dop da distribuire al circuito dell’indigenza». «Un’azione – ha sottolineato ancora Rolfi – dal doppio valore: economico e sociale, per dare liquidità immediata alle imprese e fornire cibo di qualità alle famiglie in difficoltà. Questo ha consentito a molte aziende anche di liberare i magazzini dalle produzioni in eccedenza e di dare respiro al proprio ciclo produttivo».

«Con un ulteriore bando – ha ricordato l’assessore all’Agricoltura – abbiamo finanziato altri 10 progetti di riduzione delle eccedenze alimentari: 280.000 euro per accorciare le filiere, promuovere modelli di agricoltura sostenibile e di economia circolare, valorizzare al meglio i prodotti lombardi ed evitare eccedenze. L’agricoltura lombarda, anche su questo tema, è presente ed è impegnata al massimo per ottenere risultati concreti».

«A dicembre – hanno ricordato gli assessori Locatelli e Rolfi – si sono conclusi 10 progetti di raccolta e distribuzione di derrate alimentari realizzati sul territorio regionale e sostenuti con un finanziamento regionale complessivo di oltre 2,5 milioni di euro, che hanno permesso di dare un sostegno a oltre 1.500 strutture assistenziali e a più di 100.000 famiglie lombarde». «Nelle scorse settimane, inoltre – hanno concluso – si è chiuso il bando che, in continuità con le misure attuate per i bienni 2017-2018 e 2019-2020, sosterrà le attività di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari a favore di persone che non riescono ad accedere ad alimenti tali da garantire un equilibrio alimentare e una vita sana, anche in conseguenza dei riflessi economici dovuti alla pandemia da Covid-19».

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