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Ciclone Rea: Rifondazione Comunista punta il dito su Autorità provinciali e regionali

Sono molti i punti sui quali la Segreteria provinciale chiede spiegazioni a Provincia e Regione.

Ciclone Rea: Rifondazione Comunista punta il dito su Autorità provinciali e regionali
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 L’area di bassa pressione denominata ciclone Rea, che ha interessato la Lombardia e la nostra provincia il 26 e il 27 agosto, ha portato ad abbondanti precipitazioni, che hanno innescato alcune situazioni di criticità. Per fortuna, già da lunedì, la perturbazione è andata esaurendosi.

E’ rimasta, però, la sensazione di uno “scampato pericolo”: sarebbe bastata la concomitanza di piogge più consistenti accompagnate dalle alte temperature in quota che hanno caratterizzato quasi tutto il mese di agosto con lo zero termico al di sopra dei 4.000 metri per produrre ben altre conseguenze al territorio e alla popolazione.

A fronte del rischio corso, ci sembra francamente insufficiente le dichiarazioni che sono state rilasciate dalle massime autorità provinciali, che si sono limitate ad esprimere soddisfazione per il buon funzionamento della macchina organizzativa, senza dire molto di più.

Vista la rilevanza dell’evento, da parte dell’assessore Sertori e del presidente della Provincia ci saremmo aspettati un ragionamento un po’ più articolato

Così si legge in una nota stampa diffusa oggi dalla Segreteria di Rifondazione Comunista

Riportiamo di seguito il comunicato integrale:

Cambiamento climatico

Possibile che non sia stato fatto alcun collegamento tra le intense precipitazioni di fine agosto e la questione fondamentale del cambiamento climatico? Eppure il maltempo ha posto fine ad una ondata di caldo straordinaria e al conseguente aumento dello scioglimento dei ghiacciai che è l’effetto più appariscente del riscaldamento globale in corso. Un collegamento sarebbe stato doveroso e avrebbe comunicato alla popolazione l’immagine di una classe politica responsabile e attenta alla dimensione globale dei fenomeni locali, unica chiave con cui è possibile oggi leggere e interpretare correttamente gli accadimenti.

Prevenzione

Nessun cenno critico e autocritico alle politiche seguite in questi anni contrassegnate da una cronica mancanza di risorse da dedicare alla cura del territorio e alla prevenzione, fatto denunciato lo scorso anno anche dalla Corte dei Conti.

Taglio dei fondi

Niente da dire, a questo proposito, sulla nuova formulazione del PNRR che dimezza i fondi per il contrasto al dissesto idrogeologico portandoli da 2,49 miliardi a 1,28 miliardi?

Modello di sviluppo

Nessun elemento di riflessione su tutti quegli elementi che agiscono come moltiplicatori del pericolo nel caso di eventi meteorologici eccezionali? Ci riferiamo all’eccessivo consumo di suolo, all’impermeabilizzazione derivata dalla cementificazione, agli errori nella gestione urbanistica con aree a rischio rese abitabili da piani urbanistici compiacenti, agli interventi non appropriati sui corsi d’acqua, all’incuria per le superfici boscate con conseguente degrado della copertura vegetale ecc.

Grandi opere

Come si giustifica la penuria di fondi per la prevenzione con lo spreco di risorse pubbliche con progetti come il ponte sullo stretto di Messina? Quanti interventi sui micro dissesti avrebbero potuto essere finanziati dirottando i 124 milioni di euro destinati ad opere assurde come la pista da bob di Cortina per i giochi del 2026?

Capro espiatorio

 Invece di compiere un serio esame critico e autocritico, le responsabilità vengono scaricate sui “lacci e lacciuoli” che impedirebbero di intervenire. Ciò che ritarderebbe l’azione di messa in sicurezza sarebbe, infatti, il permanere nell’attuale quadro normativo di leggi di derivazione e orientamento ambientalista, che costituirebbero un ostacolo. Bisognerebbe, secondo l’assessore Sertori, tornare al “buon senso” di una volta quando le comunità locali gestivano in autonomia il territorio risolvendo i problemi. Buon governo del territorio di cui però poche sono le tracce nella storia passata delle nostre valli.

Pulizia degli alvei

Un’ultima considerazione, infine, sull’unico intervento che è stato indicato come urgente, quello della pulizia degli alvei. Nessuno contesta l’importanza di un’azione continua di manutenzione in questo campo, ma il problema è molto più complesso di quanto non sembri, come risulta dalle esperienze che sono state effettuate in questi anni. Molto dipende da come si interviene: non basta procedere al taglio della vegetazione cresciuta, alla rimozione dei tronchi e all’asportazione dei sedimenti depositati. Succede spesso che interventi condotti senza criteri causino danni all’ecosistema fluviale risultando controproducenti rispetto agli obiettivi di messa in sicurezza perseguiti.

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