Crisi economica in Valtellina: "Situazione di estrema tensione e incertezza"
"Le attività hanno dimostrato una grande resilienza nell’affrontare la crisi epocale in atto, ma in questa fase durissima rischiano di non farcela più" evidenzia la presidente dell’Unione Loretta Credaro.
Nel momento in cui l’emergenza sanitaria è ancora acuta con gravissime ripercussioni sul mondo economico, le categorie del Commercio, del Turismo e dei Servizi chiedono al Governo aiuti urgenti e adeguati.
«Le attività hanno dimostrato una grande resilienza nell’affrontare la crisi epocale in atto, ma in questa fase durissima rischiano di non farcela più – evidenzia la presidente dell’Unione Loretta Credaro (In foto), a margine dell’incontro appena avvenuto con la propria Giunta, riunitasi per affrontare un’attenta analisi della situazione in corso –. Dalle nostre categorie giunge un forte grido di allarme – prosegue Credaro – e occorre fare presto, perché tante attività sono a rischio tenuta a causa del drastico calo di lavoro e dell’aumento vertiginoso dei costi di gestione, in particolare dei rincari di energia e materie prime». E che le imprese siano in una situazione di estrema tensione e incertezza risulta chiaro anche dell’indagine sull’andamento dei consumi e delle presenze turistiche realizzata in questi giorni dall’Unione. La rilevazione è stata condotta contattando un campione di circa 300 imprese attive in provincia (tessile-abbigliamento e calzature, ristoranti e bar, ricettività turistica).
Tessile ed abbigliamento
I saldi invernali non hanno risollevato le sorti di un periodo difficile: oltre il 50% dei commercianti del settore tessile-abbigliamento e calzature ha evidenziato un andamento negativo e, di essi, circa la metà ha lamentato un calo almeno del 30%, con crolli anche del 50%. C’è meno gente in giro a causa dell’emergenza sanitaria, che scoraggia gli acquisti nei negozi fisici, dando per contro una notevole spinta agli acquisti online. La situazione è spesso drammatica.
Ristoranti
C’è forte preoccupazione anche nel settore della ristorazione: i ristoranti delle stazioni sciistiche hanno lavorato abbastanza bene fino all’Epifania, mentre gli altri hanno messo in risalto difficoltà, soprattutto quelli di Sondrio, per il ritorno allo smart working e la recrudescenza dei contagi, che induce i clienti a stare a casa. In questo scenario, secondo qualche operatore la situazione attuale è addirittura peggiore di quella dello scorso anno, quando, restando chiusi, gli operatori avevano almeno ricevuto dei ristori e non avevano sostenuto i costi per il funzionamento delle attività. La categoria, pertanto, è fortemente preoccupata e, ad aggravare la situazione, intervengono anche l’aumento dei costi dell’energia, i problemi nella gestione/organizzazione del personale e le difficoltà nel reperire nuovi dipendenti.
Bar e cafè
Anche per bar e caffè in evidenza un quadro di sofferenza, con circa il 70% degli operatori che lamenta una situazione di forte difficoltà. Le conseguenze più drammatiche si registrano anche in questo caso nel capoluogo: a Sondrio, come detto, il ritorno allo smart working ha contribuito a rendere la città ancora più deserta. Numerose le problematiche messe in luce dagli esercenti, a cominciare dal calo della clientela che fa paragonare la situazione attuale a un lockdown di fatto, generato anche dal ‘terrorismo’ propagato dai mezzi di informazione.
E poi ancora, gli affitti troppo alti, i problemi con la gestione del personale (tra dipendenti positivi e sostituzioni difficili da reperire), l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia.
Strutture ricettive
Riguardo alla ricettività alberghiera, circa il 70% ha messo in risalto una situazione tutto sommato positiva da inizio stagione all’Epifania e ciò con riferimento soprattutto agli alberghi delle località sciistiche (anche se si sono registrate moltissime cancellazioni sotto data per positività e quarantene, poi rimpiazzate da nuove prenotazioni che hanno garantito occupazione, creando però una grossa mole di lavoro in più per gli albergatori), mentre per il restante 30% i dati sono negativi. Gennaio, a partire dal 10, ha evidenziato una situazione stagnante, per cui c’è forte preoccupazione per il prosieguo della stagione, a causa delle disdette ricevute e del calo di prenotazioni (tra l’altro, il clima di grande incertezza delle regole scoraggia gli stranieri a raggiungere le mete turistiche). Tale situazione riguarda le strutture alberghiere così come quelle extralberghiere e le case vacanza. Turismo fermo significa anche, in aggiunta, crisi delle agenzie di viaggio.
«In tutti i settori esaminati – conclude la presidente Credaro - permane un clima di forte difficoltà e incertezza, mentre crescono i problemi nella gestione e organizzazione del personale (per esempio, in alcune strutture alberghiere molti dipendenti sono risultati positivi e si è dovuto chiudere, perché non si sono trovati altri lavoratori da assumere) e lievitano i costi. Una situazione molto dura da fronteggiare e che richiede attenzione e sostegni tempestivi e adeguati».