Distruzione

Anno nero per l’agricoltura: dopo la siccità arriva la grandine a flagellare gli alpeggi

La grandine è l’evento climatico più temuto dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca.

Anno nero per l’agricoltura: dopo  la siccità arriva la grandine a flagellare gli alpeggi
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Grandine e vento forte si sono abbattuti a macchia di leopardo su molte zone del nord Lombardia, flagellando gli alpeggi causando danni ingenti nelle campagne già duramente provate dalla siccità. E’ quanto emerge da un primo monitoraggio di Coldiretti in occasione dell’ondata di maltempo sulla regione: colpita anche la provincia di Sondrio, dove la grandine è caduta in quota, flagellando gli alpeggi. Situazione particolarmente critica sul Passo San Marco, imbiancato come in inverno.

Precipitazioni violenti che non risolvono il problema della siccità

Ma i chicchi di ghiaccio si sono abbattuti anche sui terreni resi secchi dalla siccità che tuttora flagella l’intera Lombardia, con precipitazioni violente e purtroppo ininfluenti sul problema dell’arsura nei campi: i chicchi di ghiaccio hanno colpito pesantemente in Oltrepo Pavese, in particolare sui vitigni nei comuni di Santa Maria della Versa e Castana, con danni fino all’80 per cento sull’uva quasi matura. Nel Bresciano si registrano devastazioni in Valcamonica con pascoli completamente distrutti dalla violenza delle tempeste; la grandine ha investito anche gli alpeggi della Val Grigna, oltre che la zona dell'alto Garda, sempre nel Bresciano, a Pertica Bassa, con gravi conseguenze su mais, zucche, zucchine e piante da frutta.

Distruzione

Il maltempo ha investito pesantemente anche il Lodigiano, soprattutto in un’ampia striscia di territorio tra i centri di Lodi, San Martino in Strada e Villanova sul Sillaro, dove sono state mitragliate le coltivazioni in campo, con il ghiaccio che ha distrutto le foglie del mais e ha piegato le piante in una fase decisiva della loro crescita. Danni anche ad alcune cascine vicino al capoluogo.

Tromba daria nel Milanese

A ovest di Milano, invece – prosegue Coldiretti – una tromba d’aria e la forte pioggia mista a grandine hanno investito l’area tra il comune di Arconate e quello di Parabiago, spezzando il mais e la soia, oltre a scoperchiare le strutture agricole. Segnalazioni di danni riguardano infine le coltivazioni in campo in alcune zone della Brianza e nel Basso Varesotto, specie nella zona a sud della provincia dove sono caduti 45 millimetri di pioggia in un lasso di tempo davvero molto ridotto e dove la grandine ha colpito alcune strutture agricole, come ad esempio a Uboldo.

Grandine molto temuta

“La grandine è l’evento climatico più temuto dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca ai raccolti visto che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno in una situazione in cui la siccità ha già avuto un impatto devastante sulle produzioni” commenta Silvia Marchesini, presidente Coldiretti Sondrio.

La pioggia deve durare a lungo

Manifestazioni, come detto, che non cambiano lo stato di sofferenza idrica sul territorio come si evidenzia dal livello idrometrico del fiume Po che è sceso a 3,7 metri al Ponte della Becca che è rappresentativo delle criticità presenti in pianura padana dove per la mancanza di acqua è minacciata oltre il 30% della produzione agricola nazionale e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. La situazione di carenza idrica riguarda anche i grandi con il Maggiore che ha appena il 15% di riempimento dell’invaso e quello di Como con appena il 2,4% mentre nelle zone a valle serve l’acqua per irrigare le coltivazioni, e persino il Garda è pieno poco meno di 1/3 (30%).

La pioggia – conclude Coldiretti Sondrio – è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti.

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