Bormio

Dall’Istituto Superiore Statale Superiore Alberti un grido d’allarme

La comunità scolastica scrive a cittadinanza e autorità.

Dall’Istituto Superiore Statale Superiore Alberti un grido d’allarme
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La comunità scolastica dell’Istituto Superiore Statale Superiore Alberti scrive a cittadinanza e autorità una lettera sottoscritta dai sindaci dell’Alta Valle e dal presidente della Comunità montana.

L’anno scolastico è iniziato sotto il peso di criticità di organico, che si son via via aggravate, pregiudicando la qualità dell’azione didattica, nonostante gli sforzi del personale docente.

La lettera

"Non è nostra intenzione, rivolgere accuse all’amministrazione scolastica territoriale; siamo consapevoli che le cause sono la progressiva e sconsiderata riduzione delle risorse destinate all’istruzione da politica e organi centrali; ma crediamo giusto, che la cittadinanza sia consapevole delle gravi difficoltà con le quali la nostra quotidianità, di scuola reale, di persone, famiglie, professionisti, deve scendere a patti.

La sezione dell’Istituto Professionale si trova ad operare con due sole classi prime (in passato, tre) e una classe terza articolata, compromettendo l’efficacia dell’azione educativa; sono 30 studenti ciascuna, tanti con bisogni educativi speciali che, per l’elevatissimo numero di alunni nelle classi, non possono godere del clima di partecipazione, collaborazione e personalizzazione degli apprendimenti; la consistenza numerica è destinata ad aumentare, col rischio di sfiorare picchi di 35 ragazzi per classe.

Non meno critica la condizione della classe terza articolata, che riunisce due indirizzi di carattere diverso, prevedendo uno sdoppiamento solo durante alcune discipline d’indirizzo, non, ad esempio, l’insegnamento delle lingue straniere".

Offerta

Risultato, "il dimezzamento dell’offerta formativa: situazioni che si trascineranno fino alla classe quinta, pregiudicando la qualità dell’azione didattica irrimediabilmente.

Un errore che non possiamo permetterci, credibilità, prestigio, azione formativa ed educante di un istituto strategico per la formazione di professionisti della ricezione, non possono essere messi a repentaglio da logiche contabili, specialmente in vista della sfida olimpica.

Siamo amareggiati di fronte allo scollamento tra realtà locale e proclami di istituzioni nazionali, quali il superamento delle classi pollaio. È ora che cittadinanza, politica e amministrazioni si rendano conto che la scuola non si fa con decreti e fogli di calcolo, ma con investimenti di capitale economico e umano, volti a promuovere la crescita dei ragazzi e della realtà.

Ricondurre la strategia di gestione della pubblica istruzione a un’operazione di bilancio, significa lasciare le scuole in balia di se stesse e della propria capacità organizzativa, allo stremo.

Difficoltà scaricate sulle spalle di docenti, impossibilitati a svolgere il lavoro, e alunni, privati di parte del loro diritto allo studio: finchè trattati come numeri, saranno sempre più distanti dalle istituzioni, dal loro successo formativo e meno inclini a diventare cittadini: non sappiamo oggettivamente come biasimarli".

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