Commemorazione

Vervio non dimentica l’eccidio di 5 partigiani

Domenica scorsa si è tenuta l’annuale rievocazione del sacrificio di quattro giovani partigiani ed un civile avvenuto il 5 febbraio 1945.

Vervio non dimentica l’eccidio di 5 partigiani
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Domenica 12 febbraio si è tenuta a Vervio l’annuale rievocazione del sacrificio di quattro giovani partigiani ed un civile, avvenuto il 5 febbraio 1945. La cerimonia ha visto la partecipazione attiva del Comune di Vervio con il suo sindaco, con diverse delegazioni in rappresentanza delle sezioni Anpi della provincia, i sindaci di Tirano, Mazzo, Lovero e Tovo. Erano presenti anche rappresentanze del Comune di Grosotto e dell’amministrazione provinciale. Alla presenza di numerosi cittadini di Vervio e dei Comuni limitrofi, dopo la funzione religiosa hanno parlato il sindaco di Vervio Enzo Quadrio e, a nome dell’Anpi Sergio Spolini, membro della segreteria provinciale. Il primo ha rievocato i fatti che hanno condotto al tragico evento, mentre il rappresentante dell’Anpi ha ricordato le condizioni politiche e la guerra di Resistenza che, ad opera di tanti giovani partigiani, ha indotto il regime fascista, ormai alla disfatta, a vendicarsi in ogni maniera contro quanti lo avevano contrastato nei più diversi modi.

Spolini

Spolini ha poi ricordato che l’ideologia fascista, che si basava sulla violenza, sul pensiero unico, sulla oppressione e sulla segregazione razziale, con un unico uomo al comando ha prodotto in 20 anni di potere in Italia dei tragici danni e lutti enormi. In provincia di Sondrio sono stati uccisi per mano fascista 135 partigiani e cinquanta civili, ma la Resistenza ci ha consegnato una Costituzione Repubblicana profondamente antifascista che garantisce agli italiani i valori inalienabili ed universali di libertà, uguaglianza e pace.

I fatti

Ricordiamo brevemente i fatti. Di giorno, reparti della formazione dei Gufi, che operano nella zona, scendono a fondovalle e, dopo qualche azione, ritornano la sera sui monti e si dividono prudentemente in tre gruppi. La vigilanza termina verso l’una di notte. La tragedia accade nella notte tra il 2 e il 3 febbraio del ’45, dopo il turno di vigilanza, quando tutto sembra tranquillo. All’improvviso piombano sugli accampamenti una cinquantina di fascisti delle Brigate Nere del 63° Battaglione Tagliamento. Un piccolo gruppo di partigiani si trova nascosto in una stalla. Un altro, accortosi del pericolo a causa del trambusto provocato dall’irruzione dei fascisti, fa in tempo a dileguarsi, nascondendosi nei boschi. Ma altri quattro giovani vengono sorpresi nel sonno, non possono opporre alcuna resistenza, sono legati con le corde, catturati e trascinati nel centro del paese. Anche un altro giovane finisce casualmente nelle mani fasciste in paese e subisce la stessa sorte. I cinque sono a lungo interrogati, minacciati ed infine pestati a sangue e passati per le armi.

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