"Il turismo basato sulla neve non è compatibile con il futuro delle nostre montagne"
Legambiente punta il dito: "Basta al turismo insostenibile ad alta quota e alle opere impattanti. Anche sulle Alpi lombarde serve un nuovo approccio e modello turistico più sostenibile che rispetti la montagna replicando anche quelle buone pratiche già attive sul territorio. Il turismo si deve adeguare al clima che cambia, anche quando si tratta di Olimpiadi”.
“Basta al turismo insostenibile e alle opere impattanti in montagna”.
È questo il messaggio che Legambiente lancia oggi in occasione del flash mob organizzato ad alta quota, sulle pendici del ghiacciaio Dosdè, nell'ambito della terza tappa di Carovana dei ghiacciai in Lombardia in Alta Valtellina. Emblematico il luogo scelto: si tratta di un’area montana che ha investito molto sul turismo industriale invernale e che è prossima all’appuntamento con le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026. Per questo oggi l’associazione ambientalista torna a ribadire l’urgenza - a partire dalle Alpi lombarde - di un nuovo approccio e di un modello turistico più sostenibile che rispetti la montagna, ad esempio replicando le buone pratiche già attive sul territorio. Il turismo, in sintesi, si deve adeguare al clima che cambia, anche quando si tratta di Olimpiadi.
È questa la grande sfida e scommessa che si deve vincere in Lombardia, dicendo allo stesso tempo basta alle opere impattanti. Sono tre in particolare i contesti lombardi su cui Legambiente punta il dito: quello della Piana dell’Alute a Bormio, dove è prevista la cosiddetta tangenziale, progetto che nel 2023 ha ‘conquistato’ la Bandiera Nera di Legambiente; il progetto di collegamento sciistico Valfurva-Bormio-Livigno, e i diversi scempi messi n atto per l’innevamento artificiale, sia in quanto nuovi bacini da realizzare ex novo sia sfruttando indebitamente invasi naturali, come nel caso del Lago Bianco al Passo Gavia.
Non va dimenticato, sottolinea Legambiente, che la crisi climatica ha messo a nudo i limiti di un modello di fruizione turistica quasi esclusivamente incentrato su comprensori sciistici, indicando l’occasione di nuove attività e ricettività. Dai rifugi agli agriturismi, dalle guide alpine e escursionistiche agli artigiani e produttori locali, sono innumerevoli gli operatori del “turismo dolce” che a tutt’oggi restano ancora all’ombra dello sci.
Montagna che cambia a vista d'occhio
“Ci troviamo di fronte a una montagna che cambia a vista d’occhio - dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e della campagna Carovana dei ghiacciai - dove sarà sempre più difficile identificare la stagione invernale con lo sci alpino e per questo avrà bisogno di riconfigurarsi in un’idea di sostenibilità più ampia, capace di contenere in visioni complessive le possibilità di vivere nelle terre alte. C’è quindi la necessità di affrontare le conseguenze economiche del riscaldamento climatico del tipo di quelle sull’industria del turismo invernale, riconoscendo la necessità di convertire progressivamente quei modelli di sviluppo che espongono i territori alla continua incertezza stagionale dando spazio alle nuove attività di turismo “dolce” come, ad esempio, forme di escursionismo legate alle emergenze naturali qui ben raccontate con il sentiero glaciologico lungo la val Dosdè”.
“In un momento in cui la montagna è sempre più fragile e la neve sempre meno presente a causa del cambiamento climatico,” aggiunge Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia, “si investe ancora in visioni e progetti che non vanno in direzione della conservazione del patrimonio montano, aumentando così i danni derivati da fenomeni meteo sempre più estremi. Dalla tangenziale di Bormio agli impianti di innevamento, al progetto di collegamento impiantistico tra i versanti della Valfurva e della Valtellina, tutto ci dice quanto ancora si voglia sfruttare la risorsa montana senza tener conto delle conseguenze che inevitabilmente arriveranno.”
Modello non compatibile
Nella nota stampa diffusa oggi si legge:
Per Legambiente puntare solo sulla neve e sugli sci, come purtroppo ancora sta accadendo anche in Lombardia, favorisce una forma di turismo alpino che richiede investimenti massicci e tanto consumo di territorio. Un modello che non è compatibile né con il clima né con l’ambiente, né con un sano tessuto sociale ed economico. Non si tratta tuttavia di mettere in discussione le stazioni sciistiche in quanto tali, la situazione richiede piuttosto di pensare altre forme di sviluppo di turismo, che siano compatibili con i cambiamenti climatici, con l’ambiente naturale, con il tessuto sociale e che non consumino ulteriori spazi non ancora infrastrutturati come nel caso della tangenziale di Bormio.
Le opere sotto accusa
Il progetto della ‘tangenzialina’ di Bormio affligge la Piana dell’Alute, storica area verde agricola del paese conservata nei secoli, sull’argine sinistro del torrente proprio in queste ore interessato dall’esondazione del fiume Adda, per di più nel punto in cui dovrebbe essere realizzata una delle rotonde. L’opera della tangenzialina, in un primo tempo definita funzionale allo svolgimento delle Olimpiadi invernali di Cortina 2026, nonché di interesse per il Comune di Bormio perché “in grado di alleggerire il traffico veicolare che attualmente grava sull’abitato”. Per altro, l’opera non risolverebbe affatto la congestione veicolare, non congiungendosi con la viabilità verso la Valfurva e sovraccaricando il centro città.
Allo stesso modo preoccupa l’ormai annoso progetto di collegamento sciistico Valfurva-Bormio-Livigno, anche questo in qualche modo rispolverato per le Olimpiadi, sebbene ad oggi non ci sia ancora un progetto approvato. Sempre in funzione delle Olimpiadi e di un modello turistico ormai fuori dalla storia, nuovi bacini per l’innevamento artificiale stanno sorgendo a Livigno per alimentare le piste da sci. Pure il Lago Bianco di passo Gavia, gioiello di naturalità situato all’interno del territorio del Parco Nazionale dello Stelvio, sarà “compromesso”. Qui sono stati avviati i lavori per captare l’acqua che verrà impiegata durante la stagione invernale per alimentare gli impianti di innevamento delle piste da fondo della Valfurva.
Bandiere Nere e Verdi Lombarde
Legambiente quest’anno ha assegnato alla Lombardia due bandiere nere per quelle pratiche che non fanno bene all’ambiente e che guardano al passato e non al futuro della montagna. Una bandiera nera è andata al Comune di Bormio (SO) per la decisine di portare avanti “progetti vecchi che prevedono investimenti importanti sulla viabilità della Valtellina, in assenza di un vero piano della mobilità regionale, solo in vista dei cospicui finanziamenti previsti per l’imminente appuntamento olimpico”. L’altra bandiera nera è andata alla Regione Lombardia “per la modifica in chiave più permissiva della normativa regionale sulla percorribilità da parte dei mezzi motorizzati dei sentieri montani”. Per quanto riguarda gli esempi virtuosi di adattamento creativo e innovativo e di sostenibilità ambientale, sono solo due le bandiere verdi che Legambiente ha assegnato quest’anno alla Lombardia: quella all’Associazione Castanicoltori Lario Orientale per la promozione della buona pratica di cura delle selve castanili e quella all’Associazione Gruppo Sentieri Amici della Storia di Val Brembilla per “il costante impegno profuso da volontari nella creazione di un modello efficace di ricerca, conoscenza e cura dei luoghi con il ripristino e il mantenimento di una rete di sentieri tra antiche contrade con alto valore identitario, etnografico e naturalistico”.
Prossimo appuntamento Carovana dei ghiacciai
Domani 30 agosto ore 10.00 conferenza stampa finale sullo stato di salute del ghiacciaio Dosdè presso la sala consiliare del Comune di Sondrio. I giornalisti interessati per accreditarsi dovranno inviare un’e-mail a carovanadeighiacciai@legambiente.it