La protesta

Sciopero: domani i lavoratori Enel incociano le braccia

Tanti i temi sul tavolo soprattutto in Valle dove il comparto idroelettrico ha perso mille posti di lavoro nel corso degli anni

Sciopero: domani i lavoratori Enel incociano le braccia
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Nell’ambito dell’astensione dal lavoro nazionale indetta da Filctem-Cgil, Flaei-Cisl, Uiltec-Uil, anche addetti di Enel in provincia di Sondrio nella giornata di domani, venerdì 8 marzo 2024, incroceranno le braccia per protestare contro la politica del nuovo management che rischia di dare il colpo di grazia a una delle più importanti aziende del Paese.

Lavoratori Enel: le ragioni dello sciopero

Piano industriale inadeguato e dannoso, carenze negli investimenti, tagIi indiscriminati al costo del lavoro, esternalizzazione di attività centrali e peggioramento delle condizioni di lavoro per i 30 mila dipendenti italiani: sono queste le ragioni più importanti alla base dello sciopero generale.

"L’azienda - spiega il segretario Filctem-Cgil di Sondrio Vittorio Boscacci -  vuole incrementare l’affidamento a imprese esterne di alcune attività elettriche di particolare delicatezza, con una pericolosa diminuzione del presidio sulla conduzione degli impianti e con l’evidente obiettivo di ridurre il proprio personale interno, generando un probabile aumento dei rischi sulla sicurezza del lavoro e possibili conseguenze negative per il territorio stesso. L’azienda inoltre è decisa a modificare profondamente l’orario del lavoro per le realtà operative senza alcuna discussione preventiva, mentre ha già bloccato il piano di assunzioni concordato senza ulteriori piani di incremento del personale".

E aggiunge: "Vuole ridurre l’utilizzo dello smart working e falcidiare gli investimenti nell’ambito delle fonti rinnovabili che passano dai 5,5 miliardi (stanziati nel solo 2023) a 2,9 miliardi di euro nei tre anni successivi. Non c’è traccia di investimenti nel settore idroelettrico né sulla geotermia. C’è solo un generico impegno per la realizzazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo. Grave è la situazione anche nel settore del Mercato dove, a fronte di una rivoluzione epocale come quella della chiusura del mercato tutelato, non si prevedono incrementi di personale né progetti utili al consolidamento e all’espansione della propria posizione sul mercato libero, in una situazione che già oggi vede la necessità di aprire a turno gli sportelli dei territori a causa della mancanza di personale. Le manutenzioni delle sedi, specialmente nelle piccole realtà territoriali, sono di fatto assenti e ci sono problemi - anche importanti - che da mesi aspettano risposte. Non scioperiamo quindi per rivendicare aumenti salariali, né per chiedere privilegi, ma perché siamo preoccupati per la direzione che sta prendendo l’azienda".

"Serve un piano industriale"

Boscacci prosegue: "Enel pare intenzionata a indietreggiare, tornare al passato, anziché guardare al futuro. Non sembra avere alcun piano industriale di sviluppo e creazione di valore, nessun progetto utile ad affrontare il superamento del combustibile fossile e la messa a terra delle nuove tecnologie green finanziate dal Pnrr. Non può essere il mercato a dettare le strategie operative di Enel, ma la responsabile direzione di un grande player internazionale con la mission vera di erogare un servizio di pubblica utilità per i cittadini. Occorre che la politica ricominci a farsi carico delle sue prerogative ed elabori finalmente un piano energetico nazionale, affidando compiti e responsabilità a soggetti che ne sono degni e controllandone l’operato. Il malcontento diffuso in tutte le società del gruppo, che coinvolge indistintamente operai, impiegati e quadri è un segnale di allarme che non va sottovalutato e che non si placherà fino a una netta inversione di tendenza, utile a traguardare uno sviluppo e una rinnovata attenzione alla gestione della Rete Elettrica Nazionale in futuro.".

In Valle perso mille posti di lavoro nel settore idroelettrico

Dal 1980 a oggi Enel in provincia è passato da 339 a 74 dipendenti: si tratta di 265 posti in meno. Complessivamente, con Edison e A2A, c’è stata una diminuzione di 550 unità, passando da 896 a 346. Si è perso quindi il 62% della forza lavoro.

Se si tiene conto anche delle aziende elettriche più piccole attive in provincia di Sondrio, il calo - in circa 40 anni - è di 950 posti di lavoro, visto che si è passati da 1510 a 560 dipendenti. Con uno stipendio lordo di 50mila euro a lavoratore, si tratta di oltre 47 milioni di euro in meno all’anno di salari. Una cifra considerevole, che rappresenta buona parte dei proventi dei sovracanoni in Valtellina e Valchiavenna.  

“Questo trend deve essere invertito - conclude Vittorio Boscacci, segretario provinciale della Filtcem-Cgil -. Le procedure per le concessioni idroelettriche devono diventare un’ottima occasione per raggiungere quest’obiettivo. In occasione dell’assegnazione è fondamentale definire un patto con le aziende basato sulla qualità del lavoro e sui livelli occupazionali. Questo vuol dire, ad esempio, niente esternalizzazioni e subappalti, anche perché si tratta di ruoli - basti pensare alla gestione delle dighe - che richiedono professionalità elevate per garantire la qualità del servizio e la sicurezza del territorio”.

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