Situazione critica

Nel Parco dello Stelvio gli allevatori tengono in stalla gli animali per paura dei grandi predatori

L'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurale ha emesso un comunicato stampa congiunto con il Comitato per la tutela delle persone e degli animali dal lupo riguardante la recente ripresa delle predazioni nella zona del Parco dello Stelvio

Nel Parco dello Stelvio gli allevatori tengono in stalla gli animali per paura dei grandi predatori
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L'Associazione Nazionale per la Tutela dell'Ambiente e della Vita Rurale ha emesso un comunicato stampa congiunto con il Comitato per la tutela delle persone e degli animali dal lupo riguardante la recente ripresa delle predazioni nella zona del Parco dello Stelvio, in particolare nelle regioni della Valtellina e della Valchiavenna. Gli allevatori riportano che, a causa della presenza dei grandi predatori, stanno tenendo gli animali in stalla, provocando costi aggiuntivi e diminuzione della produzione.

Situazione critica

La situazione è resa più critica dalla difficoltà nel ricevere gli indennizzi per le perdite subite, dalla crescente paura del lupo e dal costo elevato del mantenimento degli animali in stalla. Gli allevatori chiedono soluzioni pratiche, come l'utilizzo di recinzioni adeguate per evitare lo sconfinamento degli animali, e criticano le politiche del Parco dello Stelvio che scoraggiano il pascolo libero.

Gli allevatori denunciano un clima di sfiducia e paura, con molti di loro che hanno già ridotto il numero degli animali allevati. La presenza del lupo ha causato un calo nella produzione e problemi di fecondità negli animali a causa dello stress. Tuttavia, sostengono che esistano soluzioni tecniche per affrontare la situazione e si offrono di collaborare con le autorità competenti per trovare una soluzione al problema.

C'è paura

Riportiamo di seguito il comunicato completo:

In Valfurva ricominciano le predazioni: una settimana fa, il 14 maggio, a Madonna dei Monti, una pecora è stata trovata morta, consumata nel giro di poche ore ma il personale del Parco dello Stelvio non ha voluto riconoscere la responsabilità del lupo.

Con la difficoltà ad ottenere gli indennizzi, con la paura del lupo, con i costi in crescita (maggior consumo di fieno, meno nascite per via dello stress), con la crescente dissuasione del pascolo libero, gli allevatori ovicaprini del Parco stanno riducendo gli animali allevati. Non è però accettabile l’esproprio degli usi civici, l’abbandono dei pascoli e dei prati e il degrado della montagna. Gli allevatori chiedono soluzioni: lasciateci mantenere i capi sui terreni dove abbiamo il diritto di pascolo impedendo lo sconfinamento con idonee recinzioni.

Se non il lupo chi? È assodato che in zona vi sia lupa gravida con un figlio. Alcuni allevatori, uno in particolare, che negli ultimi 2-3 anni si è visto predare 49 capi ovini, sostiene di aver visto a più riprese anche l’orso. Perché non informare la popolazione di queste presenze? Perché negare la responsabilità del lupo quando, anche in Lombardia, da criteri estremamente rigidi si è passati a riconoscere l’evento predatorio anche in assenza della “prova del nove”? I lupi, a differenza di pochi anni fa, sono ormai quasi ovunque, il randagismo canino è assente e privare dell’indennizzo gli allevatori per il puntiglio di difendere il lupo a ogni costo è profondamente ingiusto. Di fatto, tra gli allevatori, c’è un clima di sfiducia e di paura.

Molti, specie i più piccoli, hanno già ridotto il numero dei capi allevato. Con la presenza del lupo le pecore e le capre devono essere tenute in stalla più a lungo, con pesanti costi in termini di provvista di fieno. Va anche detto che, dove le greggi sono stati fatte oggetto delle “attenzioni” del lupo, vi è stato anche un calo di produzione per via della minore fecondità delle fattrici, causa lo stress.

Vi sono poi le pressioni del Parco tese a scoraggiare in tutti i modi il pascolo libero per ridurre il conflitto sui grandi predatori. Ma va chiarito che il diritto di pascolo, attraverso l’uso civico, è diritto inalienabile. Il Parco non può espropriarlo. La legge forestale regionale pone dei limiti al pascolo incustodito ma non lo vieta laddove sia garantito che gli animali non sconfinino su proprietà altrui .

E allora perché non si aiutano gli allevatori a installare, limitatamente ai punti di possibile sconfinamento, delle recinzioni semi-fisse? Al fine di razionalizzare questa soluzione, i piccoli allevatori potrebbero, ma in parte lo fanno già, aggregarsi tra loro e garantire anche una custodia continuativa qualora il Parco e la Regione venissero incontro alle richieste già inoltrate lo scorso anno (ricoveri, accessibilità con la moto). Tutte le soluzioni hanno un costo ma i lupi non li hanno voluti gli allevatori! Abbandonare la montagna (impedire il pascolamento porta anche alla cessazione dello sfalcio a quote più basse) ha un costo molto più alto. Le soluzioni tecniche esistono e siamo disponibili a illustrarle agli organi competenti.

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