Tirano

L’ospedale di Sondrio ci ha salvato la vita

Bernardo Gabriele Ferrari racconta dell’attacco di cuore che ha colpito lui e del nodulo al seno della moglie a pochi giorni di distanza.

L’ospedale di Sondrio ci ha salvato la vita

Una singolare storia di sanità valtellinese stavolta finita bene. Ce la racconta Bernardo Gabriele Ferrari di Tirano, che l’ha vissuta in prima persona questa settimana.

“Il più delle volte si sente parlare male della nostra sanità, mettendo in luce ritardi, disservizi e carenze strutturali. Questa volta invece voglio condividere la nostra esperienza, non per mania di protagonismo, ma perché il sapere è fatto per darlo e perché chi salva una vita salva il mondo. E’ quindi giusto raccontare anche ciò che funziona, riconoscendo il merito dei medici, infermieri e operatori che ogni giorno lavorano con impegno e professionalità”.

Le tappe

2013, Ferragosto.

“Può succedere di alzarsi tranquilli al mattino, dopo una notte di sonno sereno, e di fare colazione alle 7.30. Poi due pastiglie di cortisone per un disturbo comune ma fastidioso, colpo di freddo. Il tempo di salire in auto e la sensazione che qualcosa non va: un po’ di giramento di testa, una sensazione di svenimento. Poi inizia un forte mal di stomaco e una fortissima sudorazione calda, come in sauna.

La testa comincia a fischiare e le braccia danno una sensazione strana, di lieve dolore, formicolio. Penso a un colpo di freddo, a una congestione, a una reazione di sovradosaggio di cortisone. Mi sdraio e va un po’ meglio. Passerà mi dico e non voglio disturbare nessuno ma mia moglie aveva già chiamato il 118. Una manciata di minuti e arriva l’infermiera Giusy con due assistenti. Pressione alta, ECG (elettrocardiogramma) inviato a Bergamo e immediata decisione di ricovero in ospedale a Sondrio.

Vengo legato come un salame sulla barella e partiamo a sirene spiegate. Un pensiero cristiano mi attraversa la mente: “Dio mi ha dato la vita, Dio me la toglie. Sia fatta la sua volontà”.

Stranamente sono tranquillo e sereno, mi guardo il polso destro: da 2 anni porto la decina del Rosario ed il braccialetto presi a Medjugorje e sento che la Gospa (Madonna) mi protegge. L’infermiera intanto mi stabilizza con dei farmaci mentre vengo sballottato dal fondo stradale sconnesso. Intanto il mio cuore – cervello parlano fra loro. Il cuore dice: “Occhio, puoi essere un “genius loci” come ti chiamava Padre Camillo De Piaz, sapere milioni di cose, ma se non ti mando il sangue al cervello per 5 – 10 minuti ti cancello il passato, il presente, il futuro. E torni al Creatore!”.

Il cervello risponde:

“Calma e gesso, hai sempre funzionato bene e ci sono affezionato da una vita e non voglio nè posso sostituirti”.

L’infermiera Giusy in contatto radio con Cardiologia avvisa che stiamo arrivando; la sirena viene spenta, poi in barella fra corridoi, porte, ascensore. Il dottor Luigi Maiello, primario di Emodinamica mi scruta con occhi come raggi X; fa infinite domande, chiama la neurologa che guarda, tocca, punge, mi dice di guardare il suo dito e poi in 3 minuti mi fanno la TAC al cervello: negativa. L’infarto acuto è in corso e mi preparano per l’intervento di angioplastica, una parola che ai più non dice niente, addirittura banale, ma che per me è autentica fantascienza. Non devo tossire, devo stare fermo; mi rilasso completamente.

Ormai la mia vita non è più mia, è nelle mani di questi angeli custodi che stanno operando con estrema professionalità.

L’operazione di angioplastica consiste nell’introdurre una sonda sottilissima come un capello nell’arteria femorale nella zona inguinale (o delle braccia); iniettare del liquido di contrasto per evidenziare i trombi, aspirarli, poi dilatare l’arteria tramite palloncino e tenerla dilatata tramite rinforzi chiamati stent. Dopo 45 minuti l’operazione è finita; riposo assoluto e monitoraggio continuo coccolato dal personale infermieristico e sollecito ad ogni richiesta. Grazie Monica e a tutte le altre infermiere”.

In questi giorni

E arriviamo al 2025, ottobre.

“Mia moglie Alessandra, che ha sempre avuto una salute di ferro, nota una retrazione sotto al seno. Il medico a cui ci siamo rivolti ci indirizza alla Breast Unit di Sondrio, che ci ha preso per mano e ci sta accompagnando nei vari percorsi. Dall’operazione già effettuata in avanti. A tutti loro, medici, infermieri, tecnici, segretarie e tutto il personale va la nostra riconoscenza per l’umanità, rapidità e professionalità dimostrate”.

Sempre 2025, ottobre.

“Non faccio in tempo a riportare a casa la mia metà che il giorno dopo, lo scorso sabato mattina, il mio cuore decide di andare in fuori giri (186 battiti). Aritmia. Decido di chiamare il 118, l’ambulanza arriva rapidamente; il personale (che ringrazio per la gentilezza e le cure prestate) dopo aver valutato la situazione decide di partire a sirene spiegate. Ritorno così nel reparto di Cardiologia già frequentato per una settimana, nel 2013, ben 12 anni prima. Tutti nel reparto si prendono cura di me, facendo tutti gli accertamenti possibili e immaginabili. A tutto il personale dell’ospedale di Sondrio va il nostro eterno ringraziamento, grazie di cuore. Non puoi tenere per te il tuo dolore. Quando lo esprimi, alleggerisci la tua anima. Se dividi con qualcuno il tuo dolore dicono che si dimezzerà. Se dividi con qualcuno la tua gioia, questa, invece, raddoppierà”.