Riscoprire l’essenza della comunità riscoprendo ciò che significa essere cittadini: con rimando a un caposaldo come la Costituzione, Attila Galli responsabile Ufficio di Piano Comunità montana, conclude il seminario “Cittadini insieme per fare comunità, sguardo sulle persone”, organizzato da Cooperativa Stella Alpina, per i 10 anni del progetto sperimentale Socializziamo, spazio di incontro e tempo di autodeterminazione, sviluppo di competenze e cittadinanza attiva, per giovani con disabilità in uscita dalla scuola Superiore di secondo grado, avviato su richieste di alcuni famigliari. Comunità luogo di appartenenza. Galli. “Repubblica vuol dire comunità; è compito della prima rimuovere gli ostacoli, è compito delle seconde assumersi la responsabilità di favorire lo sviluppo delle persone. Pensarsi comunità è riconoscere quel tessuto ricco che può essere riconsiderato da uno sguardo che va a cercare i fondamentali; dobbiamo essere cittadini che vivono la fiducia e stabiliscono relazioni; c’è bisogno di riscoprire la reciprocità come vantaggio, scambio, dove fioriscono le resilienze; forse noi operatori siamo troppo alla ricerca dei risultati dei nostri interventi: i beni relazionali sono una forma di risposta e qualificazione ai risvolti sociali complessi che vengono avanti: quando riconosciamo che quello che germoglia è espressione della grandezza della persona, seminiamo e assieme raccogliamo benessere, piacere, valore sociale”. Occorre creatività. “Leggere oltre il qui e ora, immaginando e aprendoci alle soluzioni è creatività, che va gestita con competenza. Mi pare di potere dire: o la felicità è di tutti o non è, immaginando che così ce la faremo”.
Testorelli
Filippo Testorelli, presidente Cooperativa. “Cooperare significa creare legami di fiducia, credere che ciascuno possa contribuire, immaginare un futuro possibile per tutti”. Validi confronti con altre realtà lombarde, venete, con la psicologa Franca Manoukian, Roberto Guzzi, Cooperativa Germoglio, Ferrara. Quali scenari futuri? Qualche critica alle leggi che propongono più cura che sperimentazione. I progetti sperimentali permettono la condivisione delle differenze, rompendo lo schema. E’ questione di cultura, stile, flessibilità col territorio, che contamina anche i servizi tradizionali, da aggiornare, rivisitare, ma tutelare. Occorre allearsi con le famiglie. “La disabilità ci ricorda ogni giorno che siamo imperfetti, delicati. Noi non molliamo”.