Monsignor Bruguès al Piazzi Perpenti di Sondrio

E' archivista e bibliotecario emerito del Vaticano.

Monsignor Bruguès al Piazzi Perpenti di Sondrio
Pubblicato:

“Habent sua fata libelli”. È questo il titolo della lezione-dibattito che stamattina, mercoledì 21 novembre 2018, ha visto salire “in cattedra” al Liceo “Piazzi-Perpenti” di Sondrio monsignor Jean Luis Bruguès, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa.

Mattinata di approfondimento

Nel corso della mattinata di approfondimento rivolta agli studenti delle classi terminali del Liceo Classico (terza, quarta e quinta) è intervenuto anche il Dirigente dell’Ufficio Scolastico, Fabio Molinari, che ha tracciato ai ragazzi un quadro sul ruolo dei testi scritti "Dalla pergamena al libro: breve storia della scrittura".  A fare gli onori di casa il Dirigente Angelo Grassi, che ha ringraziato Monsignor Jean Luis Bruguès per essere intervenuto e aver condiviso la propria lezione con gli studenti del Classico che, tra l’altro, ha voluto conoscere personalmente uno ad uno prima di rispondere alle loro domande e curiosità.

Monsignor Bruguès elogia l'amicizia

"Sperimentare un’amicizia è parte del vivere bene e del pensare bene – ha spiegato ai ragazzi Monsignor Jean Luis Bruguès nel corso del suo intervento appositamente intitolato “Procuratevi degli amici” – L’amico è colui a cui noi concediamo di dare un’occhiata al retrobottega oscuro della nostra personalità. Con lui ci si confronta, si ha reciproca fiducia, si fanno progetti assieme, si condividono sogni. Il fatto stesso di potersi fidare, senza la paura di essere giudicati, è già un buon rifugio contro l’ostilità del mondo. Rimane da chiedersi: dove trovare degli amici? I veri amici si scelgono liberamente durante tutta l’arco del proprio cammino. A volte si dice che è la vostra età quella delle “grandi amicizie”: non fatevi sfuggire queste occasioni. Ma ci sono anche gli amici del passato che aspettano solo un nostro segnale per intervenire nella nostra esistenza: i maestri e gli autori. Quando papa Benedetto XVI mi nominò archivista e bibliotecario del Vaticano, mi confidò che, se non fosse stato eletto al seggio di Pietro, quello sarebbe stato l’incarico dei suoi sogni. E aggiunse: “Le affido i tesori della Chiesa”. Un’affermazione che può suonare strana: i veri tesori della Chiesa sono in primo luogo i santi, i sacramenti, o eventualmente i poveri. Eppure non è affatto ingiustificata. Lo scrittore latino Terenzio scrisse: “Nulla che sia umano mi è estraneo”. Questo è ancora più vero per la Chiesa: in tutte le sue molteplici sfaccettature, l’umano le parla di Dio, perché l’umanità è stata creata a Sua immagine e somiglianza. Si può allora vedere nella nostra biblioteca la memoria non soltanto della Chiesa, ma dell’umanesimo tout court. Ma qual è il futuro del libro? È lecito chiederselo, da quando l’informatica ci permette di avere accesso a tutte le informazioni del mondo. Ho ben presenti i vantaggi immensi portati dalla digitalizzazione ma il rapporto con l’informatica è freddo, utilitaristico; ci si attendono risposte veloci. Il libro invece è un amico affettuoso – ha concluso –. Ecco, vi invito a considerare un libro nella sua fisicità: il profumo, la struttura, la forma, la superficie, il posto che occupa nella nostra biblioteca e quello che occupa nel nostro cuore".

Seguici sui nostri canali