Applicazione 'blanda' del Dpcm: Gruppo Iperal risponde a Confcommercio Sondrio
Non si è fatta attendere la replica del presidente Tirelli
Antonio Tirelli, presidente del Gruppo Iperal, risponde alle dichiarazioni di Confcommercio Sondrio. L'associazione di categoria oggi ha divulgato un comunicato nel quale lamentava il fatto che le disposizioni del novo DPCM fossero applicate in maniera più blanda nella grande distribuzione a discapito dei piccoli commerciani. Il Gruppo Iperal non ha fatto attendere la propria replica.
Per completezza riportiamo integralmente la risposta.
Accuse
“In una situazione di straordinaria emergenza sanitaria, economica e psicologica per cittadini e imprese, è senza dubbio uno spettacolo poco edificante leggere il comunicato stampa di Confcommercio Sondrio, che di istituzionale non ha proprio nulla. Le così dette grandi strutture di vendita della Provincia di Sondrio vengono accusate di approfittare della confusione a svantaggio dei piccoli commercianti e di vendere prodotti non consentiti”.
Regole rispettate
“Iperal è certa dell’interpretazione della normativa ed in questa sede non mi dilungo con articolati pareri legali: abbiamo avuto modo di trasmettere alle istituzioni il significato e la ratio del dpcm sulla questione. - Commenta Antonio Tirelli - In estrema sintesi è data facoltà di tenere aperte le attività di vendita in cui sono reperibili alimentari e beni di prima necessità di cui all’allegato 23, che non è assolutamente da intendere come elenco di merceologie, ma di attività definite con i codici ATECO”.
Il presidente del Gruppo Iperal aggiunge: “Le attività di ipermercato e supermercato possono tenere aperte le proprie strutture essendo attività prevalentemente alimentari con vendita di beni di prima necessità. Ben comprendiamo l’ingiustizia delle chiusure delle attività di vendita di abbigliamento uomo, donna e calzature e, pur interpretando come sopra espresso la lettera della norma e forti anche di un decreto del Prefetto di Brescia che ha accolto un nostro ricorso ad aprile 2020, abbiamo deciso di non porre più in vendita tali merceologie”.
E la web-tax?
Ma tutto ciò non pare sia stato compreso da Confcommercio, che continua con battaglie di retroguardia e nell’attuale situazione tenta di screditare chi sta “meno chiuso”, senza prendersela con chi specula sul lock-down e oggi è sempre aperto e vive e prospera sul web. - Conclude Antonio Tirelli - Le multinazionali dell’e-commerce pagano poche tasse in Italia ed anche la cosiddetta web-tax, in vigore da quest’anno, non colpirà il commercio di beni; non è il caso che le associazioni di categoria prendano una posizione forte sull’argomento? o forse è troppo difficile?
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