Sondrio, Coldiretti: “La crisi minaccia i giovani agricoltori, ma il futuro poggia su di loro”
Valentina Donagrandi, delegata di Coldiretti Giovani Impresa: “Stringiamo i denti, ma gli effetti dell’emergenza sono sempre più pesanti. Nuove imprese devono fronteggiare investimenti a mercato fermo”
“La crisi? I giovani agricoltori ne risentono in modo pesante, soprattutto chi ha investito nella propria impresa, scommettendo su multifunzionalità e innovazione: sono interventi importanti ma di notevole peso economico, stringere i denti è necessario ma non possiamo permettere un’inversione di rotta.
I giovani devono continuare a poter scommettere sull’imprenditoria agricola in provincia di Sondrio, che rappresenta, anche per il futuro, una spina dorsale per l’economia”. E’ Valentina Donagrandi (nella foto in copertina), 23 anni, allevatrice di Bormio e delegata di Coldiretti Giovani Impresa, a sintetizzare le preoccupazioni e le difficoltà che le nuove generazioni di imprenditori agricoli valtellinesi e chiavennaschi vivono in tempo di pandemia.
Diversi problemi
“Ogni realtà vive problemi diversi, ma parlando con molti colleghi uno dei nodi è quello degli investimenti, con la necessità di dover rimodulare i tempi per finire le opere: la chiusura e il fermo cantieri di questa primavera ha inciso notevolmente, un altro problema è la necessità di dover riprogrammare i piani di rientro. La portata della crisi lo impone”.
Lontani dalla normalità
Il lockdown ha dettato, per molte realtà, la necessità di optare per scelte commerciali diverse rispetto al passato: “Vale l’esempio di chi, come me, ha un agriturismo: negli anni passati, esso assorbiva circa il 90% della produzione aziendale, ma con le strutture chiuse e il turismo azzerato abbiamo dovuto reinventare l’intera strategia commerciale, ad esempio con il conferimento del latte. Ma si tratta di numeri molto distanti dalla normalità: molto pesante, poi, è la situazione di chi conduce un’azienda vitivinicola, che si trova a dover fare i conti con il canale Horeca azzerato, mentre le scorte si accumulano”.
Crisi
Gli effetti più pesanti della crisi si stanno facendo sentire proprio ora: “Il 2019 è stato un anno positivo, se le chiusure e le limitazioni si fossero limitate ai due mesi di marzo e aprile i contraccolpi sarebbero stati comunque incisivi ma ancora tamponabili. Ma con le chiusure in autunno, e ancor più in inverno, la situazione è precipitata in modo drammatico: qui in provincia di Sondrio tutto legato al binomio tra turismo e agricoltura: non dimentichaimo che è proprio il settore agricolo ad assicurare il mantenimento del territorio, improntato a un perfetto equilibrio fra tradizione e innovazione… che è la chiave di volta del lavoro di noi giovani.
In ogni caso, il cerchio deve chiudersi con il consumo in loco dei prodotti, ed è ciò che quest’anno è mancato. Il 2021? Stringere i denti è imperativo, ci saranno ancora mesi duri da affrontare, in ogni caso preparandoci a una transizione che dovrà portare alla ripresa: per noi giovani è importante continuare a lavorare, a resistere e, per chi può farlo, investire. I risultati, prima o poi, dovranno arrivare”.