La protesta

"Il Decreto Sostegni va rivisto: le imprese si trovano sull’orlo dell’abisso"

A prendere posizione è l’Unione del Commercio e del Turismo che chiede con forza importanti correttivi al provvedimento.

"Il Decreto Sostegni va rivisto: le imprese si trovano sull’orlo dell’abisso"
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Sostegni assolutamente inadeguati (11 miliardi di euro da suddividere tra ben 3 milioni di soggetti) e parametri discriminatori che escludono troppi operatori. Insomma un Decreto-legge, quello appena pubblicato dal Consiglio dei ministri e ora al vaglio del Parlamento, ancora con fortissimi limiti e, quindi, da rivedere con importanti correttivi, a partire da maggiori risorse da mettere sul piatto. Sotto gli occhi di tutti, una situazione delle imprese che si ritrovano sull’orlo dell’abisso, senza ormai più mezzi per andare avanti. Imprese che avevano, peraltro, riposto così grandi aspettative nelle azioni del nuovo Governo da risultare oggi ancor più deluse. A prendere posizione è l’Unione del Commercio e del Turismo che chiede con forza importanti correttivi al provvedimento.

Decreto Sostegni: imprese allo stremo

Così esordisce la presidente dell’Unione del Commercio e del Turismo Loretta Credaro in merito al ‘Decreto Sostegni’, segnalando con forza l’esigenza di interventi correttivi e migliorativi.

"Dopo un anno di pandemia i nostri operatori si trovano stremati, senza prospettive e nessuna certezza, e con sostegni alle loro attività, tenute chiuse per mesi e mesi, del tutto inadeguati rispetto alle necessità.  Bene l’aver abolito i codici Ateco, che erano a tutti gli effetti un elemento di disparità, ma, in assenza di risorse più corpose, l’intervento  è vano in partenza, in quanto, così com’è, non ha alcuna possibilità di andare a incidere con efficacia sulla sopravvivenza delle imprese del commercio, della ricettività turistica, della ristorazione, dei bar e dei servizi, tra le categorie più colpite dal disastro economico prodotto da un duro anno di pandemia".

Sotto accusa entità delle risorse e metodi degli interventi

Sotto accusa, accanto all’entità delle risorse, anche i metodi degli interventi, poiché i beneficiari del sostegno dovranno dimostrare un minor fatturato formalmente del 30%, mentre nella realtà viene chiesto loro una diminuzione di fatturato superiore al 36%, quindi addirittura peggiorativa rispetto ai parametri precedenti.

E poi, parlare di calo di fatturato non è la stessa cosa per tutte le imprese, anzi tutt’altro: vi sono tipologie di attività che con perdite di fatturato basse hanno registrato danni maggiori di altre. Ancora, appare discriminatorio che non vi sia nessuna mitigazione per esempio per chi abbia registrato un -29,5% di calo di fatturato.

Commercio, turismo e pubblici esercizi non ne possono più

Conclude la presidente Credaro:

"Le categorie del commercio, dei pubblici esercizi, del turismo e dei servizi sono esasperate  e non ne possono più, in quanto questo intervento non mitiga assolutamente la gravità della situazione, che pare proprio non essere compresa nella sua reale drammaticità da parte di chi ci governa".

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