Il bilancio

La pandemia ha fatto calare la produzione della Bresaola

La diminuzione sfiora il 9%.

La pandemia ha fatto calare la produzione della Bresaola
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Per la Bresaola della Valtellina IGP è stato un anno complicato. E i dati del 2020 lo confermano: la produzione complessiva di Bresaola della Valtellina IGP riferita alle 16 aziende certificate si è attestata a 12.607 tonnellate (-8,78% sul 2019). La produzione riferita alle aziende associate costituisce la quasi totalità della produzione di Bresaola della Valtellina IGP certificata dall’Organismo di controllo.

Bresaola, i numeri del 2020

In totale, sono state avviate alla produzione di Bresaola della Valtellina IGP poco più di 35mila tonnellate di materia prima (per il 90% di taglio punta d’anca), di selezionata provenienza europea e mondiale, con percentuali diversificate da produttore a produttore. Sul fronte consumi, in graduale espansione da 20 anni, il comparto ha segnato un valore di 454 milioni di euro (-7,59% sul 2019) con un impatto sulla provincia di Sondrio di 214.321 milioni di euro (-8,78%) per un settore che conta 1400 occupati. Lato distribuzione, la GDO si conferma il principale canale di vendita.

L'export vale il 7% della produzione

L’export rappresenta il 7% della produzione, con un valore di 18.532 milioni di euro. Sono state esportate oltre 882 tonnellate di Bresaola della Valtellina IGP , un dato significativo anche se in calo oggettivo causa pandemia rispetto al 2019 (-29%), di cui il 72% nei Paesi UE e il 28% nei Paesi extra UE. Secondo l'analisi del Consorzio, alla base della riduzione dei volumi c’è anche la limitazione del banco taglio: per limitare i contatti ravvicinati con gli altri clienti nei supermercati si è preferito evitare il banco assistito. Mentre l’acquisto del prodotto in vaschetta, già predominante negli anni precedenti, è cresciuto in termini assoluti (+2,3% sul 2019) con 6.090 tonnellate, cioè il 50% della produzione totale di Bresaola della Valtellina IGP.

Il commento del presidente del Consorzio

Così commenta Franco Moro, presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina:

"Il 2020 non è stato un anno semplice. Tra le cause ovvie, c’è soprattutto l’importante riduzione dei consumi fuori casa e più in generale le mutate abitudini del consumatore che, a causa dell’impatto significativo che l’emergenza ha avuto a livello economico e di reddito, ha optato per altre scelte d’acquisto e per altre referenze di salumi dal prezzo medio più basso. Ma siamo tenaci e positivi, guardiamo al futuro con ottimismo e con la volontà di far ripartire il settore, nonostante le difficoltà legate agli elevati e variabili costi della materia prima bovina. Come Consorzio, abbiamo ridefinito la strategia e le linee di azione, prestando più attenzione al territorio e alla sua valorizzazione, e non tralasciando la sostenibilità, elemento irrinunciabile a cui i produttori sono molto sensibili. Come produttori di bresaola abbiamo intensificato l’impegno di utilizzare tutta la carne italiana disponibile, registrando rispetto al 2019 un incremento del 17% della bresaola fatta partendo da carne italiana. Certo i numeri sono ancora molto limitati, soprattutto per la Bresaola a marchio IGP, tenuto conto dei requisiti di idoneità previsti dal Disciplinare e degli standard qualitativi richiesti, che sono un parametro oggettivo. Detto questo, siamo disponibili a valutare ogni possibile collaborazione con la filiera italiana, che riesca a garantire una materia prima idonea alla trasformazione secondo Disciplinare”.

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