“Sentieri Letterari”, il cardinale Camillo Ruini ripercorre il progetto culturale della Chiesa
Continua la rassegna organizzata dagli uffici territoriali scolastici di Sondrio e Cremona.
«Il mio sguardo è pieno di speranza: mi sento giovane in un certo senso, perché penso che il vero futuro sia davanti a noi, è il futuro non solo umano ma anche di Dio, in questo dobbiamo confidare e a questo prepararci giorno per giorno».
Sono le parole con cui ieri sera il Cardinale Camillo Ruini, presidente della CEI dal 1991 al 2007, ha chiuso l’incontro online organizzato dall’Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio e Cremona nell’ambito del ciclo “Sentieri Letterari nella Contemporaneità”.
“Conversazioni sulla fede e sull’Italia”
L’occasione è stata offerta dalla pubblicazione del libro “Conversazioni sulla fede e sull’Italia”, una raccolta di interviste che del cardinale rappresentano la più recente collezione di considerazioni, dialoghi e prese di posizione.
«Il testo - ha raccontato sollecitato dalle domande di Gianni Letta, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e di Simone Bergamini, esperto di politiche formative - è nato da un'idea di una docente dell’Università Cattolica di Milano, un'amica abituata a leggere le interviste e che pensava a un libro per il mio novantesimo compleanno. Ci ho pensato e ho accettato. In una settimana di lavoro il libro era pronto. Al di là dell’occasione, la mia intenzione era quella di mantenere un dialogo vivo.
Per tanti anni come presidente della CEI avevo gli appuntamenti cadenzati delle prolusioni ai vescovi, ma poi le interviste hanno sostituiti le mie prolusioni con una certa facilità».
Progetto culturale della Chiesa
L’interesse ben presto si concentra su quel progetto culturale della Chiesa di cui Ruini fu motore e artefice principale:
«Nel 1994 avevamo appena assistito al tracollo della DC, un tracollo che avrebbe cambiato lo scenario politico italiano ma anche quello ecclesiastico. Ricordo bene gli anni in cui l’Italia rischiava di porsi al di fuori dal mondo occidentale. Col tempo il rapporto con la DC si deteriorò.
La Chiesa iniziava ad avere un problema: dove ricollocarsi sul piano culturale e sociale? Conclusi che la soluzione migliore era concentrarsi sulla cultura.
Da qui nasce l’idea del progetto culturale. Il corpo ecclesiastico fece molta fatica a considerare la cultura come una delle dimensioni fondamentali dell’apostolato, anche se da sempre è stato così. Da allora ho cercato di lavorarci, incontrando molte persone che avevano grande sensibilità culturale e capaci di sviluppare un discorso di quel tipo.
Al termine del mio percorso, la cosa non ebbe più seguito e questo lo rimpiango molto.
E’ una dimensione che si è forse un po’ spenta nella Chiesa italiana. Oggi penso che il rapporto fra fede e ragione sia utile alla fede stessa per arrivare al cuore dell’uomo, così come la ragione ha bisogno della fede».
Giovanni Paolo II
«Giovanni Paolo II - ha ricordato poi - arrivava da un paese in cui il Cristianesimo era stato combattuto con la forza prima dai nazisti poi dai comunisti, ma il Papa era anche sicuro della forza del Cristianesimo, della capacità di riproporsi. L’Italia di quegli anni era insidiata dalla secolarizzazione, per questo pensò di rilanciare l’attualità e la vitalità del Cristianesimo con una nuova evangelizzazione. In tutti gli ambiti del vivere sociale, ma anche nelle scelte più intime e personali. In questo gli sono molto debitore: il suo messaggio trovò in me una corrispondenza spontanea».
Non è mancato uno sguardo proiettato al futuro:
«Oggi parliamo poco della crisi della famiglia e del rilancio demografico. Da tanti anni l’Italia vive un costante calo e ora difficilmente ne potremo uscire. Io vorrei che l’attuale Governo, che opera con grande impegno e che è una speranza per l’Italia, prendesse sul serio questa sfida e ne vedesse una priorità. Se non riusciremo a vincerla non riusciremo a vincere le altre. Il mio sguardo è però pieno di speranza: mi sento giovane in un certo senso, perché penso che il vero futuro sia davanti a noi, è il futuro non solo umano ma anche di Dio, in questo dobbiamo confidare e a questo prepararci giorno per giorno».
Cardinale Ruini
«Il libro che presentiamo - ha detto Gianni Letta - è piccolo nelle dimensioni, ma poderoso nei contenuti. Gli studenti hanno davanti un ospite davvero d’eccezione, una delle figure più alte della Chiesa italiana e mondiale.
Il progetto culturale della Chiesa italiana è la sua creatura più amata e curata nel tempo. Il cardinale giustificava il progetto cristiano perché occorreva trovare un nuovo atteggiamento che non dissolvesse il Cristianesimo e non negasse la complessità del suo inserimento nella società moderna.
Ha dato alla Chiesa italiana una specifica soggettività ricordando il primato di Dio nella vita dell’uomo, la rilevanza anche sociale di questa fede che non accetta di lasciarsi confinare nelle sacrestie ma vuole farsi cultura diffusa».
«Il cardinale Ruini si è spesso espresso sull’Italia tramite le prolusioni ai vescovi italiani e poi tramite interviste - ha annotato Salvatore Rosario Pasquariello, prefetto di Sondrio -. In questo libro si parla di fede, teologia, poveri, rapporto fede-scienza, eutanasia, pandemia, formazione bambini e adolescenti, le vicende della Chiesa e dell’Italia. L’uomo di oggi, la sua fede e la sua cultura».
Emozionante
«E’ emozionante - ha commentato il dirigente scolastico dell’UST Sondrio e Cremona Fabio Molinari - avere di fronte due uomini che hanno rappresentato due momenti della storia della Chiesa e della nostra nazione. Oggi sembra che il Cristianesimo per molti sia diventato qualcosa di inutile, di non incisivo sulla condotta di vita. E’ invece un bell’itinerario quello che Sua Eminenza tratteggia, e che oggi sono contento di offrire agli studenti. Donerò volentieri alle scuole che me lo chiederanno alcune copie del volume».