alta complessità

All'Ospedale Morelli una tecnologia innovativa per un intervento mai eseguito prima

Il supporto ECMO che sostituisce le funzioni di cuore e polmoni ha consentito di operare una sessantenne della provincia di Sondrio.

All'Ospedale Morelli una tecnologia innovativa per un intervento mai eseguito prima
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Una nuova metodica introdotta, un intervento mai realizzato prima in Valtellina: la conferma dell'alta qualità delle cure garantite negli ospedali della provincia di Sondrio, grazie alla presenza di personale medico di alto livello e di strumentazione all'avanguardia. Nei giorni scorsi, al Presidio Ospedaliero di Sondalo è stato effettuato un intervento ad alto rischio di chirurgia toracica con il fondamentale supporto dell'ECMO, acronimo di extracorporeal membrane oxygenation, ossigenazione extracorporea a membrana.

La paziente sta bene

La paziente, una sessantenne valtellinese, sta bene: il decorso intraoperatorio e postoperatorio è stato regolare ed è in procinto di rientrare a casa. Molti anni fa aveva subito l'asportazione di un polmone a causa di un tumore, in seguito è stata sottoposta a radioterapia per una neoformazione insorta sul polmone superstite. La stretta collaborazione tra le équipe di Anestesia e Rianimazione, guidata dal dottor Fabio Sangalli, che ha gestito il supporto ECMO, e di Chirurgia Toracica, diretta dal dottor Paolo Scanagatta, ha consentito di effettuare una resezione polmonare che non sarebbe stata possibile con tecnica convenzionale, oltre a permettere di effettuare un intervento più radicale in totale sicurezza per la paziente.

 

"In casi come questo - dichiara il dottor Sangalli, direttore della Struttura complessa Anestesia e Rianimazione ed esperto ECMO a livello internazionale - poter disporre del supporto ECMO consente al chirurgo di lavorare in tranquillità e in sicurezza, garantendo al tempo stesso la stabilità del paziente. L’ECMO è necessaria in un numero estremamente limitato di pazienti, ma diventa fondamentale per interventi ad alta complessità e alto rischio. La stretta collaborazione tra i colleghi anestesisti e infermieri, che ringrazio per la loro disponibilità, e i chirurghi toracici ci ha permesso di realizzare per la prima volta in Valtellina un intervento di questo tipo. Sono felice anzitutto per aver offerto alla paziente la possibilità di andare incontro in sicurezza a un intervento altrimenti non realizzabile, e anche per aver dimostrato che, con le giuste competenze, anche in realtà periferiche come la nostra, si può offrire una sanità pubblica di eccellenza".

ECMO

L’ECMO è un sistema extracorporeo che, nelle sue varie configurazioni, sostituisce le funzioni dei polmoni e/o del cuore del paziente, quando queste sono gravemente compromesse. Vi si ricorre comunemente in centri ad alta specializzazione per il trattamento delle insufficienze respiratorie e circolatorie che non rispondono ai trattamenti convenzionali. Negli ultimi anni la metodica ECMO viene utilizzata anche come supporto per procedure e interventi ad altissimo rischio, che non sarebbero realizzabili in sicurezza per il paziente con le tecniche abituali.

Intervento più radicale

Il dottor Paolo Scanagatta, direttore della Struttura complessa Chirurgia Toracica, che ha effettuato l'intervento, è un esperto riconosciuto di interventi di chirurgia toracica al limite, come le tracheo-broncoplastiche, gli interventi demolitivi e ricostruttivi della parete toracica per tumori primitivi e secondari della parete e del polmone.

"Quando ci è stato presentato questo caso - sottolinea il dottor Scanagatta - abbiamo realizzato le difficoltà e i limiti di procedere a un intervento con tecnica convenzionale, avendo la paziente un polmone solo. Insieme al dottor Sangalli abbiamo valutato la possibilità di ricorrere, per la prima volta in Valtellina, al supporto intraoperatorio con ECMO veno-venosa. Questo ci ha consentito di effettuare un intervento più radicale, con tre resezioni polmonari e linfoadenectomia mediastinica, in totale sicurezza, aprendo la strada all’impiego di questa metodica in altri casi di analoga complessità. Desidero ringraziare, oltre ai colleghi anestesisti e infermieri, anche tutti i componenti dell’équipe multidisciplinare con cui ogni singolo caso viene discusso e pianificato, garantendo un percorso individualizzato e ottimale a ogni paziente. Ringrazio inoltre la direzione di Asst Valtellina e Alto Lario per averci permesso di introdurre questa metodica".

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