Como Acqua, un’azienda di genere innovativo
Il Gestore del Servizio Idrico Integrato intraprende un percorso per contrastare il Gender Gap, creando un ambiente di lavoro che dia le giuste opportunità alle donne
Il tema del rispetto e delle pari opportunità per le donne negli ambienti di lavoro è da alcuni anni centrale nel dibattito pubblico, fattore che spinge le aziende a contribuire fattivamente per un superamento del “Gender Gap” (divario di genere).
Purtroppo, però, la cronaca va spesso nella direzione contraria, narrando episodi eclatanti di discriminazione di genere che sono solo la punta dell’iceberg. Nel mondo del lavoro (ma anche nella cultura, nella scienza e nella politica) permangono a danno delle donne netti svantaggi in termini di condizioni di trattamento e prospettive. In tutta Italia, sono solo 264 le realtà aziendali che ad oggi hanno conseguito la certificazione della parità di genere. Proprio nell’ottenimento di questo importante obiettivo ha deciso di impegnarsi Como Acqua, Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Como. A spiegare le ragioni di questa scelta è il Presidente e AD, l’Ing. Enrico Pezzoli: “La nostra società, nata nel 2019, è in continua e costante crescita. Con l’ampliamento del perimetro aziendale – avvenuto con l’avanzare del processo di aggregazione ormai in fase di conclusione – è cresciuta anche la dimensione interna dell’azienda. Al 31 dicembre 2022 contavamo 271 dipendenti, ed oggi superiamo i 300. La rappresentanza femminile si attesta al 38% del totale, un valore in aumento costante rispetto agli anni precedenti. Il primo passo verso un’equa rappresentanza di genere quindi è stato fatto, ma si tratta di un inizio che vuole essere foriero di un impegno futuro sempre più consistente”
Quali sono i progetti concreti in tale direzione?
“Internamente all’azienda è stato varato un Comitato Guida e sono stati istituiti diversi gruppi di lavoro. Il loro obiettivo sarà traghettare la società, con la partecipazione attiva e propositiva di tutti i dipendenti, verso una concreta parità di genere che assicuri uguali opportunità di carriera e di livelli retributivi a parità di mansione, la tutela della maternità e un’adeguata conciliazione famiglia-lavoro. Ci poniamo come traguardo l’ottenimento della UNI/pdR 125:2020, ossia la certificazione che attesta l’impegno e il perseguimento dell’empowerment femminile, grazie a specifici percorsi di crescita rivolti alle donne, combattendo ogni tipo di stereotipo e discriminazione”
Certificarsi cosa comporta?
“Parliamo di un ri-orientamento generale della cultura aziendale affinchè sia più inclusiva e rispettosa delle competenze femminili. Certificarsi equivale a dimostrare ai propri stakeholder, in maniera ufficiale, l’impegno che si va conducendo quotidianamente in ogni attività aziendale. La certificazione UNI/pdR 125:2020 favorisce l’acqusizione di un modello di gestione dotato di KPI misurabili, disponibili e aggiornati, strumenti indispensabili per monitorare con continuità l’efficacia di un percorso evolutivo”.
Il recente il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum ha collocato l’Italia al 79° posto nella classifica mondiale, come va letto questo posizionamento?
“Questo dato, ad una prima lettura scoraggiante, deve rappresentare uno stimolo per accelerare l’evoluzione sociale. Chi intraprende questa strada deve avere ben chiaro che i risultati non possono essere immediati, dato che il percorso di empowerment femminile richiede una visione a medio-lungo termine, un costante lavoro, ma soprattutto la consapevolezza che questa sorta di viaggio non può e non deve mai concludersi, perché lo sforzo consiste proprio nell’evolversi instancabilmente e parallelamente alla società”.
Un impegno notevole, quindi: perché un’azienda decide di farsene carico?
“Si tratta di accettare una importantissima responsabilità: quella di innescare un cambiamento culturale che, partendo dal mondo del lavoro, possa farsi anche sociale e culturale. Non va poi trascurato un altro aspetto, niente affatto secondario: la parità di genere è anche uno strumento che incide in maniera positiva e significativa sull’Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, depreciation and amortization), un indicatore che consente di stabilire il valore economico di un’azienda. Inoltre, una società che contrasta efficacemente il Gender Gap aumenta la propria attrattività ed è in grado di valorizzare al meglio i proprio talenti, accresce le prestazioni e le performance, si rivela maggiormente resiliente e garantisce una più solida stabilità finanziaria, per non parlare ovviamente di una crescita a livello di reputazione e responsabilità sociale di impresa”.
Esempi virtuosi dal Nord Europa
La questione del divario di genere ha rilevanza a livello mondiale. Nell’ultimo Global Gender Gap Report 2023 redatto dal World Economic Forum è stata scattata una fotografia dello scenario mondiale. Il risultato? Saldi sul podio svettano Islanda, Norvegia e Finlandia. Dove si colloca l’Italia? Bisogna scorrere a lungo la classifica per trovare il Bel Paese, scivolato dalla 63° posizione sino alla 79°. Dal 2006, anno della prima edizione del rapporto miglioramenti, monitorati di anno in anno, evidenziano che il contesto economico, politico e culturale sta cambiando ma molto lentamente, tanto che si ipotizza di raggiungere l’agognata parità solo nel 2154!
La parità di genere nella TO DO LIST mondiale
L’equità tra uomo e donna è una questione entrata di diritto nei piani di governo mondiali e nazionali: la troviamo infatti nei 17 obiettivi dell’Agenda ONU, di cui rappresenta l’obiettivo numero 5, ma anche nei punti salienti contenuti nel PNRR italiano.