Il progetto

Dal co-housing una risposta reale al disagio psichico aggravato dalla pandemia

La Cooperativa sociale AttivaMente, con il contributo della Fondazione Pro Valtellina, ha realizzato un progetto che prevede la convivenza di quattro uomini che potranno vivere in autonomia con l'assistenza di un operatore.

Dal co-housing una risposta reale al disagio psichico aggravato dalla pandemia
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Situazioni che la pandemia ha aggravato, un disagio sempre più evidente in alcune persone, interventi di aiuto che non possono essere differiti: il progetto di co-housing sociale promosso dalla Cooperativa sociale AttivaMente, con il contributo della Fondazione Pro Valtellina, si inserisce nell'ambito della "psichiatria di comunità" e intende fornire una prima risposta a un bisogno presente sul territorio. La povertà che mira a contrastare non è solo economica ma anche relazionale e sociale.

Iniziativa contro il disagio con la psichiatria di comunità

 «La questione dell'abitare e dell'integrazione sociale - spiega il presidente della cooperativa AttivaMente Aldo Faggi - sono fondamentali nei processi di autonomia per persone con disturbo mentale. L'assenza o l'impossibilità a vivere in una propria casa, la mancanza di rapporti con l'ambiente di vita, rischiano di aggravare le forme di disagio e marginalità. Questo progetto rappresenta un primo, importante passo per migliorare la qualità della vita di queste persone attraverso un percorso personalizzato, poiché ciascuna ha un vissuto diverso e bisogni specifici da soddisfare».

Costituita nel 1989, la Cooperativa sociale AttivaMente gestisce un centro diurno per persone con disturbi psichici, avvia azioni riabilitative rivolte a soggetti svantaggiati e sostiene percorsi di inserimento lavorativo.

Nell'appartamento situato al primo piano di una palazzina del centro di Sondrio, gli ospiti, persone con disagio psichico, seguite da un operatore, avranno la possibilità non soltanto di vivere in autonomia e di condividere gli spazi ma anche di creare legami del tutto simili a quelli familiari, fino ad allargare lo sguardo oltre le pareti dell'abitazione per costruire una rete sociale di riferimento, comprendendo la famiglia di origine, i vicini di casa e le associazioni di volontariato. Sarà l'operatore a seguire ciascun ospite, a seconda del grado di autonomia, in questo percorso e a stimolare il mutuo aiuto.

«Abbiamo da subito colto l'importanza del progetto promosso dalla cooperativa AttivaMente poiché individua nello specifico le esigenze delle persone che vivono in uno stato di bisogno -  sottolinea il presidente della Fondazione Pro Valtellina Marco Dell'Acqua -. L'auspicio è che nel progredire del percorso di accompagnamento queste persone trovino il conforto e la serenità che il senso di casa può trasmettere. Nella sua concezione, il co-housing, che integra la dimensione abitativa e la collaborazione tra persone fragili, è uno strumento ormai diffuso che ha dimostrato tutta la sua efficacia e che ci auguriamo possa essere sempre più utilizzato anche nella nostra realtà locale in quanto può essere di grande aiuto alle persone disagiate per superare le difficoltà e migliorare la loro vita».

Le foto del co-housing a Sondrio

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Foto 1 di 2
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Foto 2 di 2

Nei soggetti individuati convivono il disagio psichico e quello economico

Nei soggetti individuati convivono il disagio psichico e quello economico, ulteriormente aggravati dall'assenza di rapporti con l'ambiente circostante i quali, senza un aiuto, non potrebbero vivere un'esperienza di questo genere ma, anzi, rischiano un aggravamento del disagio e dell'emarginazione. Ideato il progetto e acquistato l'appartamento, la cooperativa si è confrontata con gli operatori del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asst Valtellina e Alto Lario  per individuare i soggetti che pur essendo affetti da disturbi psichici avessero i requisiti per poter vivere in un normale contesto abitativo, senza la necessità di un'assistenza continua.

L'operatore affiancherà gli utenti nella gestione della casa, che dovrà essere in ogni caso il più possibile autonoma, li accompagnerà nel disbrigo di incombenze quotidiane e creerà opportunità di socializzazione e di integrazione sociale, adottando un modello flessibile e personalizzato di assistenza, disegnato sulle esigenze e sulle problematiche di ciascuno.

Il paziente sarà seguito e non si sentirà solo e, al contempo, potrà sperimentare una sorta di autonomia. La Fondazione Pro Valtellina ha garantito un contributo per l'acquisto degli arredi, dei complementi e degli elettrodomestici per garantire il comfort e la piena funzionalità degli spazi. L'appartamento è spazioso e accogliente, con ingresso, cucina, soggiorno, bagno e tre camere, due doppie e una singola.

La convivenza delle persone individuate inizierà entro poche settimane: «Grazie al contributo della Fondazione Pro Valtellina - conclude il presidente della cooperativa Attivamente Faggi - in tempi relativamente brevi abbiamo potuto arredare gli spazi e siamo pronti ad accogliere le persone per accompagnarle lungo un percorso che non sarà né breve né semplice ma che ci auguriamo possa aiutarle ad acquisire autonomia, a instaurare nuovi rapporti e a migliorare la qualità della loro vita».

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