Generazione Z ai raggi X nel convegno sul mondo del lavoro
Interessante incontro venerdì scorso nella biblioteca di Villa Quadrio a Sondrio proposto da Valtellina Lavoro. Sul tavolo il tema dell’approccio alle professioni dei giovani nati dal 1995-2010. È diverso rispetto a quello dei coetanei degli anni Settanta e Ottanta e dovrà coincidere con l'aumento della capacità di ascolto reciproca
L'ascolto può e deve rappresentare la chiave di volta per accorciare la distanza intergenerazionale nel mondo del lavoro. È emersa questa convinzione venerdì scorso ascoltando la viva voce di esperti e diretti interessati intervenuti durante l'evento "Intrecciare culture: Generazione Z e il futuro del mondo del lavoro" e che è andato in scena in biblioteca a Villa Quadrio. L’approccio alle professioni dei ragazzi nati dal 1995-2010 - cioè della Generazione Z - è completamente diverso rispetto a quello dei giovani degli anni Settanta e Ottanta. Chi rientra in questa fascia anagrafica non si può considerare né viziato né poco avvezzo ai sacrifici, ma si sta chiedendo semplicemente se abbia ancora senso una vita votata esclusivamente al lavoro, se è possibile conciliare la sfera personale con quella professionale, quanta della loro felicità sia connessa all'ambito lavorativo, se la componente finanziaria sia adeguata, quali siano le politiche di welfare dell’impresa nella quale andranno a lavorare e vuole soprattutto capire se in quell’azienda la persona viene messa al centro ed infine se vi sono possibilità di crescita.
Le battute iniziali
L’incontro di venerdì, che è stato moderato dal direttore editoriale del Gruppo Netweek Giancarlo Ferrario, è servito proprio ad accendere i riflettori sulla situazione lavorativa giovanile, tra punti fermi e incognite. Subito a portare i suoi saluti iniziali è stata Marcella Fratta, assessore alla Cultura del comune di Sondrio che ha aperto le porte a questa iniziativa. Fratta si è detta consapevole del fatto che "il tema della visione del lavoro dei ragazzi che rientrano nella cosiddetta Generazione Z, è molto attuale". Tuttavia, ha aggiunto:
"il futuro dipenderà dalle occasioni che riusciremo a mettere in campo affinché le giovani generazioni possano trovare la propria strada".
Sugli scopi di questa manifestazione si è soffermata anche Valerie Schena Ehrenberger, ceo di Valtellina Lavoro e Talent4business, vice presidente nazionale di Assoconsult Confindustria, che ne ha inquadrato la funzione definendola "un ponte relazionale", capace di intercettare le aspirazioni giovanili e farlo secondo un'ottica mirata in grado a sua volta di mettere la parola "formazione" al primo posto.
L'esempio virtuoso targato Iperal
Formazione che spesso diventa pure una questione di metodo. Lo sanno bene Angelo Moscatelli, direttore delle risorse umane di Iperal, e Francesca Della Vedova, responsabile formazione e sviluppo dello stesso gruppo, che hanno invece raccontato l’esperienza della società valtellinese specializzata nella grande distribuzione organizzata che - lo ricordiamo - conta su 53 punti vendita sparsi in Lombardia e oltre 4.000 dipendenti. Il Gruppo Iperal, come tutte le imprese, deve infatti affrontare la sfida di attrarre e inserire giovani talenti e ha così raccontato cosa sta facendo per superare queste criticità, come intende conciliare le diverse aspettative tra le diverse generazioni, anche in fatto di disponibilità, flessibilità e fidelizzazione all’azienda. Un’esperienza vera che poggia su focus group e indagini promosse al proprio interno.
"Siamo una realtà in forte crescita, apriamo circa 3/4 negozi all’anno e per questo è forte la necessità di assumere nuovi collaboratori. Cento assunzioni al mese per nuove aperture e turn over fisiologico. Iperal punta molto sui giovani e sulla creazione di un percorso formativo e professionale allineato alle loro aspettative. Ad ogni nuovo collaboratore assunto viene associato un piano di inserimento formativo fondamentale per accompagnarlo nell’affiancamento e nella nuova esperienza professionale. Abbiamo inoltre strutturato due processi valutativi della prestazione e del potenziale, indispensabili nella comunicazione dei feedback e per l’individuazione delle crescite interne".
Una realtà solidale che ha però dovuto fare i conti con un nuova sfida, "trattenere e valorizzare l'organico".
La ricerca proposta da Schena di Valtellina Lavoro
Schena ha quindi proposto un resoconto dei risultati di una ricerca che è ruotata attorno ad aspettative e motivazioni.
"Quella che abbiamo preso in considerazione è la generazione più formata e iperconnessa tra quelle precedenti. Questo però significa avere un eccesso di informazioni che tuttavia rischiano di far perdere il senso che sta alla base dell'attività lavorativa".
Per far fronte a questa tendenza la stessa Schena e il suo staff hanno posto una domande precise. Le risposte, per certi versi spiazzanti, hanno portato a constatare la mancanza della cultura del mondo del lavoro. Mancanza di fronte alla quale occorre, giocoforza, "correggere i parametri di valutazione" e che denota come "il ragazzo non si prepara al colloquio, poiché in forte difficoltà e lasciato solo nel orientarsi tra le opportunità e le proprie inclinazioni".
Tali questionari hanno pure dato modo di indossare nuovi occhiali per comprendere meglio le nuove tendenze. Prova ne siano le aspettative, che ne sono uscite cambiate.
"Sebbene permanga l'aspetto della sicurezza economica, da vedersi come mera “remunerazione sul proprio conto corrente”, i giovani lavoratori vogliono avere la possibilità di un buon life balance (equilibrio nella vita), di crescere professionalmente e lavorare in un clima positivo in grado di generare fidelizzazione".
Le 3C di Ilaria Vigorelli della fondazione omonima
A parlare è stata inoltre Ilaria Vigorelli, docente universitaria, scrittrice e presidente della Fondazione Marco Vigorelli, dedicata all’omonimo economista, suo padre e senior partner di Accenture scomparso nel 2002. La novità del conflitto intergenerazionale, ha affermato, "non è per niente nuova".
"Se penso alla generazioni precedenti, prendo in considerazione una realtà integra dal punto di vista dei valori, molto intraprendente, a volte percepita come giudicante. Una generazione che è stata in grado di portare questi principi fino ai giorni nostri. Ora ci stiamo scontrando con nuovi ostacoli, ma abbiamo la possibilità di uscirne. Come? Scandagliando i rapporti tra i valori e le priorità. Fondamentali, in tal senso, si rivelano gli ingredienti delle 3C, cioè "Causa, Coaching e Costanza".
L'unica grammatica che funziona, ha infatti spiegato, è quella che "implica di "spiegare la relazione tra causa e scopo, ossia la capacità di fissare gli obiettivi di un'azione". In secondo luogo, c'è il "coaching", vale a dire la consapevolezza che tutti abbiamo il desiderio di essere promossi in quanto portatori di novità attraverso la capacità di dare e ricevere ascolto. Che vuol dire “dare vita". In terzo la "Costanza", ossia il tempo dedicato alla esigenza. Che poggia su questa considerazione:
"Se mi esigono (con riferimento ai propri datori di lavoro, ndr) allora vengo stimato. Ma per esigere, bisogna dedicare tempo. Se me lo chiedono più volte, allora vuol dire che divento oggetto del desiderio, e così il mio rapporto di lavoro migliora".
La parola ai diretti interessati: i giovani
La descrizione sintetica del lavoro, la molla che scatta alla base delle scelte, ma anche i desideri e i sogni. Questi i punti cardine delle interviste che hanno caratterizzato la parte finale dell'incontro e che ha visto finire al centro quattro ragazzi. Camilla Rasia, 25 anni di Castione Andevenno, lavora come responsabile comunicazione di Schena Assicurazioni generali.
"Mi auspico che il confronto coi senior non venga mai a mancare, specie nell'ottica di individuare soluzioni comuni ai problemi".
Così Giorgia Valenti, 27 anni, di Autotorino:
"dopo avere svolto il lavoro di consulente nella Bassa Valle, ora mi occupo delle risorse umane nel ramo amministrativo. Ho realizzato quanto sia importante che ciò che produciamo ci faccia sentire gratificati".
Alessandro Gadola, ingegnere 23enne di Morbegno, nel proprio futuro spera di coniugare la "passione per la montagna con le conoscenze acquisite nel corso del percorso di studi" ormai alle battute finali.
Philipp Lynov, 25 anni di Mosca. E’ un giovane pianista che ha vinto, tra gli altri, il concorso internazionale di pianoforte Takamatsu, evento organizzato con la collaborazione dell’Orchestra Vivaldi. Ha incantato il pubblico presente in sala con le sue note magiche e non intende fermarsi: "Voglio migliorarmi e continuare a proporre musica".