Gioco d’azzardo patologico, i numeri parlano di una vera e propria dipendenza
In un convegno promosso dall'Ats della Montagna è stato fatto il punto.
Si scrive GAP si legge Gioco d’Azzardo Patologico. A questo delicato tema è stato dedicato, mercoledì 9 novembre, un convegno organizzato e promosso da ATS della Montagna presso la sede di Confindustria Lecco e Sondrio.
Gioco d’azzardo patologico, i numeri parlano di una vera e propria dipendenza
Un incontro partecipato e aperto a tutti gli interessati – cittadini, amministratori, parrocchie, terzo settore, ASST, associazioni e scuole – al centro del quale c’era per l’appunto il gioco d’azzardo patologico e i rischi di salute legati a quella che, a tutti gli effetti, è una nuova e sempre più diffusa dipendenza. I numeri presentati fanno riflettere. Basti pensare al rapporto che vi è fra il numero degli abitanti ed il numero dei locali, oltre 600 sul territorio ed il dato è verosimilmente sottostimato, dove è possibile giocare. Ebbene nel territorio di competenza dell’ATS della Montagna questo rapporto è di 1 esercizio ogni 500 abitanti.
Non solo, è stata rilevata anche la spesa media annua pro capite per questa nuova dipendenza. In provincia di Sondrio si stima una spesa di circa 1600 euro/anno, con una punta di 2300 euro nell’ambito di Morbegno, in Alto Lario si arriva a 2000 euro/anno mentre in Valcamonica il dato si attesta intorno ai 2500 euro/anno. Cifre in generale ben più alte della media nazionale che si attesta sui 1300 euro/anno pro capite.
I giocatori più assidui hanno un’età compresa fra i 25 e i 35 anni così come molto numerosi sono i giocatori over 60.
Un fenomeno che preoccupa
Un fenomeno preoccupante e già da diversi anni all’attenzione di ATS che, su indicazione regionale, ha costituito a partire dal 2018 una vera e propria rete territoriale che vede impegnati diversi portatori di interesse (enti locali, forze dell’ordine, scuole e servizio sanitario) per l’attuazione di azioni volte a conoscere e mappare l’entità del fenomeno e la percezione del rischio da parte della popolazione.
Obiettivo, per il quale sono stati investiti in questi anni consistenti risorse, mettere in campo una serie di azioni per la prevenzione del gioco d’azzardo patologico e sperimentare servizi innovativi di cura.
ATS sta, dunque, lavorando mettendo in atto strategie multisettoriali volte, da un lato a creare ambienti favorevoli a scelte comportamentali consapevoli e sane, dall’altro ad offrire possibilità di prevenzione e cura.
Il convegno di mercoledì
Un’occasione quella di mercoledì per fare il punto della situazione e per rafforzare tutte le azioni di comunicazione finalizzate ad informare la popolazione sui rischi legati a questa dipendenza.
Su questo specifico tema molto interessante è stato l’intervento di Corrado Celata, Dirigente Struttura Stili di vita per la Prevenzione, Promozione della Salute, Screening – U.O. Prevenzione – Direzione Generale Welfare, mentre Stefania Bellesi, Responsabile Promozione della Salute e degli stili di vita – ATS della Montagna ha presentato il Piano Locale GAP dell’ATS della Montagna.
Ennio Ripamonti e Teresa Soldini, della società Metodi di Milano hanno invece presentato i risultati di una ricerca azione finalizzata a indagare il rapporto tra la popolazione ed il gioco d’ azzardo in termini di atteggiamenti, propensione e conoscenza delle dinamiche del gioco on line, sempre più pervasivo, nel territorio dell’ATS.
A fare gli onori di casa il Direttore Sanitario di ATS, Maria Elena Pirola, mentre il Direttore Sociosanitario, Franco Milani ha moderato e concluso i lavori.