La bolletta dell’acqua crescerà subito dell’8,3%
Il presidente di Secam spiega che sono necessari gli adeguamenti delle tariffe per coprire i costi. Dal prossimo anno ci sarà un ulteriore incremento del 16,6%
Il via libera agli adeguamenti delle tariffe del servizio idrico è arrivato giovedì 6 ottobre. E anche se non si tratta di una vera e propria stangata e se le tariffe che vengono (e verranno) applicate in Valle risultano ancora più basse della media, per i cittadini si tratta di un nuovo aumento da affiancare a quelli - decisamente più significativi per non dire esorbitanti - di energia elettrica e gas.
La bolletta dell’acqua crescerà subito dell’8,3%
Da subito le tariffe applicate in Valtellina e Valchiavenna cresceranno dell’8,3%; poi dal prossimo anno ci sarà un ulteriore incremento del 16,6%. A regime, dunque, le famiglie si troveranno a pagare un quarto in più di quanto pagano ora.
Anche se è complicato fare i calcoli visto che le nuove regole varate da Arera, che prevedono anche una serie di indicazioni legate al numero di componenti del nucleo familiare e all’effettivo consumo dell’acqua, la stima è piuttosto agevole. Posto che una famiglia spenda ora 200 euro all’anno, l’aumento a regime sarà di circa 50 euro.
La nuova tariffa per il servizio idrico integrato - che comprende oltre all’uso dell’acqua potabile anche i servizi di depurazione e di fognatura - è stata fissata dall’assemblea dei sindaci dell’Ato (l’ente che stabilisce appunto le tariffe). Gli aumenti vanno calcolati sulla base di quella attualmente in vigore: 1,299 euro al metro cubo per il consumo cui si aggiunge la quota fissa di 26,4 euro all’anno. A queste cifre va quindi aggiunto l’8,3% subito e il restante 16,6% dal prossimo anno.
Perché gli aumenti?
Ma quale è la ragione degli aumenti? Al di là delle prescrizioni di Arera, la tariffa deve coprire i costi sostenuti dal gestore - nel nostro caso è Secam - per la fornitura del servizio. Costi che nel corso degli anni sono lievitati e oggi non sono più coperti da quanto la società incassa attraverso le bollette pagate da cittadini e imprese. Un deficit economico che è annualmente compreso tra i 3 e i 5 milioni di euro. E che deve - per legge - essere coperto.
Lo conferma il presidente di Secam Raffaele Pini, che spiega: «Si è concluso il percorso di adeguamento tariffario che Secam con Ato aveva cominciato nel 2020. Secondo l’analisi svolta di concerto in questi due anni, Ato aveva segnalato la necessità di coprire costi per circa 4 milioni di euro non coperti dalla tariffa. E comunque l’adeguamento nulla ha a che vedere con l’aumento dei prezzi attuali. Anzi: questo non viene considerato. Ci stiamo dunque allineando, ma restando sotto le medie nazionali. E in ogni caso, purtroppo, tale “ritocco” non è ancora soddisfacente per la copertura dell’incremento dei costi. L’iter si è concluso in un momento storico molto critico».