La mafia è anche fra noi
Al Pinchetti conferenza di Francesca Andreozzi, nipote del grande cronista Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia nel 1984.

Importante appuntamento che fa parte dei 100 passi che ci avvicinano al 21 marzo, la giornata che ricorda le vittime della mafia, giovedì mattina al Pinchetti di Tirano, in memoria di Giuseppe Fava, giornalista assassinato da Cosa Nostra. Dopo l’introduzione della preside Rossana Russo e l’esibizione del liceo musicale, ha preso la parola don Diego Fognini, presidente del presidio di Libera di Morbegno. "Oggi il giornalismo non è così pulito. Questo lavoro è importante perché dare notizie false non è bello. Libera è un insieme di associazioni in tutta Italia che hanno come principio fondamentale la legalità. Anche qui in questa valle occorre avere comunità monitoranti che osservano quello che sta succedendo. Prenderci delle responsabilità è fondamentale. Tutti dobbiamo collaborare perché le cose possano cambiare. Dobbiamo creare una cultura della legalità per non farci invadere da movimenti mafiosi che corrompono tutta la nostra società. Voi ragazzi dovete imparare a conoscere la realtà per arginare queste situazioni di illegalità. Dobbiamo essere fuoco. Continuare a bruciare. Don Luigi Ciotti che è il fondatore di Libera, dice sempre di imparare a ragionare con il noi. Noi vogliamo cambiare qualcosa. L’informazione è il pilastro della nostra società. Con lei e la conoscenza rinnoveremo. La mafia oggi non uccide ma corrompe. Anche da noi. Non lasciamoglielo fare".
Francesca Andreozzi
La nipote del grande cronista Fava, ucciso dalla mafia nel 1984, Francesca Andreozzi, presidente della Fondazione Giuseppe Fava di Catania, è stata categorica: "Entrare in una scuola mi emoziona sempre. I famigliari di vittime di mafia sono spesso impegnati in prima linea nella ricerca della verità. Io sento di aver raccolto l’eredità di mia madre che dall’84 cominciò a entrare nelle scuole per far conoscere suo padre. Mentre ero in treno per arrivare qui sono saliti dei ragazzi e li ho sentiti chiacchierare. Mentre li ascoltavo ridere e scherzare per niente, mi sono chiesta se c’era qualcuno di voi fra loro. Perchè a oltre 40 anni dall’uccisione di mio nonno parliamo ancora di lui? La mia presenza può aiutare a trovare delle risposte. Io allora ero una bambina e grazie ai miei parenti ancora vivi ho capito cosa fosse successo. Il nonno veniva descritto come un uomo che lottava contro la mafia. Oggi la mafia va cercata dove ci sono soldi e potere con la sopraffazione e con la violenza. È questo che mio nonno denunciava nei suoi articoli. È stato un intellettuale poliedrico che con la sua produzione può aiutarci ad avere una lettura nuova della realtà".
Eredità
Non solo. "Questa eredità non è privata. Mia madre diceva che se una persona viene uccisa è un lutto della comunità. Tanti sono rimasti orfani e la sua eredità deve essere condivisibile. Noi possiamo farlo oggi grazie alla Fondazione. Lui denunciò la connessione fra mafia, potere politico e imprenditoriale. Siamo tutti potenzialmente corruttibili. Lui ha sofferto ancora prima di essere ucciso per aver denunciato queste connessioni e ne pagò le spese. Ebbe una importante proposta di corruzione e, nonostante avesse ipotecato la casa per aprire il giornale, rifiutò. Prima Fava è stato lasciato solo, e poi è stato definito eroe. Io a questo gioco non ci sto. Prima lo hanno screditato e che ora venga chiamato eroe non ce lo restituisce. A combattere la mafia non sono gli eroi, ma la gente comune che fa bene il proprio lavoro. Oggi come psicoterapeuta sono felice di lavorare con vostri coetanei che hanno problemi con la giustizia tramite la Fondazione. Io sento di battermi per la giustizia, è la giustizia sociale, quella che c’è se vale per tutti. Ognuno di voi può fare qualcosa. Io so che anche il vostro territorio è colpito dalla mafia. Se questo mio lavoro sensibilizza, allora possiamo ancora cambiare le cose. La Fondazione è nata per raccontare la storia di Giuseppe perché possa essere presa ad esempio. Rileggere i suoi scritti, rimettere in scena le sue opere. L'obiettivo è condividere la sua eredità".