Lucia Codurelli e Maria Cristina Cioccarelli, promotrici della raccolta firme perché finisse l’inquinamento del torrente Valle Aprica con la fognatura del paese, e fosse messo in funzione il collettore con Tresenda, denunciano l’archiviazione del caso da loro sollevato.
“A meno di 100 giorni dall’evento che ha catalizzato l’attenzione e le risorse economiche del Paese, con amara sorpresa abbiamo scoperto che la nostra denuncia e raccolta firme per fermare questo scempio è stata archiviata con motivazione “prescrizione” per la serie abbiamo inquinato finora possiamo andare avanti tranquillamente a farlo per sempre… Non è bastata l’eccellente ricostruzione dei fatti nel fascicolo da parte della Polizia giudiziaria e del Gruppo Carabinieri Forestale di Sondrio Nucleo di Ponte di Valtellina che hanno svolto le indagini, non sono stati minimamente considerati l’impatto ecologico sul territorio, l’inquinamento, l’appello di noi cittadini e firmatari della petizione e lo spreco di denaro pubblico a convincere la Procura a mettere fine a questo disastro ambientale e prendere provvedimenti.
Sono stati spesi per questa opera incompiuta (non succede solo al Sud Italia) totali 3 milioni di euro così finanziati: 224.354 euro da Regione Lombardia, 1.968.655 euro con mutuo a carico della Provincia di Sondrio, 807.000 euro a carico del Comune di Aprica. Leggendo il decreto di archiviazione ci si chiede: quindi risolto tutto? Andiamo avanti così? Con una fossa biologica a cielo aperto risalente agli anni ‘70 sottodimensionata che scarica libera nei fiumi? L’impegno preso e annunciato dal Comune di Aprica nel luglio 2024 di concludere l’opera a brevissimo… ma ad oggi non c’è traccia di lavori cosa significa? Va bene così?”.
Contraddizioni
Non solo. “Incomprensibile il tutto… nel mondo “alla rovescia” le contraddizioni che leggiamo in questa archiviazione sono enormi, ancor più alla luce dello sperpero di danaro pubblico e reati ambientali è inaccettabile che non venga risolto un problema di primaria importanza, che viola apertamente le leggi vigenti e mette a repentaglio la salute e il futuro dei cittadini. Ancora più incomprensibile che il Comune di Teglio accetti tutto questo”. Codurelli e Cioccarelli riportano nella loro nota “a titolo di cronaca”, le considerazioni della Polizia giudiziaria e di Secam “che convengono totalmente con quanto da noi denunciato”, depositate nel fascicolo in Procura.
Così la Polizia giudiziaria:
“Si ritiene necessario un approfondimento economico-finanziario da parte di organo tecnico specializzato per la verifica dei flussi economici relativi all’opera, poiché: a fronte delle ingenti somme stanziate indicate ad inizio annotazione; del tempo intercorso per la realizzazione dell’opera, inficiata nel suo compimento da ritardi correlati a dispute legali; l’opera a oggi non funzionante, priva di collaudo, interessata da criticità rilevanti ostative alla presa in carico da parte del gestore Secam che ha stimato una spesa necessaria per la messa in funzione di euro 135.000.
Il mancato funzionamento del nuovo collettore costringe il Comune di Aprica all’utilizzo del vecchio impianto di depurazione, sottodimensionato e soggetto ad una progressiva obsolescenza, conseguente periodica inefficienza del processo di rimozione degli inquinanti che porta al superamento dei limiti tabellari ex Dls 152/2006 e violazione del comma 1 dell’art. 133 stessa norma.
Tale violazione è stata ripetutamente contestata con verbali di accertamento di illecito amministrativo da parte di ARPA; l’ammontare delle sanzioni incide negativamente sul bilancio del gestore Secam, ripercuotendosi di fatto sui costi del servizio sostenuti dai contribuenti. I suddetti punti risultano meritevoli di verifiche indirizzate all’accertamento di un danno erariale”.
Secam
Così invece Secam:
“Per tutto quanto sopra esposto e a seguito delle videoispezioni eseguite su parte del tracciato ritengo che il collettore fognario non possa essere preso in carico da Secam. Le criticità rilevate sono importanti, soprattutto quelle nel tratto in discesa. Le molteplici rotture rilevate e la presenza di radici nella condotta comporteranno sicuramente criticità rilevanti nel tempo (fuoriuscita di refluo dalle rotture e future occlusioni dovute alla crescita delle radici con sversamento nei terreni e conseguente smottamento del versante), non è da sottovalutare che il tutto grava sopra la strada statale con relativi problemi del caso. Segnalo inoltre la difficoltà di accesso dei luoghi (tratto in discesa) che rende molto difficoltoso qualsiasi tipo di intervento di manutenzione”.
Insomma, l’annosa questione pare inestricabile e a fronte di questa archiviazione il collettore Aprica Tresenda pare non potrà mai veramente entrare in funzione. Un problema che si trascina dal 2004 e che mai è stato definitivamente risolto.